La maggioranza cade in aula, il Consiglio chiede le dimissioni di Scoglio

La maggioranza cade in aula, il Consiglio chiede le dimissioni di Scoglio

Redazione

La maggioranza cade in aula, il Consiglio chiede le dimissioni di Scoglio

lunedì 26 Gennaio 2009 - 14:12

L’emendamento Gennaro che invita il sindaco a revocare le deleghe approvato con i voti del centrosinistra e dei consiglieri Pergolizzi, Melazzo, Canfora e Trischitta. L’Udc di D’Alia e l'Mpa lasciano l’aula

«Nelle more della definizione della vicenda giudiziaria ad esclusiva tutela dell’istituzione Comune, si chiede al sindaco di revocare le deleghe assegnate all’assessore Gianfranco Scoglio». Più che un verdetto questa è una bomba che il consiglio comunale sgancia sul sindaco Giuseppe Buzzanca e, naturalmente, sull’assessore ai Lavori pubblici Scoglio. E’ il testo dell’emendamento presentato da Gaetano Gennaro (che impegna anche «l’amministrazione ad emanare un “codice etico” da applicare a tutti i soggetti eletti, delegati e nominati») all’ordine del giorno firmato qualche mese fa dai consiglieri del centrosinistra Nicola Barbalace, Felice Calabrò e Giorgio Caprì, e che oggi è stato approvato grazie al sostegno di tre esponenti del centrodestra, Giuseppe Melazzo e i “brigugliani” Nello Pergolizzi e Claudio Canfora, e dell’unico consigliere del Gruppo Misto, l’ex Pdl Pippo Trischitta. A questi vanno aggiunti altri due fattori: l’astensione di Ivano Cantello (Autonomisti Mpa) e la fuoriuscita dall’aula della componente D’Alia dell’Udc, annunciata dal capogruppo Bruno Cilento, e a sorpresa anche della componente lomontiana dell’Mpa.

Così i numeri hanno impietosamente condannata l’ormai solo presunta maggioranza: diciassette i voti favorevoli all’emendamento, dieci i contrari e due gli astenuti (stessi numeri, più o meno, per l’ordine del giorno). Le considerazioni di natura squisitamente politica che si possono trarre dalla seduta di oggi sono due: la prima è che il consiglio comunale ha informato in maniera ufficiale che la presenza di Scoglio in giunta non è gradita; la seconda è che il centrodestra non riesce a mantenere i numeri in grado di sostenere quella che dovrebbe essere la maggioranza d’aula. «La sconfitta di oggi – dirà poi a fine consiglio il capogruppo di Forza Azzurri Peppe Chiarella – è da addebitare più agli assenti che ai presenti che hanno votato in un certo modo».

Anche il secondo round del dibattito sul caso Scoglio è stato caratterizzato da polemiche e toni accesi. In apertura di seduta il centrodestra si era presentato in aula con un altro emendamento con il quale si impegnava il sindaco «a valutare gli eventuali profili di incompatibilità dell’assessore Scoglio o di altro assessore e superarli». Qualcosa di più morbido rispetto alla proposta Gennaro, che non ha trovato l’unanimità nella conferenza dei capigruppo di maggioranza (sotto accusa Cantello, che ha ritirato la firma da quello che ha definito «un documento preconfezionato»).

Da sottolineare alcune affermazioni rese oggi in aula. Come quella di Pippo Capurro, capogruppo del Pdl, il quale ha ribadito che «il sindaco oggi doveva essere presente in aula per scrivere la parola fine su questa vicenda». O come quella di Melazzo, che ha invitato il presidente del consiglio a «tutelare la dignità di quest’aula e a pretendere la presenza del sindaco», arrivando anche a proporre di «sospendere i lavori fino a quando non potrà intervenire il primo cittadino» (proposta poi ritirata prima del voto sull’emendamento). Secondo Melazzo «non venire in aula è stato un errore politico» del sindaco. Rilevante anche l’intervento di Calabrò del centrosinistra: «Qui si sta parlando di un assessore che, secondo quanto dice il Gip, ha rappresentato gli interessi di una lobby in contrasto con gli interessi del Comune. Se questo non è un problema di cui discutere, non vedo di cosa dovemmo farlo. O l’amministrazione ha scaricato Scoglio, o il sindaco non ha rispetto dell’aula».

«Se il sindaco non vuole interloquire con l’aula – rincara la dose Gennaro – è un problema sia politico che istituzionale». Poi la considerazione di cui sopra, affidata alle parole di Barbalace: «Questo sindaco non ha più una maggioranza». Con Tanino Caliò dell’Udc (corrente Naro) che ammette: «La maggioranza esiste sulla carta, nella pratica non lo so. Avverto disagio nel vedere i banchi dell’amministrazione vuoti, ma manteniamo gli impegni presi».

Non poteva mancare, prima del voto, l’affondo del “nemico giurato” di Scoglio, Trischitta: «Scoglio non avrebbe dovuto mettere in difficoltà il sindaco, si sarebbe dovuto dimettere, insieme alla moglie, da consulente del gruppo Franza. Al suo posto sarei stato qui a difendermi, non avrei chiesto a nessuno di farlo al mio posto, se non viene è perché sa che abbiamo ragione. E’ un’offesa a questo consiglio». E il consiglio ha risposto con un atto che, chiariamolo, esprime un indirizzo sul quale solo il sindaco avrà il potere di fare le sue valutazioni.

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