Il caso dei contributi “a pioggia”: ecco cosa prevede il regolamento comunale. Dibattito rovente in Consiglio

Il caso dei contributi “a pioggia”: ecco cosa prevede il regolamento comunale. Dibattito rovente in Consiglio

Il caso dei contributi “a pioggia”: ecco cosa prevede il regolamento comunale. Dibattito rovente in Consiglio

lunedì 31 Gennaio 2011 - 16:15

E’ stato tirato fuori stamani nel corso della seduta in cui si è discusso della bufera Servizi sociali. E’ stato approvato nel dicembre 1995 e fissa determinati paletti. Molti dei quali disattesi. Intanto in aula i consiglieri dicono la loro. E Trischitta se la prende con la Procura

Sul caso del momento, che ha travolto Palazzo Zanca la settimana scorsa alle dimissioni dell’assessore ai Servizi sociali Pinella Aliberti, è necessario fare un passo indietro per capirne di più. Necessario e utile, perché se è vero che sono stati concessi e poi revocati contributi a pioggia ad associazioni e cooperative per circa 300 mila euro, è vero pure che esiste un regolamento comunale che riguarda proprio «la concessione di contributi o altri benefici a favore di enti o associazioni per progetti socialmente utili e rilevanti». Un regolamento approvato dal consiglio comunale il 15 dicembre 1995 e che stamattina è stato “riesumato” proprio in Consiglio, mentre si discuteva della vicenda (i dettagli in un articolo a parte). Ammesso che sia questo il regolamento a cui bisogna far riferimento (non se ne conoscono altri e questo stesso è misteriosamente sparito dal sito internet del Comune), sono evidenti alcune discrasie tra quanto previso e quanto effettivamente verificatosi non solo nei mesi scorsi, ma diremmo quasi sempre. Anche se c’è da specificare che le somme concordate prima di Natale e che hanno provocato il polverone, erano state concesse in regime di “compartecipazione”. Cambia qualcosa? Non si sa, da questo punto di vista la trasparenza è un optional.

«Le istanze per la concessione dei contributi e degli altri benefici economici – si legge all’articolo 3 del regolamento “sventolato” da qualche consigliere comunale oggi in aula – corredate della prescritta documentazione, devono essere inoltrate entro la data del 30 giugno di ogni anno antecedente a quello cui si riferisce l’iniziativa», tutte con marche da bollo. Inoltre «per le istanze accolte, con atto della Giunta Municipale, le comunicazioni relative alla concessione del contributo vengono date agli interessati entro trenta giorni dalla data di esecutività del relativo provvedimento. Entro lo stesso termine viene data comunicazione agli interessati delle istanze non accolte per motivi di merito». Niente di tutto questo è stato fatto per le determine che qualcuno ha definito “la pietra dello scandalo”, niente di tutto questo è stato fatto, con ogni probabilità, per tanti altri contributi concessi negli anni dal Comune. Motivo per cui il caso si allarga inevitabilmente, assumendo contorni di una gravità che forse solo adesso si riesce a cogliere in parte.

IL DIBATTITO IN AULA

Il regolamento per la concessione dei contributi non è stato tirato fuori a caso. Giuseppe Melazzo dell’Udc, infatti, aveva chiesto il prelievo della delibera che lui stesso, insieme a Nello Pergolizzi e Claudio Canfora di Fli e a Mimmo Guerrera dell’Udc, aveva presentato a luglio (!) col quale si chiedeva di sospendere la concessione di tutti i contributi, in attesa di una nuova regolamentazione. La proposta di Melazzo ha fornito l’assist a molti consiglieri per dire la loro su quanto accaduto la settimana scorsa. E’ stato Felice Calabrò del Pd a ricordare che un regolamento esiste già (quello del 1995, appunto) e che se finora la delibera proposta da Melazzo e soci non era stata trattata, la causa è da cercare nell’assenza del parere del dirigente. Parere giunto solo oggi, ma negativo. Motivo per cui alla delibera sono stati aggiunti degli emendamenti, che giocoforza (richiedendo anch’essi il parere del dirigente), hanno fatto slittare di qualche giorno la sua votazione (con Nicola Cucinotta che ne ha proposto un ritorno in commissione per ulteriori approfondimenti).

In sostanza secondo Melazzo, Pergolizzi, Canfora e Guerrera occorre un nuovo regolamento, atteso che «quello in vigore non ha funzionato». Ma il dibattito s’è spostato su altro, sul caso di questi giorni, sulle dimissioni dell’assessore e sul vespaio provocato. «Lo stesso controllo ci vorrebbe per i contributi dati dal sindaco e dalla presidenza del consiglio comunale», ha attaccato Ivano Cantello (Sicilia Vera), sulla stessa falsariga il capogruppo del Pdl Pippo Capurro: «Guardiamole tutte le determine dirigenziali, a questo punto. E poi: qual è il reato? Ce ne accorgiamo solo oggi che vengono concessi contributi di questo tipo?». Duro Nicola Barbalace (Pd), che insieme a Giorgio Caprì e Daniele Zuccarello ha chiesto la convocazione di un consiglio comunale straordinario dedicato al caso: «Il sindaco e il dirigente vengano in aula e chiariscano». E poi Tanino Caliò (Pid): «E’ il festival dell’ipocrisia, quanto successo non mi scandalizza, è il segno della debolezza umana che sta nelle cose». Più pragmatico Sebastiano Tamà (Mpa): «Inutile nascondersi, qui si è dimesso un assessore, non si può far finta che non sia successo niente». Ha colpito la virulenza dell’intervento di Pippo Trischitta (Fli), fatto tra l’altro nel ruolo di vicepresidente del Consiglio: «Stupisce che la Procura si muova solo adesso, e non abbia fatto lo stesso dopo le nostre denunce dei mesi scorsi. Non vorremmo che ci sia qualcuno “immune”, nessuno può fare oggi il paladino della giustizia». Dichiarazioni gravi, è evidente. Elio Sauta rilancia la «buona fede» di chi ha eventualmente “sponsorizzato” dei progetti, aggiungendo che «nulla di nuovo si è verificato rispetto a quanto è sempre successo in tutti i palazzi della politica». Sulla stessa scia Paolo Saglimbeni (Gruppo Misto): «La politica è giusto che sponsorizzi tutto. Qui si è fatto un processo alle intenzioni e non ai fatti. Dico di più: presenterò un altro progetto, in prima persona, e chiederò che venga finanziato per Pasqua». Oggi si è parlato «del nulla» ha aggiunto serafica Emilia Barrile (Pd), prima della conclusione di Capurro: «Lo sappiamo: qualcuno non è stato messo a conoscenza della possibilità di finanziare i progetti e adesso spara su tutto e su tutti». Che bellezza.

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