Quanti errori nel Piano regolatore generale. Aspettando quello nuovo

Quanti errori nel Piano regolatore generale. Aspettando quello nuovo

Quanti errori nel Piano regolatore generale. Aspettando quello nuovo

venerdì 03 Aprile 2009 - 07:20

Il consiglio è chiamato a modificare alcune previsioni del Prg “bocciate” dal Tar e dagli uffici stessi: ecco quali. In totale gli errori materiali sono 67, ma l’assessore Corvaja pensa ad un nuovo strumento urbanistico

L’assessore all’Urbanistica Giuseppe Corvaja (nella foto) è stato chiaro: Messina ha bisogno di un nuovo Piano regolatore. Perché la città è cambiata, perché si è costruito ovunque e spesso male, e perché diciamocelo, dal Prg vigente cominciano ad emergere un po’ troppi errori. Dopo la delibera relativa all’ingarbugliato caso di contrada Ortoloco e al contenzioso con Agriverde, infatti, l’assessore ne ha predisposta una nuova, all’attenzione dell’apposita commissione consiliare. Stavolta tra sentenze passate in giudicato ed errori materiali accertati, le modifiche da apportare al Prg con relativa variante sono ben quattordici. Per errore materiale si intende, in questo caso come in giurisprudenza, una evidente difformità fra ciò che viene effettivamente deciso e quanto, invece, il Comune intendeva realizzare. Come se noi, per fare un esempio banale, volendo far partire la nostra auto invece di innestare la prima mettessimo la retromarcia.

Per la verità il numero di errori materiali riscontrati nel Prg sarebbe anche maggiore, addirittura sessantasette. Inoltre delle quattordici variazioni richieste da Corvaja, sette sono dovute a sentenze passate in giudicato successive a ricorsi presentati da cittadini o ditte private. In sostanza a vere e proprie bocciature che il tribunale, fosse esso il Tar o il Cga, ha rifilato alle previsioni urbanistiche del nostro Prg. Vediamo qualche esempio. Nel primo caso siamo nel “solito” villaggio Pace, vico Bozzo per la precisione. Qui il Prg dava destinazione “A1”, cioè “zona di interesse storico, monumentale o ambientale”. Peccato che in quel punto non esista, secondo il Tar di Catania, «alcun edificio di simile natura», motivo per cui il ricorso presentato dalla ditta 2A Costruzioni viene accettato: l’area deve diventare “B4d”, dunque edificabile.

Anche nel caso sollevato dal signor Salvatore Ruggeri il Tar dà torto al Comune, che aveva previsto la destinazione “B3a”, zona edificata satura urbana, e “F1”, servizi territoriali di progetto, per un’area dove già esisteva un insediamento industriale, quello del signor Ruggeri, appunto: nuovo cambio, la zona deve diventare “D1” (produttiva e commerciale). E ancora: il signor Giovanni D’Elia possiede un’attività agricola, ma i terreni di sua proprietà vengono etichettati, dal Prg del Comune, come “C2c”, cioè zone di espansione destinate all’edilizia economica e popolare, nonostante, scrive il Tar, l’area risulti «per le sue caratteristiche, inidonea all’edificazione». Il Tribunale accoglie anche qui il ricorso e impone al Comune di trasformare la destinazione d’uso in “E1”, agricola.

Pittoresca la questione sollevata da tale Giuseppe Rotondo, il quale osserva che il Prg prevede un nuovo tracciato stradale che si sovrappone a due edifici di sua proprietà. Una previsione, scrive severamente il Tar, «assolutamente contraria al principio costituzionale del buon andamento della Pubblica Amministrazione» e che «costituisce una vera e propria assurdità, stante il fatto che la strada risulta del tutto inutile». Quasi superfluo dire che anche in questo caso il Comune sarà costretto a modificare la destinazione in “B4d”. Ci spostiamo a Ganzirri: qui i signori Mangraviti possiedono una porzione di terreno letteralmente circondata da aree edificabili. Solo la loro è prevista, dal Prg, come “Sp”, cioè “servizi pubblici di quartiere”, nonostante, affermano i ricorrenti, «per oltre vent’anni il Comune aveva dimostrato di non essere interessato ad utilizzare quell’area per servizi». Un’osservazione “cestinata” dal Cru, il Consiglio Regionale Urbanistica, «in quanto mirata al perseguimento di interessi privatistici», ma tenuta in considerazione dal Tar, che infatti premia i Mangraviti, dà torto alla Regione e impone al Comune il cambio di destinazione d’uso in “B4a”, edificabile.

Il caso di Giuseppa e Giovanni Arena ci porta sul “famigerato” Torrente Trapani (nei pressi della palazzina di “Oro Grigio”, per intenderci). Qui gli Arena possiedono un piccolo terreno che il Prg definisce “E1”, agricolo, nonostante il resto della zona sia piuttosto urbanizzata. L’architetto inviato dal Tar verifica effettivamente che nessuna delle aree a nord e a sud del Torrente Trapani sia utilizzata, né oggi né in passato, a fini agricoli, e che «risultano realizzati insediamenti residenziali di notevole cubatura», e in generale «ai terreni del comprensorio è stata data generalmente diversa destinazione urbanistica rispetto a quella precedentemente agricola, mentre al solo terreno dei ricorrenti è stata conferita la destinazione contestata». L’eccezione che conferma quella che, per quanto discutibile, si è rivelata una regola sul Torrente Trapani. Secondo il Tar viene confermata «la lamentata irrazionalità ed illogicità delle scelte urbanistiche del Comune», gli Arena hanno ragione e la zona deve diventare “C2c”, cioè edificabile.

L’ultima sentenza passata in giudicato tratta di un terreno di Gavitelli: qui le signore Katia Cordiano e Raffaella Sergio contestano il fatto che l’area di loro proprietà è stata assoggettata per oltre vent’anni a vincolo d’inedificabilità assoluta per la realizzazione di una scuola, scuola che però non è mai stata realizzata: secondo il Cga di Palermo, dunque, la zona va trasformata in “B4b”, edificabile. Queste, come detto, sono le modifiche imposte da sentenze passate in giudicato. Altrettanti sono gli errori materiali ai quali il consiglio comunale dovrà porre rimedio, e qui c’è davvero di tutto: fabbricati scambiati per chiese, aree destinate a parcheggi improvvisamente scomparse, terreni privati inclusi in proprietà di istituti religiosi, palazzi di quattro piani destinati a strade di previsione. Insomma, meglio metterci una pietra sopra, compito che spetterà al consiglio comunale. Alla politica in generale, invece, la mansione di redigere un nuovo Piano regolatore e, se sarà il caso, di verificare qualcosa all’interno degli uffici di Palazzo Zanca.

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