Sotto la lente d’ingrandimento “il complesso residenziale “S. Antonio”, che si arricchirà di un nuovo corpo inserito in un fazzoletto di terra già -popolato- da numerose palazzine ed abitazioni
Il Consiglio della V Circoscrizione torna ad accendere i riflettori sulla crescente e continua attività di cementificazione nella collina di San Licandro.
Lo fa attraverso una nota che segnala un caso specifico: la “costruzione di un ulteriore corpo del complesso residenziale S. Antonio”.
La nuova palazzina sarà inserita in un “fazzoletto di terra incuneato tra preesistenti palazzine ed abitazioni, occludendo il poco spazio esistente”.
Vista la “conformazione del luogo e l’incombenza di altri corpi edilizi dello stesso complesso”, il presidente della V circoscrizione, Alessandro Russo, solleva dubbi “circa il rispetto delle distanze minime dagli altri corpi edilizi previste dalla vigente normativa urbanistica”.
“A tiro di naso – scrive Russo- nello spazio che sarà oggetto di nuova edificazione, a stento riuscirebbe ad entrare la nuova realizzazione, che si insinuerà con distanze incredibilmente ridotte dai balconi e dalle finestre dei palazzi circostanti”.
Il Consiglio della V Circoscrizione ha, quindi, chiesto formalmente al Dipartimento Urbanistica, al Corpo della Polizia Municipale, e all’assessore alle politiche del territorio, Giuseppe Corvaja, di “accertare la fattibilità tecnica dell’opera; il rispetto delle distanze minime previste con le palazzine circostanti; la corrispondenza tra indice di cubatura prevista dal vigente PRG per questa area; e, soprattutto, se vi sia il rispetto degli articoli delle Norme Tecniche di Attuazione del PRG, specificamente circa la viabilità di accesso al nuovo corpo da realizzare”.
I rappresentanti del V quartiere si dichiarano assolutamente contrari allo “sviluppo edilizio che risulta meramente speculativo, irreale, incompatibile con il reale fabbisogno urbanistico della città che, si ricorda, perde tremila unità residenti all’anno”.
I mezzi per contrastare il fenomeno del sacco edilizio – conclude Russo- ci sono. Basterebbe, ad esempio, che gli uffici tecnici facessero rispettare le norme di Attuazione del PRG, che pongono limiti ben precisi.
