Zona “verde ambientale” fino al 2000, diventa fabbricabile fino a sei piani quando il consiglio comunale adotta l’ultima variante generale al Piano regolatore
«L’osservazione in oggetto fa sorgere parecchi dubbi su tutto il Prg». Le parole sono di Filippo Tommasini, ex consigliere comunale, la data è il 2 agosto 2000, e “l’osservazione in oggetto” di cui si parla è quella avanzata da Giovanni D’Arrigo, all’epoca proprietario del terreno dove oggi sorge il palazzo da sei piani costruito dietro il liceo Archimede.
Il complesso edilizio, infatti, s’innalza su un’area che geometricamente ricorda la figura del trapezio (una delle zone colorate in “giallo” nella figura, ndr), diventata edificabile solo con l’ultima variante generale del Piano regolatore adottata dal consiglio comunale nel 2000 (e in vigore dal 2002). Prima di allora era classificata come E2, zona nella quale, citiamo le norme di attuazione del Prg, «non è ammessa alcuna alterazione delle caratteristiche naturali e ambientali, né alcuna nuova edificazione». Com’è possibile, dunque, che oggi lì sorgano quelle imponenti palazzine?
Tra le centinaia di osservazioni presentate all’ultimo Piano regolatore, il cosiddetto Piano Minutoli, bisogna andare a trovare la numero 156, presentata da tal Giovanni D’Arrigo: il quale, testualmente, «chiede che tutto il terreno di proprietà venga destinato a zona B4c». Le zone B4c, secondo le norme di attuazione, «sono localizzate prevalentemente ai margini del Piano Borzì e sono caratterizzate da edilizia recente con tipologie prevalentemente in linea a corpi isolati o continui». In sostanza, sono edificabili, con i seguenti “limiti”: 21,70 metri d’altezza, sei piani fuori terra.
L’osservazione viene ritenuta dal Consiglio regionale d’urbanistica «meritevole di accoglimento», e il 2 agosto 2000, nonostante la commissione consiliare Politiche del territorio del Comune l’avesse respinta con tre voti contrari e cinque d’astensione, il Consiglio comunale dà il definitivo via libera, 17 voti favorevoli, due contrari e nove astensioni. In occasione del dibattito svoltosi all’epoca in aula, l’unico a parlare fu Tommasini: «L’osservazione in oggetto fa sorgere parecchi dubbi su tutto il Prg, perché il cittadino ha un’area che sulla variante è classificata E2. Mi domando come sia stata attribuita questa destinazione dai redattori del piano se oggi l’ufficio dichiara che nella zona esistono alcuni fabbricati. Sarebbe stato più logico – affermava il consigliere – attribuire già allora la destinazione B4c. Se invece ricorrono i requisiti del verde ambientale, è necessario confermare la destinazione E2».
Ai dubbi di Tommasini rispose l’assessore all’Urbanistica del periodo, Gianpiero D’Alia, ribadendo in sostanza quanto affermato dagli uffici: «Dall’istruttoria risulta che l’area in oggetto è classificabile come completamento di zona omogenea e insistono su di essa alcuni fabbricati». Punto. L’area diventò dunque edificabile. Pochi anni dopo, nel dicembre 2004, D’Arrigo avrebbe venduto il terreno alla Co.Im. Italia, che oggi lavora alla realizzazione del complesso edilizio.
(foto Dino Sturiale)
