Il Consorzio Tindari-Nebrodi presenta MedStrategy: strategia intengrata per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali mediterranee

Il Consorzio Tindari-Nebrodi presenta MedStrategy: strategia intengrata per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali mediterranee

Giuseppe Giarrizzo

Il Consorzio Tindari-Nebrodi presenta MedStrategy: strategia intengrata per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali mediterranee

martedì 13 Dicembre 2011 - 21:53

Tra gli aderenti al progetto anche alcuni territori spagnoli, greci e maltesi.

Il progetto del consorzio Tindari – Nebrodi “Medstrategy: una strategia integrata per lo Sviluppo Sostenibile delle Aree Rurali Mediterranee ” è finalmente approdato alla fase intermedia del processo partecipato per la definizione di azioni condivise.
Martedì 13 dicembre il presidente del consorzio Franco Armando Lopes e il responsabile del progetto Carlo Simonetti hanno esposto ad amministratori ed imprenditori, riunitisi per l’occasione presso la sala conferenze del comune di Patti, le linee guida e le finalità del MedStrategy Project. Si tratta di un progetto finanziato nell’ambito del programma MED dell’UE che ha l’obiettivo di migliorare ed indirizzare la governance territoriale delle aree rurali del Mediterraneo verso la sostenibilità, attraverso un modello innovativo di pianificazione. Tre i temi su cui si è focalizzato il processo: l’integrazione delle dimensioni (economica, sociale ed ambientale) della sostenibilità nella pianificazione; lo sviluppo di strategie e azioni condivise e integrate attraverso la cooperazione tra le autorità ed il coinvolgimento delle comunità locali; l’individuazione di obiettivi ed attività comuni (conservazione del patrimonio culturale e naturale, competitività del sistema territoriale, uguaglianza sociale, pari opportunità, ecc.).
Il progetto, inaugurato nel giugno 2010 e destinato a concludersi nel maggio 2012, coinvolge anche alcune realtà locali spagnole, greche e maltesi: il territorio di Tuerel (Aragona), quello di Pembroke (Malta) e quello di Archanon – Asterousion (Creta).
Pochi, in verità, gli imprenditori presenti in sala, a dimostrazione di quanto continui ad essere difficile in Sicilia parlare di progetti di sviluppo integrato che prevedano sinergia e collaborazione tra le parti. Insomma, l’individualismo tipico delle nostre comunità rimane uno dei fattori principali che determinano la costante diserzione ad iniziative del genere. A ciò va inoltre aggiunta la naturale diffidenza che progetti del genere suscitano negli imprenditori isolani: il più delle volte si tratta infatti di semplici escamotage volti ad intercettare l’ennesimo finanziamento dell’UE senza che poi vengano davvero gettate le basi per uno sviluppo realmente sostenibile. Stesso discorso vale per gli amministratori, tradizionalmente restii ad imbarcarsi in progetti condivisi che travalichino i ristretti confini della municipalità, e non in grado, il più delle volte, di ragionare oltre i limiti temporali del loro mandato.
Ad ogni modo, per onor di cronaca, hanno risposto all’appello i sindaci di Patti, Gioiosa Marea e San Piero Patti. Il primo cittadino pattese, unico tra gli amministratori ad intervenire, ha parlato di sviluppo integrato nei termini della «vera sfida per ottenere la crescita dei nostri territori», individuando nella MedStrategy un mezzo efficace per comparare esperienze diverse accomunate dalla “mediterraneità”.
Successivamente il presidente del consorzio Lopes ha spiegato la fase del processo partecipato soffermandosi in particolare sull’esigenza di creare dei forum i cui attori principali, imprenditori e amministratori, siano i veri protagonisti dello sviluppo.
La necessità di un’azione sinergica tra pubblico e privato è stata al centro anche dell’intervento dell’architetto Simonetti. «L’obiettivo principale – ha precisato – è quello di costruire un percorso che individui lo strumento in grado di condurre pubblico e privato a valorizzare sinergicamente un territorio dal punto di vista gastronomico, ambientale e storico-culturale».
In sostanza bisognerebbe inventarsi qualcosa per cominciare ad essere attrattivi dal punto di vista turistico. In aiuto è venuto il prof. Massimo Anattasio dell’Università di Palermo, il quale ha illustrato all’esigua platea alcuni esempi virtuosi di sviluppo integrato: primo fra tutti quello della Val di Cornia nel livornese. Un territorio che in quindici anni è riuscito a completare in modo straordinario la valorizzazione delle risorse naturalistiche, ambientali e archeologiche attraverso un sistema integrato centralizzato in grado di attuare nuovi processi di governance votati all’efficienza e al risparmio. Risultato: un incremento del 16% in termini di presenze turistiche, un’evidente destagionalizzazione, la fine di un turismo esclusivamente balneare.
A rimettere tutti coi piedi terra ci ha pensato Piero Barbera del Coordinamento Piani Strategici della Regione Sicilia. In merito alla valorizzazione del territorio, in particolare sotto l’aspetto gastronomico più volte tirato in ballo dai precedenti relatori, Barbera si è chiesto cosa la realtà gastronomica ricadente all’interno del consorzio possa offrire di diverso rispetto a quella nebroidea, distante soli due passi dall’area in questione. «Quale territorio? Su quali risorse? E in quale scenario?» si è domandato Barbera. «In un territorio dei Nebrodi, con un Ente Parco e un marchio che non ha ancora raggiunto un buon livello di visibilità nazionale, quale dev’essere – ha incalzato Barbera – il posizionamento strategico dei comuni ricadenti nel consorzio Tindari – Nebrodi?». La domanda è certamente degna di riflessione. Qualcuno ha suggerito che il territorio resta comunque la naturale porta d’accesso per le Eolie, qualcun altro ha tirato in ballo la solita questione della necessità d’avere porticcioli turistici e un aeroporto che possa catapultarci direttamente i turisti in casa. Ma la realtà è un’altra, e Barbera l’ha colta di nuovo: «il turismo non si promuove con politiche di promozione turistica, per cui bisogna smetterla di continuare a pensare di poter creare prima l’organo e successivamente attivarne le funzioni». Insomma, il progetto pare buono, sulla carta. Ma bisognerebbe capire se gli attori coinvolti siano pronti a fare scelte condivise, a rinunciare a qualcosa in nome di una visione d’insieme, a voler guardare oltre l’uscio di casa, a far proprio il concetto di generosità istituzionale. In sintesi, a cambiare mentalità.

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