«Svegliati Messina», manifesto di un'alternativa ai -poteri forti-

«Svegliati Messina», manifesto di un’alternativa ai -poteri forti-

Redazione

«Svegliati Messina», manifesto di un’alternativa ai -poteri forti-

giovedì 12 Febbraio 2009 - 08:35

Un gruppo di associazioni laiche e cattoliche siglano un -patto- per la dignità dell'uomo e il risveglio della città. «Si può e si deve tendere alla costruzione di una società ordinata e giusta»

Messina dorme. E’ sprofondata in un lungo sonno dal quale non sembra intenzionata a destarsi, oppressa com’è da quei -poteri forti- a cui sta bene così. Ed è proprio per scuotere la città, per creare un’alternativa a quei -poteri forti- che nasce quello che, per il momento, è un manifesto, un’unione di intenti di un gruppo di associazioni laiche e cattoliche: «Svegliati Messina». Attorno alla stessa tavola rotonda si sono sedute nove associazioni e il loro rispettivi rappresentanti, sfornando un documento che è insieme un monito alla città e un segnale di apertura: Umberto Bringheli (Alleanza Cattolica), Giovanni Frazzica (Cittadinanza Attiva), Nino Comunale (Forum delle Famiglie), Dino Calderone (Meic), Nicola Papa (MCL Messina), Angelo Trovato (Rinnovamento dello Spirito), Giuseppe Pracanica (Scienza e Vita), Mario Bonarrigo (UCID), Tonino Genovese (UST Cisl Messina).

«Siamo tutti consapevoli – scrivono – che uno dei mali più gravi che affliggono Messina ed i messinesi è la dispersione culturale e la diaspora delle libere coscienze di quanti non accettano le condizioni morali di uomini asserviti a sistemi e metodi che non accettano e condividono. E’ un male atavico che ha generato nel nostro modo di essere una grave de-responsabilizzazione civica ed un asservimento di ogni strato sociale della città ai poteri forti, (siano essi politici, economici, familiari o massoni, poco importa) che determinano le vicende del nostro territorio. Tale contesto ha determinato un’assenza di valori, una desertificazione etica, culturale e di senso del bene comune, come ha evidenziato, nell’ultimo periodo, il nostro Arcivescovo».

Di fronte a tutto questo «sentiamo il dovere di rispondere concretamente alla deriva morale e civica in cui ci siamo ritrovati nostro malgrado.Osserviamo attoniti, preoccupati ed impotenti l’esodo massiccio dei nostri figli, abbiamo ragionato su cosa si può fare per porre un argine, per modificare la nostra realtà sociale, ed abbiamo messo a fuoco il concetto che prima di fare bisogna essere, bisogna costruire un modello culturale ed un’identità positiva dinamica e vitale ed offrirla alla città del futuro. Siamo arrivati alla conclusione che la sfida è enorme e che la risposta deve essere proporzionata, che bisogna immaginare un lungo percorso di rifondazione valoriale che deve essere credibile e veritiero. Per noi queste identità sono costituite fondamentalmente dal diffuso mondo delle associazioni, laiche e cattoliche, che agiscono intensamente nel territorio in un contesto debole e precario, spesso sopperendo alle mancanze delle maggiori responsabilità politiche ed istituzionali. La frammentazione di queste identità crea debolezza per ciascuno e non consente un possibile miglior servizio alla Città».

L’unione fa la forza, insomma. «Per questo motivo ci rendiamo tutti disponibili ad impegnare, orientare ed aprire le nostre organizzazioni, in un marcato contesto di rigoroso rispetto delle identità di provenienza, tentando di innescare un percorso di reciprocità, da offrire alla Città. Deve essere un progetto di grande respiro perché deve creare una valida alternativa alla cultura determinata dai cosiddetti “poteri forti”, della cui efficacia negativa, sono piene le pagine dei nostri giornali. Fino ad oggi nella nostra città non esistono alternative forti, ma solo timide e poco efficaci testimonianze. Vogliamo costruire un modello culturale alternativo da mettere in competizione con i mali ed i delitti sociali che ogni giorno vengono perpetrati. Sappiamo che quanto detto è straordinariamente fuori dalla portata di mano della nostra realtà sociale, ma ci rendiamo conto che non è possibile pensare a surrogati minori o addolcire ipocritamente la gravità della situazione. E chi lo fa non dice il vero: semplicemente capisce le situazioni e, da tipico messinese, le dibatte ampiamente rifiutando poi di impegnarsi, con l’alibi che non si può credere a niente ed a nessuno».

La base ideologica è una, «la “Dottrina Sociale della Chiesa”, poiché tutte le variegate realtà associative ad essa si richiamano nelle identità e negli statuti, in modo diretto e consapevole, o in modo indiretto ed indotto. La Dottrina Sociale della Chiesa è posta alla base della concezione dell’uomo e della vita ed è l’elemento fondamentale della cultura moderna. E’ evidente che l’elusione di questi principi rappresenta il male fondamentale che mina le società moderne, e che assumerne conoscenza ed adesione consapevole diventa motivazione per l’agire umano ed “orientamento sicuro per la soluzione dei problemi concreti”».

«Partendo dalla dignità della persona umana – conclude il manifesto – attraverso la socialità in ordine al bene comune, con lo strumento della solidarietà tra individui, classi, corpi intermedi, e la sussidiarietà, nel rispetto delle libertà e con la consapevole e formata partecipazione ai valori della democrazia, nel riconoscimento dell’autorità e servendo la legalità per un giusto ordinamento finalizzato al bene comune, si può e si deve tendere alla costruzione di una società ordinata e giusta. Tutti noi diciamo di aderire a tali valori. Ed allora pratichiamoli insieme con percorsi e progetti concreti».

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