Saglimbeni e il “caso Dalmazio”: giù le mani delle cooperative

Saglimbeni e il “caso Dalmazio”: giù le mani delle cooperative

Saglimbeni e il “caso Dalmazio”: giù le mani delle cooperative

mercoledì 09 Dicembre 2009 - 09:09

Il consigliere comunale del Gruppo Misto: «La cooperazione ha consentito risparmi. La clientela è figlia della gestione “allegra” con l’Altecoen. La soluzione? Mettere a gara i servizi tra coop sociali»

Paolo Saglimbeni, consigliere comunale del Gruppo Misto (ex Pd, possibile futuro nel Pdl), alza lo scudo sul mondo della cooperazione sociale. E lo fa a pochi giorni dalla lettera aperta dell’amministratore unico di Messinambiente Nino Dalmazio, che ha puntato il dito sul clientelismo che avrebbe imperversato (ma è solo una sua «sensazione») in questi anni nel variegato mondo dei rifiuti. E’ lo stesso Comune, sottolinea Saglimbeni, a stabilire nel proprio statuto di sostenere «lo sviluppo dell’associazionismo cooperativistico e di garantire sull’intero territorio le infrastrutture e i servizi sociali necessari». Un ragionamento, nota il consigliere, che «vale per le cooperative sociali di tipo A che, accettando la proroga della gestione ai vecchi prezzi, consentono al comune, in forte crisi finanziaria, di non interrompere i servizi in città. Vale per le coop sociali di tipo B, che hanno, il cui fine è “l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate”. Cooperative che hanno, tra l’altro, consentito in questi anni, 2009 incluso, all’Ato3 di effettuare il servizio di cura del verde cittadino al 20% del costo previsto dai parametri regionali di settore, pagando peraltro le fatture degli stati d’avanzamento dopo 4 mesi dalla presentazione».

Già in passato le cooperative, sottolinea Saglimbeni, hanno gestito i servizi inerenti i rifiuti solidi urbani gravano per un costo «che non raggiungeva i 18 miliardi delle vecchie lire», nel 2004, invece, si arriva alla spesa di 74 miliardi che, «sebbene oggi notevolmente ridotta da Dalmazio, si spiega soprattutto con il forte aumento dell’occupazione, quella sì tipicamente clientelare (ma non per responsabilità di chi segnala, ma degli amministratori che assumono) al di fuori di un piano industriale, di un contratto di servizio e quant’altro : c’è da immaginare, date le conclusioni (giudiziarie) della vicenda, che l’Altecoen, socio privato di Messinambiente, abbia ottemperato alle richieste del ceto politico e sindacale accollandone i sovracosti al comune, la parte pubblica della società mista». Sono queste, secondo il consigliere, le radici di quanto accade oggi, anche se Saglimbeni non vuole mettere in croce Dalmazio, anzi: «La sua strategia basata sulla realizzazione della discarica e dell’impianto di biostabilizzazione e sulla riconversione dell’inceneritore è pienamente condivisibile; e, visto che la situazione di Messina è decisamente migliore che nel resto della Sicilia, è auspicabile che Dalmazio resti e che la Regione o il Governo nazionale trasferiscano risorse per coprire le perdite pregresse, attivare gli investimenti previsti e sostenere un piano graduale di riassetto del personale, rassegnandosi a rimediare ai guasti della gestione clientelare del passato pagandone fino in fondo il conto».

Assodato, dunque, che la cooperazione sociale di tipo B non c’entra nulla con la crisi di Messinambiente, Saglimbeni riconosce però che «bisogna vigilare per evitare che la coop sociale di tipo B, vista la facoltà per gli enti pubblici di procedere con affidamenti diretti in deroga alle norme sugli appalti, possa diventare anche a Messina uno strumento di clientela (come accaduto in passato a Palermo)». L’esempio di virtuosità, come spesso accade, arriva da lontano: «Può giovare sapere – conclude l’ex consigliere del Pd – che nelle regioni del centro nord, dove le culture cattolica e laico socialista competono sulla qualità dei servizi alla persona e non si prestano a giochi clientelari manovrati da amministratori furbi, i servizi si mettono a gara tra cooperative sociali di tipo B: un’esperienza che forse è arrivato il momento di attivare anche a Messina».

S.C.

(nella foto di Dino Sturiale: il sit-in delle coop sociali di lunedì)

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