Centrodestra e centrosinistra: una campagna elettorale all'insegna dei malumori

Centrodestra e centrosinistra: una campagna elettorale all’insegna dei malumori

Redazione

Centrodestra e centrosinistra: una campagna elettorale all’insegna dei malumori

venerdì 23 Maggio 2008 - 15:33

Il caso “Lista Siracusano Presidente- la punta di un iceberg che è riemerso in tutta la sua grandezza, mentre qualcuno mugugna per la giunta Buzzanca. E tra i due litiganti il terzo, D'Amore, potrebbe godere…

Malumori urlati, altri appena sussurrati, ma comunque esistenti. Quella che ci condurrà alle amministrative del 15 e 16 giugno è una campagna elettorale nella quale i due maggiori schieramenti, il centrodestra e il centrosinistra, dovranno stare attenti più ad arginare i contrasti interni che a “parare- i colpi avversari. Guardandosi le spalle dal “fuoco amico- che nel segreto dell’urna potrebbe tranquillamente manifestarsi come l’incubo peggiore tanto di Francantonio Genovese quanto di Giuseppe Buzzanca, il voto disgiunto, che nel 2005 scelse come vittima l’allora candidato del centrodestra, Luigi Ragno.

In casa Pd le acque sono agitate più che mai, ma non ci si può stupire di quanto scatenatosi all’indomani del caso “Lista Siracusano Presidente-. Una vicenda paradossale che spaventa più per gli effetti generati che per il fatto in sé. Che rimane comunque grave, perché parliamo di candidati che hanno speso tempo, soldi e immagine per una campagna elettorale che non li vedrà protagonisti. Ma se andiamo ad analizzare, siamo sicuri che quattro liste invece di tre avrebbero cambiato di molto la situazione di Paolo Siracusano nella sua corsa a Palazzo dei Leoni, considerando invece le undici formazioni messe in campo dal rivale Nanni Ricevuto. Il problema è più nella sostanza di quella lista, nella quale consistente era la componente degli ex Ds, da qui la furiosa reazione di uno storico del partito, Nino Messina.

L’episodio non può non riportare alla mente quanto accaduto giusto qualche mese fa, con un’altra lista del presidente, quella che alle regionali avrebbe dovuto dare un contributo (?) ad Anna Finocchiaro. Una lista scarna, che raggiunse appena il 3 per cento, che non venne presentata in diverse province e che fu rifiutata seccamente da Antonio Saitta. La sconfitta alle regionali era stato un primo campanello d’allarme. In quella occasione Gioacchino Silvestro, un’altra figura storica dei Ds messinesi, aveva dichiarato: «Non si è perduto per mancanza di mobilitazione ma per l’assenza di democrazia da parte dei vertici nazionali e regionali del Pd, a partire dalla formazione delle liste; oltreché la scomparsa dei luoghi del confronto politico e dello svolgersi della vita democratica».

L’ufficio politico del Pd, riunitosi il 18 aprile scorso, aveva indicato due definite obbligate: la prima era il radicamento del Pd nel territorio, «continuando nel cammino già intrapreso della costituzione dei circoli», la seconda «il massimo impegno per le prossime amministrative, un test significativo non solo per il partito, ma anche per i suoi massimi rappresentanti». Un test messo a dura prova da quanto accaduto in questi giorni, un terremoto che ha provocato le dimissioni del coordinatore provinciale Franco Rinaldi e che non può non indurre alla riflessione il cognato e vicino “di stanza-, nonché candidato a sindaco Genovese.

Non se la passa tanto meglio il centrodestra. La ritrovata armonia sbandierata negli ultimi giorni dopo l’accordo raggiunto a Roma non può far dimenticare le parole di fuoco scambiatesi da quegli attori che oggi camminano a braccetto. Si pensi alle decise prese di distanza iniziali dei vari Roberto Corona e Nino Germanà dopo la “fuga in avanti- del duo Buzzanca-Ricevuto, alle affermazioni di Cateno De Luca proprio sui due candidati quando sembrava che l’Mpa dovesse correre da solo, alla decisa presa di posizione di Gianpiero D’Alia nei confronti di Carmelo Lo Monte. Così come stona un po’ il vedere due soli rappresentanti dell’Udc nelle giunte di Ricevuto e Buzzanca contro quattro dell’Mpa, di cui uno è proposto alla vicepresidenza della Provincia, Daniela Bruno. Le indiscrezioni dicevano che la vicesindacatura dovesse andare all’Udc (il più accreditato Carmelo Santalco, corrente Naro), ma per il momento Buzzanca non si è voluto sbilanciare non indicando nessuno. Cosa vorrà significare?

Intanto tra i due litiganti rischia di godere seriamente Fabio D’Amore, che insieme a Carmelo Briguglio ha tracciato una strada ben precisa diversi mesi fa, da quella non è mai sbandato (nonostante i tentativi di “speronamento- non siano mancati), e si è visto pure “regalare- una campagna elettorale di una settimana dagli amici dell’Mpa che nel giro di qualche giorno sono diventati avversari da battere. Per il ballottaggio, poi, c’è sempre tempo.

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