Il “caso Dalmazio” fa ancora discutere. Santalco: «Faccia nomi e cognomi»

Il “caso Dalmazio” fa ancora discutere. Santalco: «Faccia nomi e cognomi»

Il “caso Dalmazio” fa ancora discutere. Santalco: «Faccia nomi e cognomi»

sabato 05 Dicembre 2009 - 08:45

L’ex consigliere comunale e oggi assessore dell’Udc non ci sta: «Non può sparare nel mucchio, noi denunciammo. Lui perché interviene solo oggi?»

«Ho la sensazione, si tratta solo di sensazione, che l’Ato3 in passato si sia servita delle cooperative per fare elettorato. Non vi è dubbio comunque che tutti (funzionari comunali, assessori, consiglio comunale, commissari e sindaco) erano a conoscenza e condividevano il sistema». Le dichiarazioni “esplosive” dell’amministratore unico di Messinambiente Nino Dalmazio hanno provocato scossoni. Prima la Cgil, che ha dichiarato lo stato d’agitazione temendo che le parole su «l’insufficienza delle somme erogate dal Comune di Messina per l’igiene pubblica cittadina» e «la mancata corresponsione dei giusti corrispettivi da parte dell’Ato Me3 alla Messinambiente» possano finire per ricadere sul futuro retributivo dei lavoratori. Dunque è stata la volta di Carmelo Santalco, oggi assessore all’E-government, ieri consigliere comunale dell’Udc, tra i più accaniti nei confronti proprio di quel sistema di cooperative che ruotava e, è bene ricordarlo, ruota tutt’oggi attorno alla raccolta dei rifiuti.

«Non condivido le esternazioni di Dalmazio» dice subito Santalco, che vuole intervenire proprio sul passaggio in cui si dice che tutti erano a conoscenza e condividevano quel sistema. «Ebbene anche io, agli occhi dei cittadini, avrei dovuto fare parte di quel Consiglio Comunale che avrebbe “condiviso“ quel sistema descritto da Dalmazio. Assolutamente no! Proprio per questo motivo invito ancora Dalmazio a non volere “sparare nel mucchio” in quanto io respingo, quota parte, con forza le pesanti allusioni cui lui fa cenno e lo diffido dal fare riferimento in maniera generica al consiglio comunale. Torno a ripetere all’avv. Dalmazio di fare nomi e cognomi e torno a ricordare a Dalmazio che proprio io e il mio partito, l’Udc, fummo i primi e fra i pochi che denunciammo storture nella gestione politica e amministrativa dello smaltimento rifiuti a Messina (sia dell’ATO3 che di Messinambiente)».

«Egli fa bene – aggiunge Santalco – a ripercorrere le tappe dell’annosa e gravosa situazione finanziaria di Messinambiente e sui quali contenuti mi astengo, per ovvii motivi di opportunità, di esternare il mio pensiero; così come fa bene a lamentare le numerose difficoltà gestionali della società cui egli fa fronte giornalmente da Presidente della stessa. Ciò che non capisco è perché egli (e non solo i sindacati che egli menziona) non lamentò nulla quando l’Ato3 procedette (a mio parere con palese violazione di legge) all’assunzione di ben 26 dipendenti a chiamata diretta. Forse oggi con gli stipendi di quei 26 lavoratori (quelli sì, figli della clientela politica di chi allora amministrava la città) si sarebbe potuto pagare una parte di corrispettivo di quegli 80 dipendenti che egli, nella sua missiva, lamenta non essere mai stato versato a Messinambiente. Perché egli non denunciò allora (stante i suoi stretti rapporti di fiducia con l’Autorità Giudiziara) i fatti descritti oggi? e se egli allora non condivideva certi metodi di gestione in un periodo in cui amministrava un Sindaco che lo volle proprio presidente di Messinambiente, perché non ha provveduto allora a dimettersi ? Ricordo a Dalmazio che proprio la sua nomina allora scaturì da una parte politica che, essendo maggioranza di governo in città, lo nominò Presidente».

«I problemi non si sarebbero certamente risolti – conclude Santalco – ma, chi ha occhi per osservare e bocca per parlare deve farlo sempre e comunque. Il mio invito dunque è uno solo: la smetta Dalmazio di generalizzare, sparare nel mucchio o fare di tutta l’erba un fascio e, se ne è capace e ne ha il coraggio, faccia nomi, cognomi e descriva le circostanze di quelle che, a mio parere, sono accuse pesanti, e lo faccia almeno per rispetto di chi, come il sottoscritto, non ha avuto e non ha nulla a che vedere, né ha mai condiviso quel sistema che egli soltanto oggi denuncia».

S.C.

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