Pd e Pdl, continuano i fuochi incrociati a Palazzo Zanca

Pd e Pdl, continuano i fuochi incrociati a Palazzo Zanca

Redazione

Pd e Pdl, continuano i fuochi incrociati a Palazzo Zanca

lunedì 22 Dicembre 2008 - 14:28

L'area Letta: «E' ancora Greco il capogruppo. Genovese soffre il confronto e la democrazia di partito». Capurro chiede le carte sui Cda dell'Amam, di cui faceva parte Pergolizzi

Si chiama “fuoco amico-, ed è quel colpo, spesso letale, che ti giunge da colui il quale, in teoria dovrebbe essere tuo alleato e non avversario. E’ un’espressione che di solito si usa in guerra, ma che in certi casi va benissimo anche in politica. Ne abbiamo alcuni esempi anche a Palazzo Zanca, dove sia nel centrodestra che nel centrosinistra non mancano episodi di “fuoco amico- che si trascinano, per altro, da diverse settimane.

Si pensi al Pd: quattro consiglieri comunali, Cucinotta, Vaccarino, David e Isaja, hanno comunicato ufficialmente che il nuovo capogruppo in consiglio comunale è lo stesso Tani Isaja, che sostituisce così Marcello Greco. Il quale, però, in una nota diffusa stamani e cofirmata dal collega dell’area Letta del partito Paolo Saglimbeni smentisce e replica: «A tutt’oggi il capogruppo del Pd al Comune è Marcello Greco».

Che confusione! «L’atto con il quale quattro consiglieri autoconvocati del Pd sfiduciano Greco – si legge nella nota – è infatti formalmente irricevibile in quanto non allega alcun verbale attestante la riunione di tutti i componenti del gruppo e lede pertanto il diritto dei consiglieri esclusi a partecipare al processo decisionale di nomina del proprio capogruppo». Un diritto che per primo, sostengono i due, dovrebbe garantire il presidente del Consiglio comunale.

Greco e Saglimbeni definiscono «infondate e pretestuose» le ragioni della sfiducia, in quanto «si è voluto punire per un verso l’adesione di Greco all’associazione Trecentosessanta, riconducibili alle posizioni dell’on. Letta, per altro verso si è voluto colpevolizzare il capogruppo per coprire la totale assenza del partito, vero soggetto responsabile della indicazione della strategia politica da seguire».

L’affondo vero, però, deve ancora arrivare: «E’ questo l’ennesimo episodio che riafferma il modo di essere tracotante e prepotente dell’area Genovese, incompatibile con l’ipotesi di un partito aperto e democratico quale vuole essere il Pd. Attenzione, il punto non consiste nell’appartenenza del capogruppo, che la forza dei numeri non può non assegnare, ad oggi, all’area dell’ex sindaco, ma nell’insistere su un criterio irrispettoso non solo delle regole istituzionali ma anche della prassi del partito. Prassi che Genovese dimostra di non conoscere o di disprezzare e che rivela la sua sofferenza per il confronto e la democrazia di partito. Perché sollecitare la definizione di un programma per la città e scegliere il capogruppo del Pd, sempre nell’ambito dei suoi se l’attuale non è gradito, facendo riferimento a requisiti personali e di esperienza tali da consentire l’espletamento di un mandato chiaro e definito? Meglio non definire nulla per avere le mani libere di fare l’opposizione che si vuole, come a suo tempo si è amministrato il Comune senza dare conto a nessuno. Se poi peggiora visibilmente la situazione della città e il partito a Messina va incontro ad una bruciante sconfitta che importanza ha: la posizione personale del capo è comunque ben messa, gli altri si arrangino».

Parole pesanti come macigni. Meno pesanti, all’apparenza, quelle di Pippo Capurro, capogruppo del Pdl, che anzi non va al di là di una semplice richiesta d’atti «con carattere d’urgenza». Sono quelli relativi all’Amam, all’elenco degli amministratori dal 2004 a oggi, ai compensi mensili percepiti da ognuno di essi, alla «copia delle autorizzazioni rilasciate dalle amministrazioni di appartenenza» per quel che riguarda gli amministratori pubblici dipendenti, e ancora alla «trasmissione adempimenti di cui all’art. 24 della legge 412/1991 “Anagrafe delle prestazioni- alle amministrazioni di appartenenza». Perché parliamo di fuoco amico? C’entrerà forse qualcosa il fatto che uno degli ex amministratori dell’Amam sia quel Nello Pergolizzi con il quale Capurro, ultimamente, non sembra andare proprio d’amore e d’accordo?

(nelle foto di Dino Sturiale: Greco e Capurro)

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