L'Europa scommette tutto sul mercato, anche i farmaci

L’Europa scommette tutto sul mercato, anche i farmaci

Redazione

L’Europa scommette tutto sul mercato, anche i farmaci

martedì 10 Luglio 2007 - 13:15

Farmacisti e parafarmacisti come i due litiganti del proverbio. Le rivendicazioni dei farmacisti non proprietari e le resistenze di quelli che possiedono la licenza rischiano di trascurare la rivoluzione che viene da Bruxelles. Come ci ha spiegato il presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Messina Nino Abate: «Quello delle parafarmacie è un falso problema. Da dicembre la Commissione europea con ogni probabilità introdurrà delle norme che stravolgeranno il sistema delle farmacie come lo conosciamo, e saranno coinvolti tutti». Abate fa riferimento alle linee politiche che la Commissione sta seguendo nel campo della concorrenza in ogni settore. Nell’ambito dell’ordinamento farmaceutico la Commissione sta spingendo tutti gli Stati membri verso l’eliminazione delle restrizioni che regolano i sistemi nazionali, promuovendo dall’altra parte un’apertura totale alla logica del mercato. In particolare ciò significherebbe in Italia l’abolizione della coincidenza tra proprietà e titolarità della farmacia, nonché del limite di proprietà di una sola farmacia per farmacista. E inoltre il superamento dei criteri geografici e demografici per la limitazione del numero di farmacie. Insomma le farmacie potrebbero diventare dei negozi di proprietà di imprenditori, mettendo in secondo piano la missione sanitaria che svolgono e, come ci ha detto lo stesso Abate: «la vendita di farmaci rientrerebbe a pieno titolo nella logica del consumo, del business, al pari di petrolio e armi. Si prospettano scenari come quello inglese, dove la liberalizzazione è già operante. A Londra di notte c’è una sola farmacia aperta, perché è chiaramente antieconomico aprire di notte. E il mercato è appannaggio di un pugno di aziende gigantesche, che lavorano come la grande distribuzione alimentare, puntano a vendere il più possibile. Una di queste, tra l’altro, è appena stata acquistata da un imprenditore italiano, Stefano Pessina». Così un ingegnere come Pessina si trova adesso in possesso di 3800 farmacie. «Eppure – ha continuato Abate – la spesa farmaceutica in Italia attualmente non è alta, è intorno al 10-12 % della spesa sanitaria, e soprattutto è controllabile, al contrario di quanto avviene per gli ospedali. E tutto il sistema non funziona male, i turni garantiscono la continuità del servizio, e poi tra i farmacisti non c’è disoccupazione, neanche al sud. Ci sono anche ampi margini di aumento del numero di farmacie: basterebbe diminuire il numero minimo di abitanti per farmacia da 5000 (per i paesi) e 4000 (nei centri urbani) a 3500 per tutti e si creerebbe la disponibilità di centinaia di nuove licenze. Oltre ai concorsi che stanno per essere inseriti in Finanziaria, e consentiranno l’apertura di 600 nuove farmacie in tutta Italia, molte delle quali già esistenti ma ancora prive di autorizzazione a causa della burocrazia».

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