Palazzo Zanca sempre più a rischio dissesto finanziario: “vacilla” il Piano di dismissione degli immobili

Palazzo Zanca sempre più a rischio dissesto finanziario: “vacilla” il Piano di dismissione degli immobili

Palazzo Zanca sempre più a rischio dissesto finanziario: “vacilla” il Piano di dismissione degli immobili

martedì 16 Febbraio 2010 - 09:50

Annullato il bando di vendita dell’ex scuola Donato, primo effetto della sentenza della Corte Costituzionale che mette in discussione l’intero Piano di alienazione. Deserta l’asta per gli edifici di Acqualadroni, Tono e Cumia inferiore

«Se l’alienazione degli immobili non andrà a buon fine, il dissesto finanziario del Comune di Messina sarà inevitabile». Così parlava, il 15 giugno di un anno fa, il ragioniere generale di Palazzo Zanca Ferdinando Coglitore, di fronte ai consiglieri comunali della commissione Bilancio. E lo faceva per una ragione precisa: la solidità del bilancio che il Consiglio aveva appena votato si basava, e si basa tuttora, quasi esclusivamente sul piano di dismissioni. Piano di dismissioni che dal 30 dicembre scorso è stato messo seriamente in discussione e con esso, di conseguenza, l’intero bilancio. Avevano sollevato la questione i consiglieri Pergolizzi, Calabrò e Canfora, sottolineando che la sentenza n. 340 data dalla Corte costituzionale il 30 novembre, appunto, dichiarava in costituzionale parte dell’articolo 58, comma 2, della legge in base alla quale è stato impostato il Piano di dismissioni. E in particolare veniva “bocciata” la parte in cui si prevede che «la deliberazione del consiglio comunale di approvazione del piano delle alienazioni e valorizzazioni costituisce variante allo strumento urbanistico generale».

Il passaggio è più che centrale, in quanto con la delibera approvata dal consiglio comunale nel maggio scorso veniva attuata una variante urbanistica agli immobili ex Silos Granai, Magazzini Generali, ex Scuola Pietro Donato, che con quella stessa variante acquisivano un valore estremamente più alto rispetto a quello originario. Senza variante, gli immobili valgono di meno e dunque non si arriverà mai ai 14 milioni di introiti previsti per il 2009 (o tantomeno ai 50 milioni previsti fino al 2011). A riprova di tutto questo, si vedono i primi effetti. Il Comune, infatti, ha annullato il bando di vendita e dunque anche l’asta pubblica già fissata per la dismissione dell’ex scuola Pietro Donato. Questo edificio si trova in un’area che nel Piano regolatore è classificata come Sp (servizi pubblici), e secondo la sentenza della Corte costituzionale così rimarrà, in quanto è nulla la decisione del consiglio comunale di trasformare quell’area in B4c, edificabile. Il Comune ha annullato l’asta perché nel bando di vendita il palazzo era classificato B4c, e non Sp: una bella differenza, un conto è vendere un’area dove puoi costruire una palazzina, un conto è un’area dove puoi realizzare servizi pubblici. Lo stesso discorso (che è stato sottoposto dagli assessori al Bilancio Miloro e all’Urbanistica Corvaja all’attenzione del Collegio di difesa) varrà per gli ex Silos Granai e i Magazzini Generali.

Il problema non è per nulla da sottovalutare: primo perché i tre immobili di cui sopra sono tra quelli che valgono di più nell’elenco dei “gioielli di famiglia” di Palazzo Zanca; secondo perché anche gli altri immobili non si riescono a vendere. Il 29 gennaio scorso, infatti, l’asta pubblica per la vendita degli ex edifici scolastici di Acqualadroni, Tono e Cumia Inferiore è andata deserta. Insomma, saranno “gioielli” ma non interessano a nessuno. Difficile poi capire se le responsabilità del fallimento, ad oggi, del Piano siano da attribuire allo scarso appeal degli immobili o all’inefficienza della macchina burocratica che del Piano dovrebbe occuparsi. Va ricordato che insieme alla delibera relativa al Piano, il consiglio comunale approvò un emendamento presentato da Pergolizzi con il quale si chiedeva che entro 15 giorni si predisponessero maggiori risorse e soprattutto un incremento di personale per il dipartimento Patrimonio. Non solo tutto ciò non è avvenuto, ma le competenze sulle dismissioni sono state tolte all’assessore al Patrimonio Franco Mondello per essere trasferite nelle mani del sindaco Giuseppe Buzzanca. Accentrare anziché decentrare. Una scelta politica, per carità, sulla quale solo il tempo consentirà di dare valutazioni. Così come il tempo valuterà la scelta di legare un intero bilancio ad un’entrata così “fragile” come quella di un Piano di dismissioni (peccato originale che, va detto, non ha colore politico).

E a proposito di immobili, a breve riaprirà battenti Palazzo Weigert, l’immobile di via Argentieri, “vicino di casa” di Palazzo Zanca, che nei mesi scorsi era stato al centro delle attenzioni di diversi creditori, tra i quali Antonio Ruggeri, ex capo di gabinetto, presidente dell’Ato3 e responsabile della Funzione 1 dell’ufficio commissariale per l’emergenza alluvione. Ruggeri la sua ipoteca giudiziale su Palazzo Weigert l’ha ritirata, ma ne diventerà comunque un assiduo frequentatore: non appena tornerà fruibile (i lavori di ristrutturazione, dei quali peraltro responsabile unico del procedimento è lo stesso Ruggeri, stanno per ultimare) al primo piano verrà trasferito proprio l’ufficio commissariale, che fino ad oggi è stato insediato, con una sistemazione di fortuna, in una parte del salone delle Bandiere di Palazzo Zanca. Su Palazzo Weigert, peraltro, c’è un’ordinanza del sindaco Buzzanca risalente al 18 novembre 2008, con la quale si disponeva il trasferimento degli uffici dell’Albo pretorio e delle Notifiche cartelle esattoriali. Ma si parla anche dell’Urp, dello Stato civile e dell’anagrafe, con tanto di sportelli.

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