Il senso della misura è stato sfrattato da Palazzo Zanca

Il senso della misura è stato sfrattato da Palazzo Zanca

Il senso della misura è stato sfrattato da Palazzo Zanca

sabato 23 Gennaio 2010 - 13:13

Il Terzo Mondo, gli antichi Senatori romani e gli emendamenti al documento della Commissione Ponte

Girando nei Paesi africani, entrando nelle case delle degradate periferie urbane o nelle capanne delle campagne sperdute, si scopre che la gente ha due diversi modi per confrontarsi con l’ospite che si presume ricco.

Alcuni ti guardano sorridendo, coperti di una povertà dignitosa. Ti danno il loro benvenuto pronti a dividere quel nulla che possiedono con un visitatore che va sempre accolto con il cuore in mano.

Altri assumono un atteggiamento dimesso, nudi nella loro povertà ostentata. Ti chiedono aiuto e se tu, commosso, dai loro qualcosa chiedono ancora altro.

E poi di più, ancora di più.

Questa diversità mi torna alla mente nel leggere l’attività del Consiglio comunale e della Commissione Ponte in queste ultime settimane.

Organismi nati per nobili scopi e composti da eccellenti individui, s’intende, ma che, nel loro insieme, non riescono a evitare di fornire all’esterno l’immagine di un accattonaggio -del secondo tipo-.

Forse è la conferma dell’antico Senatores boni viri, Senatus mala bestia o del desiderio di superarsi l’un l’altro nel formulare richieste al Governo, sperando di mettersi in bella luce di fronte ai propri elettori e arrogarsi il merito di improbabili finanziamenti supplementari; fatto sta che i consiglieri sembrano aver fatto a gare a chi formulava la richiesta più fantasiosa e campata in aria.

Dal (serio) tema dell’ubicazione della Stazione ferroviaria si è progressivamente passati a nuove fermate della metropolitana dello Stretto, ad altri svincoli e nuovi caselli autostradali, al prolungamento della linea del tram fino allo spostamento del casello da Tremestieri a Giampilieri.

Purtroppo, tutto ha un costo. In termini economici ma anche in credibilità.

Inevitabilmente, la delibera del Consiglio si tradurrà in una richiesta di soldi e in un elemento di giudizio sulla concreta capacità propositiva del Consiglio comunale di Messina.

Chi esaminerà la delibera sarà portato a chiedersi: –ma questi signori hanno capito cos’è il Ponte-? Che l’attraversamento stabile non può essere strumentalizzato per risolvere problemi di ordinaria amministrazione nella gestione del Comune?

Come se, un primario di radiologia inserisse nella richiesta per l’acquisto di una nuova apparecchiatura per la risonanza magnetica anche quella del secchio per le pulizie.

Se lo facesse, perderebbe di credibilità agli occhi di chi esaminerà le richieste.

Aria fritta, l’ha definita il consigliere Melazzo. Ma allora perché si continua a friggerla?

Possibile che persone certamente stimabili – i consiglieri sono uomini d’onore direbbe Antonio se rinascesse e si trovasse a passare alle parti di Palazzo Zanca – perdano il loro prezioso tempo a richiedere la realizzazione della Tav anche in Sicilia nello stesso documento nel quale si auspica l’abbattimento della massicciata dei binari dismessi a Gazzi?

Possibile che non ci si renda conto che chiedere mille cose completamente sconnesse l’una dall’altra non fa altro che far perdere credibilità a un documento che doveva rappresentare il catalizzatore tra il Ponte e la città? Il modo di coniugare un progetto a valenza nazionale e regionale con le esigenze di un territorio che spera di ottenere, col collegamento stabile, un impulso decisivo per imboccare la strada di uno sviluppo sostenibile. Contrari o favorevoli al Ponte si possa essere.

Tanto di cappello davanti a una variante che eviti danni alla Cittadella universitaria ma, per favore, mettiamo da parte la soppressione del pedaggio a Villafranca.

Che un Consiglio formato al più da una decina di consiglieri sia più produttivo di quello attuale, pletorico e inconcludente, e maggiormente in grado di svolgere il suo compito istituzionale di stimolo e controllo all’operato della Giunta è solo una personale opinione mia (e, credo, di un paio di centinaia di migliaia di Messinesi), però pare che l’Assemblea comunale non faccia proprio nulla per dimostrare il contrario.

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