Pro Loco Messina Sud, storia di scoperte e valorizzazione con lo sguardo rivolto al turismo

Pro Loco Messina Sud, storia di scoperte e valorizzazione con lo sguardo rivolto al turismo

Giuseppe Fontana

Pro Loco Messina Sud, storia di scoperte e valorizzazione con lo sguardo rivolto al turismo

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domenica 15 Maggio 2022 - 07:15

Chiese, musei, cascate: la zona in cui operano i ragazzi dell'associazione è vasta e piena di meraviglia nascoste. Ne abbiamo parlato con Ivan Tornesi, presidente della Pro Loco nata nel 2015

MESSINA – Attiva dal 2015, anno in cui è nata, la Pro Loco Messina Sud si dedica alla valorizzazione turistica di un’area della città che probabilmente conoscono poco perfino gli stessi abitanti. Mare e colline si fondono in ambienti unici, in cui però si è operato spesso senza programmazione, soffocando le bellezze della natura e storico-architettoniche che la zona poteva e può ancora offrire.

Ivan Tornesi è il presidente della pro loco e uno dei soci fondatori. Da anni il suo gruppo porta avanti una vera e propria serie di battaglie, che ha come obiettivo finale far emergere le bellezze di Messina. Il loro impegno si concentra sulle zone collinari, senza tralasciare i problemi legati alla mancanza di affacci al mare o aree verdi. Tra eventi culturali, mostre, visite guidate e passeggiate, la Pro Loco Messina Sud lavora, spinta dai suoi giovani, nel tentativo di migliorare la città e presentarla ai turisti e ai suoi abitanti nel modo più bello possibile.

Ivan, come nasce la Pro Loco Messina Sud?

Avevamo l’idea di fondare un’associazione che promuovesse la parte sud della città di Messina e i vari villaggi. In particolare ci siamo concentrati sulle zone da Giampilieri a San Filippo e Minissale, tra collina e costa. Siamo tutti abitanti di queste aree e nel corso degli anni c’eravamo incontrati e riuniti con l’idea di muoverci e attivarci per il territorio, a partire dalla valorizzazione dei beni storici. Li abbiamo censiti e nel farlo anche noi abbiamo scoperto tante altre cose. Conoscevamo beni come la Chiesa Normanna di Mili o Villa De Pasquale che ancora non era mai stata aperta. Però abbiamo trovato anche molti ruderi antichi e i mulini. Abbiamo scoperto la vallata di San Filippo e qui anche bellezze della natura come le cascate che non tutti conoscono.

Ed è così che è nata l’idea: volevamo strutturare tutto per tentare di creare un’associazione di promozione turistica come la Pro Loco. Tra l’altro la Pro Loco ha una riconoscibilità all’esterno che permette di essere intercettati da visitatori e turisti. Così possiamo ricevere richieste di informazioni e promuovere il territorio. Abbiamo cercato di censire anche le strutture ricettive, come i B&B, e cercato di promuovere la creazione di altre aziende simili. La nostra idea è di sviluppare l’economia, sulla base di un turismo “lento”, sostenibile, che si rifà alle esperienze di livello internazionale.

Quanto è stato difficile, se lo è stato, coinvolgere la cittadinanza e altri ragazzi come voi?

In realtà non abbiamo mai pensato di allargarci dal punto di vista di tesserati o attivisti. Il nostro nucleo è stato attivo dall’inizio e abbiamo via via coinvolto molte altre persone, che hanno collaborato anche se non sempre si sono associati. Tutti sono parte attiva. Non abbiamo tanti soci, ma ci sono tantissime persone che si sono lasciate coinvolgere. All’inizio fare capire cosa fosse la Pro Loco Messina Sud non è stato facile. Perché è una pro loco sui generis, perché solitamente questo tipo di associazioni nascono nei piccoli comuni mentre noi promuoviamo un territorio periferico della città.

All’epoca dalla Regione era partita una strategia volta a far nascere più Pro Loco in città con più di centomila abitanti. Per questo a Messina ne sono nate altre: esisteva quella di Capo Peloro, poi è nata quella di Faro Superiore dopo di noi e dopo ancora la Messenion. Noi cerchiamo di concentrare la nostra attività più sull’aspetto storico, architettonico e collinare. Tra le iniziative più belle c’è probabilmente “le Vie del Dromo”, che per tre anni di fila è stata inserita all’interno delle Vie dei Tesori e abbiamo sempre fatto sold out. Cercavamo di promuovere qualcosa di diverso e originale, siamo riusciti a incuriosire i messinesi e anche persone del catanese. In tanti sono venuti a trovarci da fuori.

Qual è stata e qual è la difficoltà più grande della zona sud di Messina?

Messina Sud è una vasta area della città che negli anni non ha mai vissuto una vera pianificazione. Non ci sono stati criteri che valutassero la qualità della vita, prevedendo ad esempio passeggiate a mare o spazi verdi. Soprattutto tra Gazzi e Tremestieri c’è una grande densità abitativa, con pochissimi spazi, senza affacci sulla costa. Tra i temi principali degli ultimi anni ci sono l’allargamento del porto di Tremestieri, l’area della Sanderson che ad oggi non ha avuto ancora una destinazione. Ora si parla anche del possibile deposito GNL a Contesse. Vorremmo che invece si riqualificasse la zona pensando anche all’innovazione e alle nuove tecnologie, con progetti che possano richiamare anche società da fuori. Non bisogna sempre puntare su settori classici, si può anche pensare al futuro e rendersi più competitivi come accade in altre città.

Qual è stato invece il momento più bello?

Sicuramente il periodo in cui abbiamo toccato un momento esaltante è stato quello in cui abbiamo avuto la sede all’interno di Villa Melania, di proprietà della fondazione Salonia, a Pistunina. Ci ha permesso di gestire i servizi di valorizzazione della mostra etnoantropologica, con iniziative e aperture al pubblico almeno una volta al mese. E per farlo abbiamo lavorato in rete con altre realtà culturali, come Forte Cavalli, il Museo del grano, la Chiesa Normanna di Mili. La cosa bella di Villa Melania, inoltre, è che affaccia sull’area archeologica di Pistunina, che sarebbe bello poter recuperare e garantirebbe un valore aggiunto a tutta la città.

Un altro evento molto bello è stato il “Cultural Day”, legato alla valorizzazione proprio della Chiesa di Mili che per tanto tempo non è stata fruibile. Abbiamo promosso la formazione di un corteo storico legato all’abbazia. C’erano punti di degustazione con i piatti tipici, avevamo il patrocinio della Fondazione Unesco di Palermo. Questi forse sono stati i momenti più esaltanti.

Una valorizzazione del territorio che fa i conti, però, con i tanti giovani che amano la città e che spesso sono costretti ad andare via

Sì. Questa è una realtà che tocca tutti. Noi cerchiamo di mantenere viva la nostra attività ma dobbiamo fare i conti con la precarietà delle condizioni lavorative personali di alcuni dei nostri ragazzi. Non è il mio caso, perché ho un lavoro fisso, pur non avendo ancora una sede definitiva. Molti miei soci sono andati via perché questa città, il suo tessuto economico e sociale, non riesce ad assorbire determinati profili professionali. Facciamo tanti sacrifici ma non è semplice. Con la pro loco cerchiamo di sfruttare il ricambio generazionale, puntando alla collaborazione con le scuole. Ultimamente, ad esempio, abbiamo stretto un bel sodalizio con la scuola “Catalfamo” del Villaggio Cep.

Cosa serve alla zona sud di Messina?

Maggiori spazi di vivibilità sul litorale. Affacci e passeggiate sono molto importanti come luoghi di relazione, scambio sociale e culturale, dove trascorrere il tempo libero ma anche realizzare attività di ogni tipo. Per la parte collinare servirebbe un ammodernamento delle strutture abitative dei villaggi e delle strade che collegano i villaggi alle campagne per rilanciare l’agricoltura. Ai cittadini invece direi di conoscere a fondo la città. Non solo fermandosi ai simboli, ma andando oltre e scoprendone di nuovi. Messina non è una città identificabile con poche cose, perché ha tante sfaccettature. Ha 48 casali con panorami e prospettive tutte diverse: meritano tutti di essere scoperti e questo aiuterebbe a essere orgogliosi della città.

Ovviamente non basta. Servirebbe tradurre tutto questo in attività economiche ed investire nel futuro di Messina. Attività legate al turismo, ad esempio, sono essenziali: forme di ospitalità come B&B e agriturismi, ma anche progetti legati all’agricoltura, che possano riprenda le eccellenze del territorio. Questo ci permetterebbe di offrire, a chi viene in città da fuori, i nostri prodotti tipici. Spesso faccio l’esempio della granita: se riusciamo a dire al turista che è prodotta con limoni coltivati nei nostri giardini sicuramente acquista un valore ancora maggiore. Ma questo non succede più. Messina ha dimenticato il valore dell’agricoltura e perso il settore industriale dell’estrazione delle essenze. E inoltre tutto questo rappresenterebbe un altro punto di forza, dando prospettive di crescita e ai giovani, per farli rimanere, se vogliono, in riva allo Stretto.

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