Servizi sociali nel caos: ennesima proroga e bando di 5 mesi. All’appello mancano più di 3 milioni

Servizi sociali nel caos: ennesima proroga e bando di 5 mesi. All’appello mancano più di 3 milioni

Servizi sociali nel caos: ennesima proroga e bando di 5 mesi. All’appello mancano più di 3 milioni

giovedì 28 Gennaio 2010 - 10:00

Sempre più probabile l’ipotesi di prorogare per altri due mesi il servizio: è il tempo necessario per la pubblicazione del bando sulla Gazzetta ufficiale europea. Da qui alla fine del 2010, però, c’è un grosso buco: a rischio il Don Orione

La gestione dei servizi sociali nel Comune di Messina rischia di cadere nel ridicolo. Giù l’ultimo annuncio aveva fatto sobbalzare sulla sedia: proroga per i primi due mesi dell’anno e bandi di sette mesi a partire da marzo. Una soluzione ibrida, senza precedenti, definita quantomeno “discutibile” da più parti (sia all’interno del Comune che ai piani alti delle cooperative sociali). Che però rischia seriamente di essere superata: è quasi certo, visto che il tempo scorre e nulla si muove, che da Palazzo Zanca arriverà una ulteriore proroga di due mesi, con i bandi che, giocoforza, si ridurranno al periodo di cinque mesi. Questo perché la copertura finanziaria stabilita dai contabili del Comune è quella, non si scappa: oltre i nove mesi, per ora, non si va. Con la conseguenza che a settembre si ripiomberà nel caos più totale: all’appello, per chiudere il 2010, mancano oltre 3 milioni di euro. Somma alla quale si arriva contando il milione e 250 mila euro del Don Orione, la cui convenzione col Comune, redatta il 28 febbraio del 2007, scadrà fra un mese esatto. E poi? Nulla è dato sapere.

Certo è che così non si può andare avanti. La distanza tra l’assessore alle Politiche sociali, Pinella Aliberti, e il dirigente del dipartimento, Antonio Cama, appare ormai incolmabile. Non c’è dialogo e non c’è sintonia, è evidente. Un esempio? Il 23 dicembre la giunta dà via libera al nuovo piano dei Servizi sociali e pochi giorni dopo il dirigente va in ferie. Adesso la Aliberti ha iniziato a battere i pugni, chiarendo il concetto, a braccetto col suo deputato di riferimento Cateno De Luca, che le vie sono due: o si stanziano più somme nel bilancio di previsione o si dovranno operare dei tagli. Non c’è via d’uscita, se non continuare con proroghe che, ribadisce la Aliberti, non hanno più il suo avallo (d’altronde la prima risale ad un anno e mezzo fa!). Senza contare che, se non verranno mantenute le condizioni richieste, al bilancio previsionale della giunta Buzzanca mancherà il voto dell’Mpa. Va detto anche che il sindaco, da mesi, chiede di effettuare una quanto mai opportuna ricognizione dei bisogni in città (tutti quelli che ricevono i servizi sociali ne necessitano davvero?), che ancora non si è concretizzata, e il perché è difficile da spiegare.

Difficile è anche spiegare perché si arriverà ad un “mini-bando” di cinque mesi. Il punto è che dagli uffici di Palazzo Zanca sarebbe partito l’input di pubblicare il prossimo bando, qualsiasi esso sia, sulla Gazzetta ufficiale della Comunità europea, e non semplicemente su quella regionale come sempre fatto negli anni precedenti. Questo comporta necessariamente tempi tecnici più lunghi: 45 giorni di pubblicazione più altri 15 per l’espletamento della gara, fanno i 60 giorni di proroga che fatalmente arriveranno. Ci sarebbe da chiedersi quale azienda o società europea potrebbe mai interessarsi ad un bando di cinque mesi, per di più alle condizioni che hanno sempre contraddistinto gli appalti dei servizi sociali a Messina. Come esempio possiamo prendere uno dei bandi di gara pubblicati nel 2006 dall’allora Istituzione per i servizi sociali, gli ultimi di fatto prima della chiusura dell’Istituzione stessa e del valzer delle proroghe.

Prendiamo l’assistenza domiciliare agli anziani della zona centro (ma potremmo portare ad esempio qualsiasi altro bando). L’importo stanziato per un anno e mezzo: 1 milione 757 mila euro, dei quali 1 milione 727 mila euro per il personale, spesa incomprimibile, e appena 30 mila euro per gli oneri di gestione, spesa soggetta al ribasso. Ribasso che, da prassi, non è inferiore al 20 per cento. Con poco più di 20 mila euro si chiede al gestore di coprire per 18 mesi tutti i servizi di assistenza, con automobili, uffici (almeno una sede nella zona di competenza è obbligatoria, con tanto di affitto e bollette varie), un pasto caldo giornaliero per almeno 15 assistiti, lavaggio delle biancherie, ecc. Il tutto senza il riconoscimento, dal 2006 ad oggi, degli aumenti contrattuali stabiliti per legge e che le cooperative, invece, devono riconoscere ai lavoratori, affrontando poi lunghi contenziosi col Comune. In questo quadro un bando europeo sembra fin troppo ambizioso, è facile prevedere che a certe condizioni solo le cooperative locali (sì, sempre le stesse) parteciperanno e vinceranno, perché non partecipare e dunque perdere significherebbe uscire dal giro e quindi “morire” come cooperativa. E così si va avanti, alla ricerca di una qualità del servizio che, al momento, sembra l’ultimo dei pensieri di chi è deputato a decidere.

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