In consiglio comunale si parla di racket, ma a far rumore sono le assenze

In consiglio comunale si parla di racket, ma a far rumore sono le assenze

In consiglio comunale si parla di racket, ma a far rumore sono le assenze

lunedì 23 Novembre 2009 - 14:28

La seduta convocata dopo l’attentato all’imprenditore Alessandro Rizzo viene disertata da deputati e rappresentanti delle istituzioni. Presenti solo i sindacati e le associazioni. Blandina: «Quali condizioni crea la politica per commercianti, industriali e artigiani?»

Ferma condanna dei fenomeni del racket e dell’usura, solidarietà a tutti gli imprenditori vittime di questa piaga socio-economica, su tutti Alessandro Rizzo, protagonista suo malgrado dell’ultimo episodio increscioso. Ma a finire sul banco degli imputati nella seduta straordinaria del consiglio comunale dedicata all’argomento sono la politica e la mancanza delle istituzioni. A far più rumore, infatti, sono le assenze, un elenco lunghissimo di invitati che non hanno ritenuto opportuno, evidentemente perché altrimenti impegnati, partecipare al Consiglio di oggi: dal prefetto al procuratore capo, dal presidente del Tribunale a quello della Corte d’appello, dal procuratore generale al comandante della Guardia di Finanza, dal questore al comandante dei Carabinieri, fino all’intera deputazione nazionale e regionale. Per non parlare dei consiglieri comunali, presenti per un terzo circa rispetto al totale. Tutti accumunati da un “non pervenuto” che fa riflettere.

Così finiscono per essere sterili, parole quali “solidarietà”, “vicinanza”, “impegno”. E ha ragione il presidente di Confindustria Ivo Blandina quando, nel corso del suo duro intervento, attacca: «O mettiamo in atto azioni concrete dimostrando una discontinuità rispetto ad un passato di cui dobbiamo vergognarci, o avremo fallito ancora una volta». Il numero uno degli industriali parla di «solitudine» a proposito degli imprenditori che finiscono nella morsa dell’usura, e prende di mira la politica, che «dovrebbe stare attenta a come e dove va a prendere i voti». «Si dice spesso – continua – che in questa città non c’è imprenditoria, commercio e quant’altro. Ma quali condizioni crea, la politica, per favorire industriali, imprenditori, commercianti e artigiani? Quali disposizioni dà e cosa fa per applicarle? Spesso si assiste ad azioni buone solo per salvare la faccia». Blandina parla senza troppi fronzoli di «cattiva politica, cattiva amministrazione e cattiva burocrazia». E fa un esempio: «Nel 2001 per coprire i buchi di bilancio il Comune cosa pensò? Di pescare dalle tasche degli industriali, aumentando la Cosap». Imposta che, a Messina, costa 50 volte di più rispetto a Palermo.

Anche Pippo Scandurra, presidente della Fai (Federazione Antiracket Italiana) non è tenero nei confronti della politica. «Ci vogliono investimenti, non contributi», afferma Scandurra, che punta il dito sulle troppe assenze nella seduta di oggi. E non risparmia gli istituti di credito, le cui responsabilità spesso vengono sottovalutate, nonostante la politica spesso pensi ad «aiutare più le banche degli imprenditori». Scandurra ricorda anche l’ultima iniziativa adottata: una campagna per acquistare prodotti dagli imprenditori che hanno avuto il coraggio di dire no all’usura (a Messina hanno aderito già in 500).

Alla seduta ha partecipato anche il sindaco Giuseppe Buzzanca: «Il racket e l’usura – afferma – sono fenomeni radicati nel nostro territorio e l’Amministrazione comunale è vicina a tutti coloro che decidono di intraprendere la strada della legalità, denunciando i propri estorsori. E’ necessaria una costante attenzione verso fenomeni di questo tipo, spesso non adeguatamente combattuti; le Istituzioni devono garantire agli imprenditori sostegno morale oltre che materiale e convincerli a denunciare per ricevere l’adeguata protezione». Dal presidente del consiglio comunale, Pippo Previti, viene sottolineato «il primato negativo della Regione siciliana, seguita da Campania e Puglia, fra le regioni più colpite da questa piaga sociale». Secondo Previti il Comune dovrebbe costituirsi parte civile in tutti i processi che riguardano imprenditori ed operatori commerciali vittime del racket, dell’estorsione e dell’usura.

Nel corso dei lavori sono intervenuti diversi consiglieri e assessori, oltre al presidente della Fondazione Antiusura Pino Puglisi, padre Nino Caminiti, il presidente della Caritas diocesana, don Gaetano Tripodo, i segretari generali della Uil, Costantino Amato («sarebbe fondamentale un’educazione alla legalità a partire dalle scuole») e della Cgil, Lillo Oceano («la lotta alla illegalità è anche contrasto a quelle illegalità costituite da lavoro nero, violazione dei diritti dei lavoratori nell’impresa privata, irregolarità delle gare d’appalto, corruzione nelle pubblica amministrazione, illecita gestione degli strumenti di pianificazione urbanistica»), Michele Sorbera, direttore provinciale Confesercenti ed Aurelio Giordano, vicepresidente della Confcommercio. A fine seduta è stato concordato che, sulla base di quanto emerso dal confronto, sarà elaborato un documento del consiglio comunale. Altre parole.

(foto Dino Sturiale)

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