Si sbloccheranno oggi i casi Molini Gazzi e Triscele. Ma il Pd chiede garanzie ai Faranda sul futuro dell’azienda

Si sbloccheranno oggi i casi Molini Gazzi e Triscele. Ma il Pd chiede garanzie ai Faranda sul futuro dell’azienda

Si sbloccheranno oggi i casi Molini Gazzi e Triscele. Ma il Pd chiede garanzie ai Faranda sul futuro dell’azienda

mercoledì 04 Maggio 2011 - 09:07

Il consiglio comunale nel pomeriggio voterà la delibera di trasformazione urbanistica dell’area dei Molini e darà mandato all’amministrazione di proporne un’altra per rendere edificabile quella della ex Birra Messina. Calabrò: «Dove si trasferirà lo stabilimento? Saranno garantiti i livelli occupazionali?»

Molini Gazzi e Triscele. Due stabilimenti per anni “vicini di casa”, anche se il secondo aveva un altro nome (Birra Messina), accomunati oggi da un futuro fatto di cemento e mattoni. Al loro posto sorgeranno (questa è l’intenzione di chi possiede i terreni sui quali sono costruiti) due palazzine, due grandi, redditizie palazzine. Dello stabilimento Molini Gazzi non rimarrà nulla se non un ricordo di una Messina che fu, quella che produceva lavoro, non solo appartamenti. La Triscele, stando a quanto dichiarato dal patron Faranda, cercherà casa altrove, laddove è più logico svolgere attività industriale. Effettivamente oggi via Bonino non si può definire né periferia né area industriale. Se non è pieno centro, poco ci manca. Per questo è divenuta appetibile in una città in cui il mattone continua ad avere, evidentemente, un fascino irresistibile. Dell’area Molini Gazzi esiste già un progetto edilizio, il cui esito è stato sospeso dal Comune ma che presto riprenderà il suo iter. Una mano gliela darà il consiglio comunale, che dopo due anni oggi dovrebbe approvare, secondo gli accordi presi ieri in conferenza dei capigruppo alla presenza dell’assessore al ramo Corvaja, la ormai “famosa” delibera che trasforma l’area da B1 a B4c (vedi articolo correlato sull’intera vicenda). In realtà cambia poco: B1 e B4c sono entrambe classificazioni di aree edificabili, con la differenza che la prima, ai tempi del Prg, era “riservata” alla zona interna al cosiddetto Piano Borzì, zona nella quale non rientra Molini Gazzi. Un cosiddetto errore materiale, che oggi il consiglio comunale correggerà.

Approvando la delibera nel pomeriggio (ma il quadro può sempre mutare, a Palazzo Zanca), il Consiglio darà mandato all’Amministrazione di predisporre un’altra delibera, con la quale, in sostanza, si proporrà di trasformare l’area dove oggi insiste lo stabilimento Triscele da D1 (zona industriale) a B4c, equiparandola alla Molini Gazzi, così come “imposto” dal Tar in seguito a un ricorso presentato dallo stesso Faranda. Storia finita? A questo punto sì. In tutti sensi, perché con la chiusura dei due stabilimenti in via Bonino (a prescindere da eventuali trasferimenti in altre zone) si chiude anche un pezzo di storia di questa città. Sull’iter amministrativo, però, è Felice Calabrò, coordinatore dei consiglieri comunali del Pd a voler fare ancora una volta chiarezza: «Non vi è, allo stato attuale, al vaglio del consiglio comunale alcuna delibera che abbia ad oggetto la destinazione urbanistica dell’area di proprietà della Triscele srl, e ciò indipendentemente da quanto asserito dalla vox populi». Calabrò precisa poi che dalla valutazione che il Consiglio farà sulla delibera Molini Gazzi «scaturiranno effetti anche sulla proprietà della Triscele srl, la quale ha avuto riconosciuto dal Tar Catania, il diritto che il proprio fondo abbia la medesima destinazione urbanistica del fondo limitrofo».

«Indipendentemente dalla valutazione che, in piena libertà, a breve farà il Consiglio – aggiunge Calabrò – occorre rappresentare a chicchessia che i consiglieri comunali operano nell’assoluto rispetto delle norme di legge, nonché nell’esercizio delle prerogative proprie che il ruolo istituzionale attribuisce loro, pertanto, una cosa è richiamare il Civico Consesso alle proprie responsabilità, altra cosa è porre lo stesso di fronte ad un aut – aut, peraltro non suffragati da fatti obiettivi». L’aut-aut è quello posto dalla Triscele, tramite i suoi legali, con un atto stragiudiziale che era una vera propria diffida: votate la delibera o partiranno i licenziamenti. «Pertanto – continua l’esponente del Pd – stiano certi i detrattori del consiglio comunale, anche in questo caso l’opposizione darà ancora una volta prova di grande senso di responsabilità, garantendo il proprio contributo nell’esclusivo interesse della collettività rappresentata. Nel contempo, però, la Triscele srl dovrebbe dire alla città, al di fuori dai proclami e dalle buone intenzioni, quali impegni concreti intende assumere per la salvaguardia dei livelli occupazionali e, conseguentemente, per il mantenimento della produttività del settore. Infatti, prendendo spunto proprio dalle notizie di stampa, apprendo che la Triscele srl intende garantire i posti di lavoro e rilanciare la detta attività produttiva in altro loco. A tal proposito, allora, ritengo legittime alcune domande, necessarie al fine di passare dai buoni propositi agli impegni concreti, evitando quindi di addossare ai consiglieri comunali responsabilità evidentemente di carattere oggettivo: la Triscele srl in quale luogo proseguirà la propria attività? Quali zone sarebbero state individuate dalla famiglia Faranda per garantire la continuazione dell’attività produttiva? Ed ancora, corrisponde al vero che la detta attività potrebbe essere trasferita al di fuori del Comune di Messina? Ed ancora, importantissimo, saranno garantiti i livelli occupazionali in atto esistenti?».

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