Seduta straordinaria a Palazzo Zanca del consiglio regionale dell’Anci Sicilia, dedicata in gran parte al rischio idrogeologico e alle difficoltà finanziarie dei comuni. Buzzanca: «Necessario un tavolo regionale istituzionale»
Il dissesto idrogeologico della Sicilia, ma anche il momento di grande difficoltà economica che attraversano gran parte dei comuni della regione, in vista dell’approvazione dei vari bilanci, con l’incognita del rispetto del patto di stabilità. Queste le tematiche affrontate questa mattina nel corso della seduta straordinaria dell’Anci Sicilia (Associazione nazionale comuni italiani), tenutasi nell’aula consiliare di Palazzo Zanca, sede scelta proprio in quanto rappresentativa del macro problema del dissesto idrogeologico. Il disagio che vivono i comuni del messinese e siciliani in genere è stato manifestato dal presidente dell’Anci Sicilia, il sindaco di Siracusa Roberto Visentin, il quale ha lamentato che «il Governo regionale, cui abbiamo chiesto più volte di farsi portavoce presso il Governo nazionale per rivendicare i nostri diritti e per aiutare i comuni, tutti, a non cadere nel baratro, è andato avanti da solo. Lasciandoci soli. L’unico momento di incontro e di dialogo, è stato con l’assessore regionale all’energia, Pier Carmelo Russo, prima dell’approvazione del ddl sugli Ato rifiuti. L’Anci Sicilia ha chiesto più volte risposte concrete, mai arrivate, sul patto di stabilità, Ato rifiuti, precari, rischio idrogeologico, bilanci comunali, trasferimenti regionali».
Tutte osservazioni che l’Anci, insieme all’Urps (Unione regionale province siciliane), ha fatto pervenire al presidente della Regione Raffaele Lombardo attraverso un documento concentrato su cinque punti fondamentali: patto di stabilità, dissesto idrogeologico, rifiuti, fondi comunitari 2007-2013 e trasferimenti regionali agli enti locali. «Cinque punti nodali – ha sottolineato Visentin – che rischiano di mettere in ginocchio molti comuni dell’Isola». Si chiede, in particolare, di intervenire a livello nazionale per modificare le regole del patto di stabilità interno e, considerando anche i ritardi legati all’approvazione del bilancio regionale, di spostare il termine per l’approvazione dei bilanci degli enti locali dal 30 aprile al 31 maggio. Sul patto di stabilità in particolare è stata sottolineata la necessità di “sterilizzare” le somme impiegate per la stabilizzazione dei precari. In pratica, i fondi non dovrebbero rientrare tra quelli destinati alle spese del personale, ma tra quelli che riguardano il settore assistenziale. In alternativa, è stato chiesto alla Regione di farsi carico, in misura maggiore, delle spese legate al processo di stabilizzazione del personale precario e di destinare queste unità in uffici che si occupano di erogazione di servizi pubblici nel territorio. Oltre a chiedere l’individuazione di una sede istituzionale per definire un accordo specifico tra Regione ed Enti locali per l’applicazione del patto di stabilità, Anci Urps, evidenziano la situazione dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, realtà in cui rispettare le rigidità del patto diventa un’impresa impossibile. Esistono, infatti, alcune incongruenze legislative che, negli enti commissariati per mafia, stanno creando una situazione insostenibile: al termine della gestione commissariale, infatti, gli organi neo eletti si ritrovano in bilancio finanziamenti straordinari, assegnati dallo Stato e spesso non interamente utilizzati dall’amministrazione straordinaria, che contribuiscono a far sforare il patto di stabilità. Anche per queste somme si è chiesta una sorta di sterilizzazione affinché non vengano conteggiate ai fini del patto.
Per i comuni del messinese, ma anche per alcuni paesi delle province di Trapani, Palermo ed Agrigento, devastati dalle recenti calamità naturali, Anci e Urps hanno sollecitato non solo una deroga al patto di stabilità ma anche lo stanziamento delle risorse finanziarie promesse. Per ciò che riguarda gli Ato rifiuti, è stato chiesto che i costi di gestione non siano completamente a carico degli enti locali. Se ciò avvenisse, infatti, molti comuni rischierebbero il dissesto finanziario e si troverebbero nelle condizioni di non poter assicurare ai cittadini dei servizi essenziali. Infine, per i trasferimenti regionali, l’Anci Sicilia segnala i troppi ritardi nell’erogazione delle somme e, soprattutto, i tagli eccessivi. «La “non risposta” del Governo regionale, di fatto – ha lamentato l’Anci – delegittima, le nostre funzioni, ci costringe a fare i salti mortali per approvare i bilanci, ci fa fare i conti con lo spettro del dissesto finanziario che rischia di mettere in ginocchio tutta la Regione. Ma c’è di più: in questi giorni stiamo assistendo al balletto sulla Finanziaria, una sorta di repulisti cieco che mette in discussione anche i posti di lavoro dei precari. Stiamo parlando non di poche unità, ma di ben ottomila precari a cui la Regione nega, dopo anni di lavoro, la stabilizzazione. Manca, ovviamente, la copertura finanziaria; ma gli assessorati dell’Isola spendono più del doppio rispetto a quelli della Regione Lombardia: ciò significa che dividendo il totale della spesa degli assessorati per il numero degli abitanti, risulta che in Sicilia la spesa complessiva per il funzionamento degli uffici regionali ha un peso pro capite di 5385 euro, mentre in Lombardia è meno della metà, ovvero 2414 euro. Dati che non fanno sorridere, ma pensare, che fanno riflettere amaramente sui tanti sprechi e sui molti tagli, tutti ingiustificati. E questo ci spinge a chiedere un confronto con la Regione; un dialogo diretto e definitivo che porti ad una vera concertazione, richiesta da più parti».
A fare gli onori di casa, seppur per pochi minuti, il sindaco Giuseppe Buzzanca, che è anche componente del Comitato direttivo dell’Anci Sicilia, e il presidente del consiglio comunale Pippo Previti. «I bilanci degli Enti Locali – ha evidenziato Buzzanca – sono spesso fortemente compromessi dalle spese gravanti per i servizi essenziali come i trasporti urbani, i servizi sociali, la raccolta dei rifiuti solidi urbani e quelli assistenziali. E’ necessario un tavolo regionale istituzionale, che definisca le vere emergenze della Sicilia in questo momento, quali l’approvazione del bilancio regionale e di tutti i Comuni. Sono scelte di priorità, che possano determinare la definizione di una piattaforma per rilanciare la Sicilia e la funzionalità gestionale delle città dell’Isola». La proposta di Previti, invece, si concentra proprio sugli aiuti relativi ai centri colpiti dalle varie alluvioni, a partire da quella del 1. ottobre: destinare, come fatto in parte per l’Abruzzo, il 50 per cento degli incassi di giocate del Lotto e Gratta&Vinci per cinque anni ai centri siciliani maggiormente soggetti a dissesto idrogeologico. «Messina – ha aggiunto Previti – è un caso limite, avendo circa il 70 per cento del proprio territorio a forte rischio».
