L'intervento - Il voto utile al Senato e il paradosso del porcellum

L’intervento – Il voto utile al Senato e il paradosso del porcellum

Redazione

L’intervento – Il voto utile al Senato e il paradosso del porcellum

giovedì 20 Marzo 2008 - 06:26

Io penso che, per puro amore della verità, si debba smascherare la truffa che diversi organi di informazione ed esponenti politici stanno perpetrando ai danni dei cittadini italiani: il cosiddetto voto utile.

Si dice, con grande superficialità, che i voti sarebbero più utili se andassero ai due più grossi schieramenti (Pd e Pdl), visto che sono i soli in grado di vincere le elezioni. C’è anche chi sostiene che, per impedire il ritorno di Berlusconi e dei suoi sottoposti, l’unico voto sensato sia per Veltroni ed il Pd. Senza fare alcuna considerazione politica e, soprattutto, assolutamente nessuna propaganda politico-elettorale per La Sinistra/L’Arcobaleno, io sento il dovere di restaurare la verità aritmetica, celata da chi sfrutta disonestamente e strumentalmente la poca conoscenza della famigerata legge elettorale, il tristemente famoso porcellum di Calderoli.

Le elezioni al Senato prevedono un premio di maggioranza su base regionale per la coalizione maggioritaria, fino al 55% dei seggi assegnabili nel collegio, ed un colossale sbarramento per le coalizioni pari all’8% (sempre su base regionale). In regioni a maggioranza di centrodestra – come la Sicilia o la Lombardia – pur con il 40% o poco più dei consensi il Pdl conquisterà il 55% dei seggi senatoriali, mentre i rimanenti seggi verranno ripartiti proporzionalmente ai consensi ottenuti dagli altri schieramenti che supereranno lo sbarramento. Ciò potrebbe produrre – quasi certamente lo farà – dei seggi non assegnati che saranno ripartiti proporzionalmente fra tutti gli schieramenti che avranno superato lo sbarramento.

Esempio: in Sicilia gli schieramenti in predicato di superare l’8%, sulla base degli ultimi sondaggi sono il Pdl (accreditato del 43%), il Pd (28%), l’Udc (11)% e la Sinistra/Arcobaleno (7%). Se i sondaggi si rivelassero veri – il che non è garantito ma è ragionevole, date le grosse differenze di consensi virtuali – i 26 seggi siciliani sarebbero ripartiti così: Pdl 14 (55%=14,3 arrotondato per difetto), Pd 7 (per l’esattezza 7,28), e Udc 3 (2,86), per un totale di 24. I rimanenti 2 seggi potrebbero andare alla Sinistra/Arcobaleno se riuscisse a guadagnare quell’1% che gli manca (8%=2,08 seggi), altrimenti andrebbero ri-suddivisi fra i partiti maggiori. Nella fattispecie almeno uno andrà al Pdl e, dipendendo dai voti reali e dai resti, forse anche il secondo. Un analogo risultato si può determinare in Lombardia, in Veneto e in tutte quelle regioni dove il Pdl è in vantaggio e gli schieramenti minori sono sotto la soglia di sbarramento.

Questa breve analisi aritmetica dimostra che chi sostiene che il voto al Pd (al Senato) sia più utile – ai fini di impedire il ritorno della destra al governo – del voto per Sinistra/Arcobaleno in Sicilia o si sbaglia o mente sapendo di mentire, perché il Pdl potrebbe guadagnere comunque senatori se la Sinistra/Arcobaleno non superasse la soglia. Aggiungo che Berlusconi conosce molto bene questa analisi, tant’è vero che invita tutti gli elettori a votare per il Pdl o (se proprio non possono farne a meno) per il Pd. Ben sapendo che i voti per il Pd, in molti collegi, gli potranno fare avere una maggioranza più ampia al Senato, quale paradosso del porcellum.

Nell’aula magna della Scuola Normale di Pisa c’è scritto un motto contadino toscano che recita: Chi sa, sa. Chi non sa, a su’ danno.

Beniamino Ginatempo

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