D'Amore e Risorgimento Messinese spengono la prima candelina. E guardano a nuove alleanze

D’Amore e Risorgimento Messinese spengono la prima candelina. E guardano a nuove alleanze

Redazione

D’Amore e Risorgimento Messinese spengono la prima candelina. E guardano a nuove alleanze

mercoledì 04 Febbraio 2009 - 09:26

Il leader: «Soddisfatti del lavoro svolto. Troppe contraddizioni hanno portato alla paralisi amministrativa della città». Sempre più vicino un fronte comune con il Pd

Compie un anno Risorgimento Messinese, il movimento nato nella -pancia- di Palazzo Zanca (era il 2 febbraio 2008 quando nel salone delle Bandiere avvenne il -parto- politico) e che pochi mesi dopo avrebbe raccolto un discreto risultato elettorale nella cosiddetta fascia del -voto d’opinione-. Un anno a conclusione del quale il leader Fabio D’Amore (nella foto) può dirsi «molto soddisfatti del lavoro svolto» e soprattutto può ritenersi pronto per spiccare il volo e stringere nuove, cruciali alleanze. Dopo quella estemporanea con l’Mpa, che sembrava dovesse durare per tutta la scorsa campagna elettorale (un feeling in realtà mai interrotto del tutto), adesso sembra il Pd il compagno d’avventure naturale per Risorgimento, con D’Amore che potrebbe improvvisamente riscoprirsi nelle vesti di erede locale di Francantonio Genovese e leader dell’opposizione a quella maggioranza della quale lui stesso faceva parte fino a un anno fa (ex presidente del consiglio comunale con la -casacca- dell’Udc). Uno scenario politico ancora in itinere ma molto ben avviato. Tanto che lo stesso D’Amore anticipa: «E’ giunto il momento di comunicare all’opinione pubblica che abbiamo trovato delle sinergie tali che ci porteranno, tra qualche giorno, ad annunciare una nuova proposta politica volta, come è nel nostro costume, alla costruzione e non alla distruzione di quel poco che di buono che ancora esiste a Messina».

«In questi 365 giorni – ha commentato D’Amore – abbiamo creato nel nostro territorio una reale alternativa al bipolarismo sfrenato e mal digerito da molti concittadini. Andando oltre le logiche numeriche elettorali, spesso basate su fenomeni clientelari o di opportunità – ha sottolineato l’ex presidente del consiglio comunale di Messina – abbiamo inteso dare voce e sostegno a quella parte di popolazione che sente il bisogno di un cambiamento e di un modo diverso di fare politica: di una politica volta a recepire i bisogni e le necessità della gente e non al tornaconto della casta che da oltre un ventennio riproduce se stessa, immobilizzando le dinamiche socio economiche del territorio».

«Senza tanti giri di parole – prosegue – l’analisi che facciamo oggi ci porta a dire che dalla cappa che avvolge la città possiamo uscire solo con un vero impegno personale abbandonando la logica dell’effimera appartenenza a gruppi e gruppetti che finiscono con il favorire un triste lavoro lobbistico e mortificano gli sforzi di coloro che sono veramente “liberi e forti” ma che gioco forza corrono il rischio di venire isolati da calcoli e strategie che nulla hanno a che vedere con il bene comune».

«In questa logica ci prefiggiamo di proporre alla città un modello politico alternativo, basato su proposte concrete ed attuabili nell’interesse dei cittadini, gli unici veri destinatari del lavoro che intendiamo svolgere e che alla fine saranno il termometro di questa “nuova azione”. Se quanto da noi indicato troverà il riscontro della gente e nonostante questo non dovesse essere recepito da chi siede nella stanza dei bottoni, dimostreremo che siamo capaci di fare opposizione ad “alzo zero”, operando in tutti i modi e su tutti i tavoli possibili, sfruttando anche le vistose crepe che si sono già aperte in questa maggioranza raccogliticcia, basata su di un cartello elettorale troppo eterogeneo che non potrà mai essere in grado di governare tranquillamente la nostra amata Messina».

Qui D’Amore si lancia in un’analisi impietosa nei confronti dell’amministrazione Buzzanca, spesso incalzata dai due consiglieri comunali di Risorgimento Messinese, Nino Carreri e Salvatore Serra (nella foto): «Sono concrete ed alla luce del sole le contraddizioni che hanno portato alla paralisi amministrativa della città ed al primo punto del lungo elenco possiamo indicare le beghe tra i componenti della giunta, ad esempio l’Udc che scredita l’operato della punta di diamante: quello Scoglio fortemente voluto dal sindaco Buzzanca proprio per la sua esperienza nei project financing e nella costituzione delle Stu che, ipotizziamo ancora, sarebbe dovuta essere la strada maestra da percorrere, sposata dalle altre forze politiche in campagna elettorale ed adesso rinnegata con conseguente cambio in corsa frutto di una evidente improvvisazione».

«Possiamo ancora dire – conclude D’Amore – dell’istituzione dei servizi sociali, prima universalmente ostracizzata ed adesso riesumata per poter spartire alcuni posti di sottogoverno e fare un po’ di clientela in barba alle necessità della città, svuotando al contempo le competenze di un assessorato. Ci riferiamo all’Atm, che si sarebbe dovuta trasformare in spa con netto e deciso taglio col passato ed invece stiamo assistendo al caos generale; per non parlare del campo dei rifiuti, ove invece di cercare nuove tecnologie per la trasformazione degli stessi, vedi dissociatori molecolari, si sta cercando di riesumare il termovalorizzatore, fortemente osteggiato da autorevoli esponenti della giunta stessa e nel frattempo si continuano a sprecare risorse enormi per il conferimento e la discarica a Mazzarrà, dando esempio di schizofrenia politica. Queste ed altre ancora, insieme alla vivibilità sempre minore della città e la diffusa sensazione di navigare senza rotta, sono le motivazioni che ci spingono a cercare di imprimere una svolta , dopo aver dato il tempo necessario per tracciare una linea di quella che per noi è la buona amministrazione ma di cui fino ad oggi non abbiamo trovato traccia».

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