Policlinico: l'urlo dei precari

Policlinico: l’urlo dei precari

Redazione

Policlinico: l’urlo dei precari

lunedì 09 Luglio 2007 - 17:01

«Ci hanno rubato la vita». È la voce di Marcello Utano, una carriera di 16 anni da ausiliario socio-sanitario mai stabilizzato al Policlinico. Come lui un esercito di persone che aspettano di essere messe in regola da cinque, dieci, quindici, diciotto anni. Venerdì scorso i precari erano riuniti in assemblea per discutere delle rivendicazioni da portare all’incontro che si svolgerà il 12 luglio tra Franco Di Renzo, segretario provinciale della Flc Cgil, il direttore del Policlinico Giovanni Materia e il commissario straordinario Antonio Mira. Dopo che l’incontro del 27 giugno scorso era saltato per indisposizione del commissario. Le richieste ruotano intorno alla direttiva Nicolais, sulla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione. «Il direttore e il commissario sono favorevoli alle nostre richieste – ci ha riferito Di Renzo – ma aspettano le indicazioni dell’assessore Lagalla», e ha continuato: «Solo al Policlinico i precari sono circa 400: 180 portantini, circa 100 medici e circa 100 tra infermieri e tecnici». Ma da Giovanni Suraci, un altro ausiliario con 13 anni di anzianità, abbiamo appreso che alle dipendenze dell’Asl 5 sono circa 700, dislocati in diverse strutture della provincia. E molti ambiscono ad un posto al Policlinico, con il risultato di tenere accesa una lotta infinita tra poveri. Che si combatte a suon di titoli di preferenza, diritti acquisiti, anni di anzianità e incarichi. «Io ho cominciato nel 1994 – ci ha raccontato Suraci, – prima per 3 mesi, poi 4, poi 6, poi un anno. Fino ad oggi. Ogni anno si rifanno le graduatorie per stabilire chi ha diritto a che tipo di contratto. Ma è una confusione, di volta in volta cambiano i criteri e le posizioni vengono stravolte. L’anno precedente il coniuge e i figli a carico danno punteggio, l’anno dopo no. Tra l’altro alcuni criteri creano delle discriminazioni, come quello che dà un certo punteggio a chi ha svolto il servizio militare. Questo fa sì che alcune donne con tanti anni di anzianità vengano superate in graduatoria da uomini con meno anni ma che hanno fatto il militare». «Per non parlare di quelle persone che sono sulla soglia dei 60 anni, – ha aggiunto Utano. – Se escono oggi dalla graduatoria, non potranno più rientrarvi per raggiunti limiti di età. Magari hanno anche 15 anni di servizio, sempre rinnovato di anno in anno, e si ritrovano disoccupati e non più occupabili. Noi ci sentiamo esclusi dal mondo del lavoro. Senza certezze per il futuro. Non possiamo fare progetti per la nostra vita, non possiamo prendere un prestito, non sappiamo che fine faremo quando saremo vecchi». «E pensare – ci ha detto per concludere Pasquale Foti, anche lui ausiliario – che in molti reparti c’è carenza di personale. Ci sono reparti con 38 pazienti e solo un ausiliario e due infermieri. E persino al Pronto Soccorso ci sono solo 3 ausiliari. E’ un paradosso».

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