Ciccio Rizzo punta al “cambio di Palazzo-: «Rimbocchiamoci le maniche, sono ottimista»

Ciccio Rizzo punta al “cambio di Palazzo-: «Rimbocchiamoci le maniche, sono ottimista»

Redazione

Ciccio Rizzo punta al “cambio di Palazzo-: «Rimbocchiamoci le maniche, sono ottimista»

martedì 03 Giugno 2008 - 16:02

Il consigliere comunale uscente di An ci prova alla Provincia. Ammette le difficoltà della città ma dice: «Ci sono grandissimi margini di crescita». E sul Ponte non cambia idea

Anni di esperienza nei corridoi di Palazzo Zanca e nell’aula del consiglio comunale sono bastati: adesso Francesco Rizzo, da tutti chiamato Ciccio, tenta il “cambio di Palazzo-, puntando al Consiglio provinciale. Un cambio che coincide anche con i grandi mutamenti in corso nel partito di provenienza: da sempre di An, adesso Rizzo è “targato- Pdl, ma come vedremo in questa intervista, non è cambiato il suo modo di pensare. Partiamo proprio dal perché candidarsi non più al Comune puntando su Palazzo dei Leoni.

«Una sorta di sfida verso orizzonti più ampi – afferma – al fine di diventare interlocutori istituzionali, in caso di elezione, da Tusa alle Eolie, sino ai Nebrodi e la jonica. Comunque il mio impegno al Comune spero continui con l’auspicata elezione di Alberto De Luca, sempre del Circolo Quo Usque Tandem, candidato nella lista – Rialzati Messina-».

Le problematiche da affrontare da consigliere provinciale in cosa differiscono da quelle di un consigliere comunale e come pensi di dare un tuo contributo?

«La Provincia ha un ruolo molto più volto alla programmazione. Ci sono settori che mi hanno da sempre affascinato e dei quali mi sono anche occupato da presidente della VIII Commisione Consiliare, quale la pianificazione Strategica, le grandi opere ed i programmi complessi».

Molti pensano che dopo due commissariamenti consecutivi, con il Comune sull’orlo del baratro, un servizio di trasporto pubblico ai minimi storici e una raccolta rifiuti -balbettante- con punte di crisi altissimi, questa città sia all’ultima spiaggia. Sei d’accordo? E pensi che queste elezioni possano dare una svolta?

«La città ha grandissimi margini di crescita, ed una serie di potenzialità inespresse da far fruttare. Io dico sempre rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo con costanza ed ottimismo, fuori dai piagnistei. Sui rifiuti che dire, parlano i resoconti del consiglio comunale… lo si sapeva di già cosa sarebbe successo».

Pur avendo un’ideologia politica ben precisa, sei sempre stato un consigliere -sciolto-, che non si è mai creato problemi a votare, ad esempio, da solo insieme al comunista Nino Urso contro il resto dell’aula. E’ arrivato il momento di superare certi stereotipi per fare realmente e concretamente gli interessi dei messinesi?

«Con Nino abbiamo votato contro un progetto delirante quale le linee guida del Piano Industriale per il Tirone. La Soprintendenza Regionale ci ha dato ragione. In questo caso devo molto ad un giovanissimo studente di Architettura, Giorgio Marchese, che mi fece comprendere le incongruenze urbanistiche della sopraelevazione del Palazzo Degli Elefanti. E poi io e Nino Urso veniamo dal mondo dell’atletica leggera, lui un campione , io un gregario.. di strada insieme ne avevamo già fatta».

Il Ponte sullo Stretto è uno di quegli argomenti su cui non hai avuto remore anche ad andare contro la posizione del tuo stesso partito. Oggi se ne torna a parlare con insistenza, ma delle infrastrutture indispensabili affinché non risulti una cattedrale nel deserto nemmeno l’ombra. Che ne pensi?

«Quello che pensavo ieri. La città continua ad aver necessità di infrastrutture e mobilità adeguata , il resto è passatismo».

Qual è il -peccato- più grande di cui si è macchiata la classe dirigente messinese?

«Ci siamo cullati sulle glorie di un passato sfumato , senza accorgerci della crescita della provincia, di Catania , di Reggio Calabria. La messinesità è ancora vivissima. Ripeto sono ottimista».

La tua -base- è da sempre il mondo dei giovani, delle associazioni universitarie. Un segno che probabilmente bisogna chiudere con un certo passato?

«Il movimentismo sindacale è di certo la nostra origine. La nostra è una comunità circolare ove la gerarchia si fa marciando. Io stesso sono stato consigliere a scuola e di Facoltà. Idem Ferdinando Croce che brillantemente è stato anche consigliere del V quartiere. Comunque è importante che i giovani iniziando a lavorare non abbandonino la politica. Nel 2003 abbiamo sentito l’esigenza di fondare un circolo di adulti presieduto dal dottor Aldo Borgosano che annovera una serie di iscritti fra lavoratori , casalinghe studenti».

Alleanza Nazionale è stato il tuo partito per tanti anni, oggi insieme a Forza Italia sta confluendo nel Pdl. Che ne pensi di questo mutamento e, dalla parte opposta, che idea ti sei fatto del Pd?

«Sono due enormi contenitori che non sono stati ancora riempiti di contenuti. Alleanza ha una grossa opportunità . Una sfida in mare aperto da cogliere senza far rimanere il veliero in bottiglia . La vittoria del nostro- maestro- e capo componente Gianni Alemanno a Roma fa prova sino a smentita».

In conclusione, in occasione dell’anniversario della sua morte sei stato tra i promotori della fiaccolata in memoria di Matteo Bottari, uno sfregio ancora ben visibile sul volto di questa città. Cosa rappresenta quel delitto e tutto quanto ne è conseguito per te e per Messina?

«Una lama nera nel buio più pesto. Io mi stavo per laureare. Dopo un settimana partii per Roma per iniziare a frequentare la scuola politica del partito. In Italia non si parlava d’altro che del – Caso Messina-. Azione Universitaria che dirigevo con Giusi Pitrone fu durissima…».

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