Pd-Mpa, alla Regione qualcosa scricchiola. Grioli: “Condizioni non rispettate”

Pd-Mpa, alla Regione qualcosa scricchiola. Grioli: “Condizioni non rispettate”

Pd-Mpa, alla Regione qualcosa scricchiola. Grioli: “Condizioni non rispettate”

giovedì 11 Novembre 2010 - 01:32

Il segretario cittadino a tutto campo sulle alleanze locali e nazionali. Su Lombardo: “L’accordo per l’ingresso nell’esecutivo tecnico prevedeva la rottura con Berlusconi, che con il voto della fiducia non c’è stata”. Non escluso il ritorno anticipato alle elezioni. Anche se c’è chi nel partito la pensa diversamente, come Giuseppe Picciolo

Gli scenari locali, regionali e nazionali “consegnano” all’elettorato un Pd che flirta su più fronti ma non ha ancora imboccato una strada definitiva rispetto alle alleanze da stringere. Il laboratorio di Milazzo, gli esperimenti regionali, “l’opposizione larga” a Roma lasciano ancora ombre sulle scelte di un partito che guarda a sinistra ma dialoga con centro, autonomisti e finiani. Un dato inconfutabile emerso anche in occasione dell’ultima festa provinciale tenutasi a Milazzo. Per provare a capire come “si sente” oggi il Pd di casa nostra abbiamo intervistato il segretario cittadino Giuseppe Grioli, ex Ds oggi vicinissimo a Francantonio Genovese.

In questo momento l’unica certezza sembra essere il vostro posizionamento nel centrosinistra. Ma per vincere le elezioni e convincere gli elettori probabilmente non basta. A Messina, chi pensa siano i vostri interlocutori più vicini in questo momento?

«Noi puntiamo alla costruzione di un’alleanza per la città che sia alternativa all’attuale Amministrazione Buzzanca e all’impostazione metodologica e politica improntata a favorire gli amici invece che tutelare gli interessi della collettività. Non è stata ancora sciolta la questione Ruggeri, con le nomine come Capo di Gabinetto e presidente dell’Ato (ndr. oggi commissario liquidatore) che secondo noi sono illegittime. Puntiamo ad un accordo sui programmi, ragionando su un allargamento della sinistra tradizionale. Ci sono dei settori come trasporti e rifiuti che meritano un’attenzione immediata».

Intanto però, anche voi vi ritrovate nel bel mezzo fel “grande paradosso” degli amici/nemici in contesti diversi. Può essere il governo “tecnico” regionale l’esempio di alleanza che immaginate?

«No, l’accordo alla Regione è nato nell’ambito di dinamiche interne all’Ars e non dai partiti. Si è trovato un terreno comune sulle riforme, dalle quali tra l’altro è nata la rottura nel PdL. Secondo noi alcune potevano essere condivise, anche se migliorabili come quella sulla sanità, che taglia troppo verticalmente. Oggi però Mpa ed Fli sono chiamati a sciogliere i propri nodi. L’accordo con noi a Palermo prevedeva una dimostrazione chiara di rottura di Lombardo con Berlusconi, che con il voto di fiducia sui cinque punti del programma governativo non c’è stato. Le condizioni non sono state rispettate».

Forse è allora l’Udc la forza con cui il Pd può veramente camminare a braccetto, anche se i casiniani non condividono la vicinanza con la sinistra più pura e rivendicano l’assoluto posizionamento al centro del partito. Il rapporto con in finiani invece?

«Oggi sembra che Fli stia accompagnando il governo nazionale verso la morte naturale. Ma un partito che guarda al futuro non si può soffermare solo su questo. E allora bisogna chiedersi, dopo Berlusconi, Fini guarderà mai a sinistra o starà sempre a destra? Noi dobbiamo puntare su un modello che nasca sulla base di formazioni che possono rimanere insieme per lungo tempo».

A proposito di tempo, quanto durerà ancora il Lombardo quater?

«Se continueranno le indagini dei Ros su incontri e conoscenze della famiglia Lombardo con boss o presuntali tali, il Pd dovrà suggerire al Governatore di dimettersi. Noi non siamo mai stati giustizialisti. Una cosa sono i fatti giudiziari un’altra è l’etica politica. Ma se le immagini e le intercettazioni dovessero trovare conferme allora non ci rimarrà che uscire dall’esecutivo tecnico e aprire le porte alle nuove elezioni».

Proprio sul governo regionale intanto, sembra che internamente il Pd sia tornato a spaccarsi, con una parte che sembra volere definitivamente tagliare i ponti con Lombardo e un’altra decisa a fare quadrato intorno al governatore, come ad esempio il parlamentare regionale messinese Giuseppe Picciolo.

«Credevo di essere un iscritto e rappresentante di un Partito “Democratico” e non di Partito di “Cassandre” – afferma l’ex consigliere comunale -. In queste ore infatti, vedo una “corsa autolesionista” di leader nazionali e non, che si affrettano a predire le più grandi disgrazie e sciagure sul nostro Partito, indirettamente, e sul Presidente della Regione Siciliana, in proprio. Non rinnego di una virgola il progetto democratico sottoscritto dalla quasi unanimità dell’Assemblea Regionale del Pd nello scorso Dicembre e più volte, in seguito, ribadito nelle varie Direzioni Regionali ed Assemblee dei Circoli, che sul tema si sono succedute nei mesi trascorsi. Nulla è per me, cambiato sotto l’aspetto giudiziario della vicenda, rispetto a quanto già noto, anzi è emersa chiara la posizione della Procura e del GIP di Catania che non hanno ritenuto penalmente rilevanti le risultanze dell’indagine sin ad oggi svolta. Costruire teoremi su prossime ed ulteriori riprese dell’attività investigativa con risultanze in danno del Presidente Lombardo è, oltremodo, pretestuoso. Invito pertanto il Pd – conclude Picciolo – a sottoscrivere in modo quanto più unitario, nella sua compagine Parlamentare Regionale, un documento da sottoporre alla prossima Direzione indetta per il 19 novembre, in cui si ribadisca il convinto supporto all’attività di riforma e rilancio dell’azione di Governo, facendo “quadrato” per contrastare l’imperante neo-centralismo berlusconiano che tanto sta togliendo alle regioni del sud per accattivarsi il favore della Lega-Nord, unico alleato rimasto fedele alla politica anti-meridionalista del Governo Nazionale. Di questo dovrebbero, invero, occuparsi i nostri Parlamentari Nazionali, almeno prevalentemente».

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