Ernesto Guevara

Ernesto Guevara

Redazione

Ernesto Guevara

sabato 10 Maggio 2008 - 19:12

dal mito al marchio

Alzi la mano chi nella sua vita non si è mai ritrovato a fissare per interminabili secondi la famosa immagine del Che. Quella foto rubata è capace di incantare chiunque. Dal militante del movimento no-global che il faccione del Che lo sventola assieme alla bandiera della pace, al fascista che non riesce a trattenersi dall’inveire contro quello che dovrebbe essere solo uno dei tanti nemici rossi.

Lo sguardo intenso mostra una sicurezza di carattere in un uomo che sembra ben conoscere il fatto suo. Ma è tutta la vita del Guevara ad affascinare. Medico dei bisognosi, esploratore, fotografo, scrittore, ministro e, soprattutto, ribelle rivoluzionario. Un uomo che ha fatto della coerenza la sua arma più micidiale. Così è nato il suo mito.

Ciò nonostante tantissimi giovani si sono spesso scagliati contro di lui, per partito preso ed esclusivamente per ignoranza, la loro e quella di chi, alla stessa maniera, esaltava il guerrigliero argentino solo per contrapposizione politica. Ma, come insegna Nietzsche, la gioventù è il tempo delle grandi venerazioni e delle grandi iracondie. L’unica cosa da augurarsi è che non si arrivi, una volta razionalizzato il proprio sentire, a dubitare perfino della propria giovinezza, per semplice convenienza. Terribile svegliarsi una mattina e scoprirsi politici di carriera o, peggio ancora, camerieri della Casta.

Eppure gli insegnamenti del Che vengono traditi ogni giorno sempre di più e proprio da coloro che si dicono suoi ammiratori.

Fu l’imprenditore Giangiacomo Feltrinelli, in ottimi rapporti con Cuba, a commercializzare la famosa istantanea, regalatagli dall’autore, il fotografo Alberto Korda, e lo fece proprio all’indomani della morte del rivoluzionario argentino. Così, colui che non voleva mai apparire (non amava infatti essere fotografato) è oggi su tutto ciò che si può vendere: dalle magliette agli accendini tascabili.

La sua immagine è stata sfruttata come peggio non si poteva ed è diventata uno dei tanti simboli di quel consumismo, che Ernesto ha sempre disprezzato e combattuto.

E se ieri lo stesso Alberto Korda intentava causa contro chi osava sfruttare l’immagine del Che per pubblicizzare una marca di vodka e, vintala, destinava il risarcimento ottenuto all’acquisto di medicinali per i bambini cubani; oggi, invece, non c’è più nessuno che cerca di impedire lo scempio; così la foto del guerrigliero amico di Castro la ritroviamo perfino sulle mutande delle modelle.

Ma il tradimento più brutto è quello posto in essere da coloro che continuamente strumentalizzano la figura del Che, utilizzandola per scopi di partito e appannandone la memoria. Sono quelli che parlano di un Guevara pacifista o reazionario.

Oggi, infatti, certamente il Che non manifesterebbe in piazza ma, da combattente e guerrigliero, senza esitare nemmeno un istante, andrebbe a lottare sui campi di battaglia per la libertà dei popoli oppressi dalla guerre imperialiste, indipendentemente dalla bandiera dello Stato aggressore.

Già lo fece quando, nominato ministro a Cuba, nel breve giro di qualche anno dimise i panni del politico per tornare a fare ciò che meglio gli riusciva: la rivoluzione.

Fu così che trovò la morte, anche allora tradito, addirittura in quel caso dai suoi stessi compagni d’armi.

Non è mai esistito un Che Guevara reazionario, come alcuni vorrebbero farci credere. “Trasporre i valori della guerriglia nella vita di tutti i giorni-, è questo il suo insegnamento.

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