"Quando le uova non si trovavano d'inverno", il nuovo romanzo di Rosalda Schillaci

“Quando le uova non si trovavano d’inverno”, il nuovo romanzo di Rosalda Schillaci

Redazione

“Quando le uova non si trovavano d’inverno”, il nuovo romanzo di Rosalda Schillaci

mercoledì 27 Aprile 2022 - 19:35

La Sicilia in guerra nella nuova opera letteraria della scrittrice catanese

Anche stavolta ad essere narrata è la Sicilia. La Sicilia in tutte le sue sfaccettature. E soprattutto una Sicilia che naviga in “brutte acque”. Tra l’incavo di due guerre, una più terribile dell’altra. E di mezzo il protagonista maschile: Aldo. Di lui bisognerà gustarne ogni dettaglio, così come della sua metà, e mèta: Stella Magrì. Una storia che ha inizio il 9 settembre 1943, ventunesimo anno dell’Era fascista, dopo la firma dell’armistizio e si svolge in luoghi differenti, tra teatri di guerra, campi di prigionia e paesini saturi di profumi e bellezza, nonostante siano stati fiaccati e prostrati dai bombardamenti e dai rastrellamenti, causati da chi in un rapido cambio del gioco delle parti, da nemico è divenuto amico oppure nel cambio di casacca ha indossato i panni del traditore o quelli del nuovo carnefice, come dice la scrittrice Lisa Bachis nella prefazione di “Quando le uova non si trovavano d’inverno” (Algra Editore), nuovo romanzo dell’autrice catanese Rosalda Schillaci, che è riuscita con questa sua nuova creatura ad aprire passaggi su luoghi dai nomi reali o declinati verso una delicata finzione.

Pagine di storia e storie

Un viaggio, dall’Italia continentale sino all’entroterra siciliano, dove a consumarsi tra preghiere e speranze, «Stella era un fiocco fragile tra tanti fiocchi solitari. Affannatissima e sul punto di perdere le forze, s’attardava. Il vetro a causa del respiro inquieto si era appannato; lo pulì passando i polpastrelli». Ma ci sono le creature da accudire e proteggere; i frutti dell’amore, i figli benedetti: Nunù, Sasà e Lina. Il 1914 e il 1919, con il 1943, il 1945 e il 1946: la macchina del tempo procede sbalzandoci avanti e indietro per riconsegnarci pagine di «Storia e Storie», come spesso (a scriverlo nella preziosa prefazione è ancora la Bachis) mi ritrovo a scrivere in merito ai diversi accadimenti del mondo. Pagine che hanno influenzato e hanno contribuito, nel bene e nel male, a farci essere ciò che oggi siamo; individualmente od operanti nella società. Vi è allora la possibilità che la salvezza giunga dal nostro essere custodi della memoria e delle memorie. Quindi diviene atto fondante e necessario il conoscere, offrendo accesso all’acquisizione di buone capacità di lettura e di comprensione delle pagine, che riguardano noi tutti. Per tale ordine di motivi, in questo affresco, non potevano mancare i guardiani del ‘Sapere’. Tra essi, Giorgio Marchesi. Un mondo investito da enormi stravolgimenti, generatori di fatti e misfatti, che hanno modificato sin dentro le viscere le vite delle persone. Un mondo che l’autrice ci restituisce intero e frammentato insieme al rispetto per il ricordo e il dovere morale di portare testimonianza, in un immenso atto di amore e riconoscenza per chi è stato prima di noi e ci ha permesso di essere e di esistere.

Un romanzo corale

La formula letteraria del romanzo storico della Schillaci non appare mai fine a se stessa, nelle tante anime dalle tinte contrastasti, ma pretesto stilistico suggestivo per intuizione psicologica e potenza lirica; un esempio di forza morale e dignità. Un romanzo – come ha più volte sottolineato la Bachis alla Schillaci dopo averlo letto e riletto –, che è testimonianza di vicende famigliari ma trascende i singoli per narrare di uomini, donne e bambini che hanno vissuto e attraversato l’orrore della Guerra. Alcuni sono caduti nell’abisso per non far più ritorno nel mondo dei vivi; altri sono tornati da sopravvissuti e più morti dei morti; altri ancora hanno scoperto, dopo un viaggio lungo e periglioso, la redenzione del rinnovamento. Questa è dunque una storia di singoli ed è un romanzo corale, erede di quel Naturalismo e di quel Verismo, tanto caro e non solo a noi siciliani. Vi si applica financo un’audace discesa agli inferi mediante l’ausilio della psicologia analitica, sotto la protezione di numi tutelari, quali Freud e Jung. Un’opera che è dunque stata pubblicata per Algra Editore, nei giorni scorsi, e che adesso sarà presentata in vari festival, tra cui al Salone Internazionale del Libro di Torino, previsto tra il 19 e il 23 maggio prossimi.

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