Sulla strada per salvare il Comune dal dissesto c’è ancora la Corte dei Conti

Per salvare il Comune dal dissesto,l’amministrazione Accorinti ha deciso di “aggrapparsi” all’ormai famigerato comma 573 della legge di stabilità. Come dimostra la nota trasmessa ai consiglieri comunali (vedi correlato), la volontà dell’esecutivo di Palazzo Zanca è ormai chiara e la strada segnata. Resta, tuttavia,qualche dubbio sulla percorribilità di questa strada,che a ben guardare sembra più una strettoia, all’interno della quale i margini di manovra appaiono piuttosto limitati.

Se da un lato il comma 573 può davvero rappresentare un appiglio giuridico importante da afferrare al volo per non sprofondare nei debiti andare in default ,dall’altro può anche rappresentare la classica zappa sui piedi, perché per ottenere il rinvio di due mesi a cui ambisce il Comune servirà anche il placet della Corte dei Conti, che troppo buona col nostro ente non è mai stata, e non a torto.

Se andiamo infatti a leggere il comma 573, scopriamo che : «Per l’esercizio 2014, gli enti locali che hanno avuto il diniego d’approvazione da parte del consiglio comunale del piano di riequilibrio finanziario … e che non abbiano dichiarato il dissesto finanziario … possono riproporre … la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale…,qualora dimostrino dinanzi alla competente sezione regionale di controllo della Corte dei conti un miglioramento della condizione di ente strutturalmente deficitario».

Anche dando per scontati due dei tre passaggi previsti, e cioè la bocciatura del Piano di riequilibrio e la non dichiarazione di dissesto (che spetta al Consiglio comunale) è il terzo passaggio che potrebbe rappresentare un vero e proprio scoglio, anche se attualmente il Comune di Messina non è più, formalmente, un ente strutturalmente deficitario , avendo rispettato 7 dei 10 parametri previsti dalla legge.

Meno facile sarà, invece, dimostrare alla magistratura contabile di aver imboccato ala strada del risanamento. Palazzo Zanca non sembra in grado di dare garanzie in tal senso, sia per l’enorme mole di debiti, che continuano a crescere e non certo a diminuire, sia per i rapporti economici poco chiari con le sue società partecipate. Il caso della delibera sul rientro dei debiti con l’Ato, rimasta nel cassetto,è l’esempio più lampante di come , anche durante questa amministrazione, non siano stati compiuti i necessari passi avanti per risanare le asfittiche casse dell’ente e rimettere il Comune sulla “retta via”. Senza parlare, poi, di Atm, con cui non è stato ancora siglato il contratto di servizio e Messinambiente, quest’ultima addirittura formalmente in liquidazione ma pienamente operativa.

L’amministrazione Accorinti si mostra a comunque ottimista e conta davvero di poter aderire al comma 573 , usufruendo di altri due mesi di tempo per la redazione del nuovo e definitivo Piano decennale di riequilibrio, da agganciare magari al Decreto legge 35, come ha spiegato qualche giorni fa il vice-sindaco Signorino.

La speranza è che i 60 giorni eventualmente a disposizione dell’amministrazione possano bastare per salvare il Comune dal dissesto e non servano soltanto a prolungare una inutile agonia.

Intanto, sempre a Palazzo Zanca, non si placano le polemiche su quel “buco” da 9 milioni di euro scovato nel bilancio di previsione 2013, ad approvazione avvenuta. Ad intervenire sulla vicenda è, con una nota durissima, il capogruppo del Pd Paolo David, che invita l’amministrazione ad inviare alla Corte dei Conti «a tutela del Consiglio comunale, sovraesposto a rischi di varia natura da questa amministrazione , tutta la documentazione….».

Dito puntato soprattutto contro il vice-sindaco:« Sconcerta la leggerezza con la quale Signorino ammette l’errore di sovrastima delle entrate, che a noi sembra un vero e proprio falso in bilancio…».

L’esponente del Pd solleva dubbi anche in merito al percorso indicato dall’amministrazione Accorinti per evitare il dissesto: «Il Consiglio comunale può davvero bocciare il vecchio piano di riequilibrio,seppur con qualche modifica?» e, ancora ,si domanda David: «Siamo sicuri di poter agganciare il Decreto- legge 35?».

L’esponente del Partito democratico conclude il suo documento ritirando la fiducia all’amministrazione Accorinti: «il rapporto di fiducia “politico”- scrive- …è irrimediabilmente compromesso; sui prossimi atti contabili, l’atteggiamento del Consiglio comunale non potrà che essere rigido nell’interesse della città». Dopo l’Udc e i Dr (vedi correlato), anche il Pd dice di voler chiudere le porte al dialogo con la Giunta. Si attende adesso la reazione dell’esecutivo di Palazzo Zanca, che sembra intenzionato nelle prossime ore a convocare una conferenza stampa per fare chiarezza sulla questione economica. (Danila La Torre)