Stradiotto: «Il Pd è un'opportunità incredibile»

Stradiotto: «Il Pd è un’opportunità incredibile»

Redazione

Stradiotto: «Il Pd è un’opportunità incredibile»

lunedì 03 Settembre 2007 - 19:05

Intervista al sottosegretario allo Sviluppo Economico, in visita a Messina per caldeggiare la candidatura di Enrico Letta

Il sottosegretario allo Sviluppo Economico Marco Stradiotto è uno che bada al sodo. Consigliere comunale per la vecchia Dc a soli 18 anni, sindaco di Martellago (Venezia) ad appena 27 anni, oggi a 42 anni fa parte del Governo Prodi e “tira la carretta- per la candidatura, alla guida del nascente Partito Democratico, di Enrico Letta, a sua volta sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Uno che brucia le tappe, insomma, e che con questa mentalità, da lui stesso definita “post-ideologica-, sta percorrendo un percorso che, a suo modo di vedere, potrebbe portare all’«evento politico degli ultimi anni». Lo abbiamo intervistato durante la sua visita a Messina.

Cosa rappresenta il Partito Democratico per il futuro del centrosinistra e del panorama politico italiano?

«Il Partito Democratico è un’opportunità incredibile non solo per il centrosinistra, ma per l’intero sistema politico di questo Paese. Ci troviamo, di fatto, in una situazione di transizione fin dal 1992, e questo potrebbe essere un passaggio cruciale per mettere dei punti fermi. E’ importante sottolineare le modalità con le quali sta nascendo questo partito: non più il sistema degli iscritti, ma una partecipazione davvero popolare, che mette in discussione lo stereotipo della politica chiusa. Questo meccanismo, di riflesso, avrà tra le sue conseguenze una maggiore rappresentanza femminile. In generale, credo che la presenza di più di una candidatura per la guida nazionale, e dunque di diverse alternative a Veltroni come la Bindi e lo stesso Letta, aiuti a rompere alcuni schemi e ad avviare un ricambio ulteriore. Questo comporta la nascita di posizioni forti, alcune condivisibili altre meno».

Quando parliamo di centrosinistra parliamo di un corpo politico che, attualmente, comprende anche le frange più estreme. In questo senso, come si pone il Partito Democratico?

«La frangia più estrema si è tirata fuori da sé. Credo che a prescindere ci sia la necessità di dare più importanza alla sostanza, invece che ai particolarismi. Anche perché quella che poi viene premiata dall’elettorato è la semplificazione delle cose, e non l’alleanza artificiosa. La Margherita ebbe un grande successo perché fondò concretamente quattro partiti. L’Ulivo, invece, non ha un’immagine così unitaria. Teniamo presente che gli elettori non ragionano sempre e comunque come il leader del loro partito di preferenza, per questo contiamo di avere dalla nostra elettori dell’estrema sinistra e, perché no, anche del centrodestra. Qualcuno rimarrà deluso, ma ciò è inevitabile in un sistema pluralista. Il quadro è che se riusciamo a far bene, e per questo è essenziale una grande partecipazione, allora la nascita del Partito Democratico sarà l’evento politico degli ultimi anni».

Pensa che ad irrobustire le file del Pd verrà anche qualcuno che, attualmente, appartiene al centrodestra?

«Non credo molto nei passaggi e nei transfughi, perché i fatti dimostrano che poi non vengono premiati. Altro discorso, invece, è se su qualche tema di importanza fondamentale, come il federalismo fiscale o la riforma elettorale, si trovino accordi “trasversali-, che poi risultano decisivi, vista la situazione che attualmente abbiamo al senato, dove un voto sposta tutto».

Andiamo alle candidature. Perché Letta e non Veltroni o la Bindi?

«Premetto che il mio non è un giudizio sulle persone, che ritengo tutte assolutamente valide e adatte a ricoprire questo ruolo. L’impressione è che, per come è stata gestita la candidatura di Veltroni, si rischi di arrivare allo stesso punto in cui si è arrivati con Prodi. E questo rischio sarebbe stato ancor più forte se non ci fossero state le altre candidature. Ci sono politici che attendono questo momento per, diciamo così, superare “l’ostacolo-, per poi magari rompere le scatole in seguito. Il ragionamento che qualcuno ha seguito è stato, invece di scegliere la crema migliore del centrosinistra, di puntare su chi dava garanzie particolari. Dico Enrico Letta perché lui non guarda indietro, ma punta decisamente avanti».

E’ notizia di questi giorni che è pressoché ufficiale la candidatura del sindaco di Messina, Francantonio Genovese, a segretario regionale del Pd. Qual è la sua opinione?

«Per quanto riguarda le questioni delle singole regioni, credo sia più opportuno lasciare questo tipo di decisioni ai rappresentanti locali, che conoscono le rispettive realtà molto meglio e dunque possono scegliere con più cognizione. L’auspicio sarebbe quello di giungere ad una candidatura unitaria, e credo che sul nome di Lumia ci siano questi presupposti, ma ripeto, nessuno meglio dei rappresentanti regionali può scegliere in maniera opportuna».

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