Ecco chi realizzerà il Ponte più lungo del mondo

Ecco chi realizzerà il Ponte più lungo del mondo

Ecco chi realizzerà il Ponte più lungo del mondo

venerdì 12 Febbraio 2010 - 20:50

L’evento del Palacultura ha visto la presentazione ufficiale del Contraente generale, del Project management e del Monitore ambientale

«Una sfida sotto il profilo tecnico ed ingegneristico, che segna una tappa fondamentale nell’evoluzione delle tecnologie e dell’ingegneria civile». Così Eurolink e Impregilo, i gruppi che costituiscono il Contraente generale che per conto della Stretto di Messina realizzeranno il Ponte, presentano l’opera che si apprestano a costruire. Lo faranno insieme ad un’azienda leader nella costruzione di ponti, la Parsons, attraverso la formula del Project management. La presentazione ufficiale tenutasi oggi al Palacultura è stata anche la prima uscita di fronte al pubblico che fruirà del Ponte di coloro che lo dovranno realizzare. Come ciò avverrà il pubblico lo ha anche potuto vedere con un breve video che ha mostrato, passo dopo passo, come nascerà il Ponte più lungo del mondo.

Impregilo, rappresentata oggi dall’amministratore delegato Alberto Rubegni, guida il consorzio di imprese che realizzerà il Ponte, formato anche dalla spagnola Sacyr S.A., da Società Italiana Condotte, da Cooperativa C.M.C., dalla giapponese Ishikawajima-Harima H.I. e da Argo Costruzioni del gruppo Gavio. La società progettista del Ponte è invece la danese Cowi, che ha già progettato lo Storebealt in Danimarca. Dai “cervelli” messi insieme da Eurolink sono venute fuori, negli anni, opere quali il Ponte sul Bosforo, lo Akashi Strait Bridge in Giappone, il tunnel sotto il lago Mead a Las Vegas e l’ampliamento del Canale di Panama. Da Impregilo e dal presidente di Eurolink Carlo Silva sono stati forniti tutti i numeri del Ponte: 3.300 metri la lunghezza di luce libera; 383 metri l’altezza delle due torri portanti; 1,2 metri il diametro dei cavi, la cui lunghezza complessiva raggiunge i 5,3 km; 65 metri l’altezza sul livello del mare, è largo 60 metri e ospita 6 corsie autostradali, 2 binari e 2 corsie di servizio per una portata teorica di 6 mila veicoli all’ora e 200 treni al giorno; 700mila mc di calcestruzzo verranno impiegati per la sua realizzazione, 161.500 tonnellate di acciaio per le torri e l’impalcato, oltre 165 mila tonnellate di acciaio per i cavi e i pendini del sistema di sospensione; l’insieme dei collegamenti stradali e ferroviari si sviluppa per circa 75 km; gli espropri interesseranno aree per 1.328.000 mq, gli asservimenti aree per 1.258.000 mq.

«La realizzazione dell’opera – hanno spiegato Rubegni e Silva – prevede un’occupazione diretta e indiretta di circa 8-10 mila unità lavorative nel picco massimo di attività del cantiere, di cui circa il 65% sarà assunto nell’area, con un’occupazione media di 6 mila unità all’anno per un totale di 40 mila nel periodo di costruzione». Nel corso del 2010 «verranno avviate anche attività propedeutiche sul versante Sicilia, con l’apertura di dieci cantieri che avranno finalità logistiche e operative». Per la Parsons, che sostanzialmente si occuperà di fornire l’assistenza tecnica, amministrativa e gestionale, sono intervenuti James Shappell, Group executive della Parsons Corporation, ed Ettore Morelli, Country manager della Parsons Transportation. Nel 1999 Parsons realizzò una revisione della fattibilità tecnica del progetto, «approfondimento che ci ha consentito di acquisire una notevole familiarità con elementi progettuali fondamentali della struttura. Il Ponte sarà una sfida straordinaria per tutti coloro che direttamente o indirettamente vi prenderanno parte attiva. Una sfida in cui Parsons è in prima linea accanto alla Stretto di Messina, investendo tutto il proprio “Know-how”, l’organizzazione ed il prestigio».

Un ruolo importante lo avrà anche il cosiddetto “Monitore ambientale”, un gruppo di imprese del quale fanno parte: Fenice Spa, Agriconsulting Spa, GFK Eurisko, la cooperativa Nautilus e Theolab Spa. Marco Steardo, direttore esecutivo di Fenice, ed Edoardo Lozza, direttore di ricerca di GFK Eurisko, hanno spiegato che il ruolo del Monitore ambientale consiste nel monitorare, appunto, sia dal punto di vista ambientale che da quello sociale le tre fasi operative del Ponte: quella precedente alla sua realizzazione, quella della sua costruzione e quella “post opera”. «Verranno messe a disposizione del Committente – hanno spiegato Steardo e Lozza – i metodi e le tecnologie più evoluti: ad esempio, il monitoraggio tradizionale della componente fauna sarà affiancato dal rlievo tramite radar per l’avifauna migratoria; nell’ambito del sociale, verranno rilevati i bisogni e gli interessi espressi nei più recenti social network (Web 2.0)». Nel dettaglio, verranno raccolti dati ed informazioni per lo studio e la caratterizzazione di dodici componenti nelle diverse fasi dell’opera: atmosfera ambiente marino, ambiente idrico, acque superficiali, acque sotterranee, suolo e sottosuolo, vegetazione e flora, fauna ed ecosistemi, rumore, vibrazioni, paesaggio, stato fisico dei luoghi e ambiente sociale.

(foto Sturiale)

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