Faccia a faccia tra la Elios Petroli e la V circoscrizione durante la seduta straordinaria della commissione Urbanistica di Palazzo Zanca. Che fa slittare ancora una volta il voto sulla delibera
Da un lato un intero consiglio di circoscrizione che, sulla spinta della popolazione della zona, dice no ad un nuovo distributore di carburante a San Licandro, nell’unica zona verde salvatasi dall’invasione del cemento. Dall’altro una ditta, la Elios Petroli, che dalla sua parte ha tutte le carte in regola e le autorizzazioni necessarie per realizzarlo, quel distributore. Nel mezzo, la commissione consiliare Urbanistica di Palazzo Zanca, presieduta da Domenico Guerrera dell’Udc, che ancora non si decide a votare la delibera di presa d’atto dell’iter procedurale che dovrebbe portare all’effettiva realizzazione dell’impianto. Posizioni cristallizzate, che oggi, in occasione del confronto tra le parti avvenuto proprio in commissione, non ha portato a nessun fatto nuovo. Nemmeno all’approvazione della delibera, perché al dunque è magicamente venuto a mancare il numero legale.
La posizione del V quartiere, espressa da una memoria scritta dal presidente Alessandro Russo, oggi fuori Messina, e riportata fisicamente dal rappresentante della circoscrizione, il consigliere Raffaele Verso, è ormai chiara: si chiede lo spostamento della localizzazione del progettato dell’impianto dal luogo previsto nel “Piano di Razionalizzazione di Impianti di distribuzione”, approvato nel 2004. A questo proposito, com’è noto, il consiglio di Quartiere ha revocato all’unanimità un parere favorevole all’intervento, reso nel corso dello scorso mandato amministrativo, e approvato un nuovo parere, sempre all’unanimità, di contrarietà alla approvazione della delibera. Secondo la Circoscrizione è «illogica la opportunità urbanistica di realizzare un impianto di distribuzione di carburanti in un’area che ne vede già otto a brevissima distanza da quello previsto», considerato anche che da quando il “Piano di Razionalizzazione degli Impianti” fu elaborato ad oggi, dodici anni dopo, «non possono in alcun modo essere più ritenute “periferiche”, bensì centrali» la aree di San Licandro.
Illogico, secondo il Quartiere, anche l’aver pensato ad un’area «che è occupata da un vasto agrumeto che data ad oltre quaranta anni fa, e che costituisce l’ultimo ed unico polmone verde di un rione (San Licandro) densamente antropizzato e cementificato forsennatamente, senza la realizzazione di alcuna area a verde, di socializzazione, di ricreazione e di urbanizzazione secondaria». Tra gli aspetti che destano perplessità, la scelta «di modificare la destinazione urbanistica dell’agrumeto di San Licandro (che era originariamente, e pur nella spropositata “Variante Generale del PRG”, destinata ad “F2”, parchi urbani), quando, in tutta la collina del Rione interessato erano già presenti aree ampie e non vicine ad insediamenti abitativi, aventi destinazione d’uso a servizi ovvero a edilizia di completamento che avrebbero potuto essere sfruttate, piuttosto che variare l’unica “F2” esistente nella collina di San Licandro».
Addirittura Russo e colleghi, secondo i quali «l’abbattimento degli alberi di agrumi presenti sull’area interessata dovrebbe richiedere ulteriori pareri alla competente Sovrintendenza», definiscono “pilatesco” «il parere rilasciato dai competenti organi di sorveglianza che hanno ritenuto il torrente San Licandro non più un torrente, con il conseguente rischio idrogeologico che un intervento come quello proposto potrebbe comportare, bensì una strada semplice perché in presenza di un sistema di raccolta delle acque con tombinatura e copertura: un torrente resta sempre un torrente, e l’intervento proposto interviene esattamente sull’alveo del torrente San Licandro, sia esso coperto e tombinato o meno». Russo ricorda che a giugno s’è tenuta, nei locali della parrocchia di San Licandro, un’assemblea popolare, durane la quale «emerse chiaramente la unanime volontà, trasversale a tutti gli schieramenti di ritenere l’intervento proposto sull’agrumeto di San Licandro come illogico e non rispettoso delle ragioni del territorio e, soprattutto, delle ragioni della comunità che lo vive. Per tali considerazioni venne preso un impegno ufficiale da parte dell’Amministrazione Comunale di intervenire per porre fine alla paventata presa d’atto della delibera». Le proposte sono due, dunque: modificare la destinazione urbanistica dell’area, riportandola a F2, e individuarne un’altra, sempre a San Licandro, già destinata a servizi pubblici, da concedere alla Elios Petroli come compensazione.
Da parte sua l’avvocato della Elios, Carmelo Briguglio, è sereno: «C’è poco da dire: la ditta ha tutte le carte in regola, del resto occuperemmo 1.200 metri quadri su un’area di 40 mila. Dunque nulla vieta di realizzare lo stesso un parco urbano. Se intendono bocciare la delibera, facciano pure, non posso certo proibirlo, ma la ditta deve tutelare legittimamente i propri interessi».

Vergognosa la situazione del verde a Messina e aggravata ulteriormente dalla costruzione di un ennesimo impianto di distribuzione di carburante in una zona già piena di distributori. Perché non si può far mai valere la volontà popolare e devono vincere le logiche di un mercato saturo di cementificazione. Pensate a costruire aree verdi!