Quei minori "invisibili" e senza diritti: fare rete e renderli liberi di scegliere

Quei minori “invisibili” e senza diritti: fare rete e renderli liberi di scegliere

Rosaria Brancato

Quei minori “invisibili” e senza diritti: fare rete e renderli liberi di scegliere

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lunedì 25 Novembre 2019 - 11:03

Psicologi, medici, avvocati, magistrati, assistenti sociali: sala gremita all'incontro del Garante per l'infanzia e l'adolescenza

Anche la toponomastica a Messina aiuta a comprendere il perché di certi fenomeni. Ci sono nomi di alcune zone di straordinaria bellezza, ad esempio io abito a Pace, ma c’è Paradiso, Contemplazione. Poi, di converso, ci sono zone periferiche con ben altri nomi: Maregrosso, Fondo Fucile, Mangialupi. Sembra un horror, un libro di Edgar Allan Poe, ma aiuta a capire certe divisioni. Ci sono zone nominate solo attraverso sigle: Zir, Cep, Gescal. Peggio ancora, mi sono capitati casi in cui mi si diceva, questo minore abita in baracca”.

Le parole del procuratore della Repubblica dei minori Andrea Pagano (napoletano a Messina da diversi anni) rendono egregiamente il difficile e complesso contesto di una realtà che emargina, spesso in modo doppio, i minori.

I diritti dei minori

Il lungo giorno al Palacultura dedicato ai “diritti dei minori nel procedimento civile e penale”, organizzato dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza Fabio Angelo Costantino, è stato un punto di partenza focalizzato sull’aspetto più importante: fare rete.

Periferia invisibile

Nell’affollata sala del Palacultura, più di 200 partecipanti nel corso delle due sessioni di lavoro, 20 associazioni a sostegno, 2 presidenti di Tribunale dei minori (Messina e Reggio Calabria), psicologi, assistenti sociali, avvocati, giuristi, hanno messo a punto un’analisi di una “periferia invisibile”, di una “periferia nella periferia”.

I dati della dispersione scolastica, unitamente a quelli del disagio minorile, delle dipendenze e della criminalità minorile, disegnano un quadro amaro, a tratti anche buio per la mancanza di sinergie ed anche di risorse.

Liberi di scegliere

Nell’intervento del procuratore Andrea Pagano e in quello altrettanto intenso del presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria Roberto Di Bella è emersa l’urgenza di affrontare i disagi di queste fasce fragili del territorio con la prevenzione e con l’accoglienza. Non a caso il progetto “Liberi di scegliere” di Di Bella, che sta facendo scuola in tutto il Paese, parte da una radice in cui “la ‘ndrangheta non si sceglie ma si eredita per poi sbocciare in storie di estrema consapevolezza e libertà, che il magistrato definisce “Erasmus della legalità”.

Il Protocollo dei minori

Il Garante per l’infanzia, il Tribunale dei minori e il Comune di Messina sigleranno un Protocollo che è il canovaccio dal quale cambiare l’approccio al mondo della devianza e della sofferenza dei minori. Un Protocollo che capovolge il metodo d’intervento e mette al centro il minore ed il suo futuro in un’ottica di integrazione e speranza, più che di repressione.

In realtà il vero sogno di procuratori come Andrea Pagano è la scomparsa del Tribunale dei minori inteso come esclusivamente repressivo e la sua evoluzione in un Tribunale della famiglia nel più ampio senso del termine.

Verso il Tribunale della Famiglia

Ho visto adolescenti che accompagnati dalle maestre a Piazza Duomo restavano a bocca aperta, un po’ come il Ciaula scopre la luna di Pirandello- ha detto Pagano– Sono troppi i minori che trascorrono tutta la vita nel loro quartiere. I miei figli oggi hanno agende quotidiane che sono persino più fitte delle mie: sport, musica, boy scout. Ci sono altri bambini che non lasciano la periferia, abbandonano le scuole. Allora di fronte a queste ingiustizie la Dichiarazione dei diritti del fanciullo va a farsi benedire….. La verità è che la mafia sarà sconfitta solo da un esercito di maestre. E’ per questo che il Protocollo che ci apprestiamo a siglare punta sulla prevenzione e informazione, sulle sinergie con le scuole e con i servizi sociali. Arriverà il giorno in cui il Tribunale dei minori sarà soppresso perché inutile, a favore del Tribunale della famiglia”.

Da anni capita che i minori coinvolti in divorzi conflittuali vengano “gestiti” esclusivamente dal Tribunale, con conseguenze spesso irreparabili nella stessa crescita del bambino o adolescente. Fascicoli separati quando non bloccati per anni.

La famiglie sono sole

Quanto poi alle dipendenze (che sono uguali nel meccanismo anche se diverse nella sostanza o tipologia), le famiglie rischiano di restare sole, al punto che il 50% di chi attraversa queste fasi, successivamente delinque.

Dati allarmanti

A Messina, come illustrato dal Garante per l’Infanzia Fabio Angelo Costantino sono drammatici i dati della dispersione scolastica, nonché quelli sulla povertà assoluta. Purtroppo sono soprattutto le associazioni e la Chiesa ad averne cura e ad occuparsi di queste ferite. Il problema è che ad una situazione di estrema povertà, di abbandono degli studi, finisce per il conseguire un alto rischio di criminalità. Ogni anno si aprono 600 procedimenti civili, provvedimenti di tutela che comportano l’affidamento dei minori a comunità o al servizio sociali.

A Messina, come spiegato dal direttore del Centro giustizia minorile regionale, Rosanna Gallo, mancano comunità specializzate nel trattamento di disturbi per i minori, strutture che invece sono vitali in realtà come la nostra. In particolare mancano comunità per minori con disturbi mentali, anche legati all’uso di sostanze stupefacenti, mancano comunità terapeutiche.

Il direttore dell’Ussm di Messina, Maria Palella ha tracciato le linee di quello che dovrebbe essere il servizio sociale in una visione moderna e d’integrazione.

La premiazione

Uno dei momenti più intensi è stata la premiazione del Presidente del Tribunale dei minori di Messina, Michele Saya, al quale Messina deve tantissimo. Il premio è stato consegnato da Monsignor Cesare di Pietro tra gli applausi dei presenti. Saya, 22 anni al Tribunale dei minori e 40 in magistratura, ha posto al centro del suo impegno due parole: umanità e professionalità.

FARE RETE

Il Protocollo che sarà siglato prevede, tra le altre cose, l’accesso diretto al servizio sociale comunale per l’autorità giudiziaria, in modo che nelle situazioni di altissimo rischio sarà la polizia giudiziaria a supporto delle assistenti. Inoltre tutti gli atti che riguardano il fascicolo di un minore saranno messi a conoscenza del servizio sociale. Insomma l’obiettivo è FARE RETE. L’Ufficio del Garante, insieme con la Procura dei minori, lavorerà sul fronte della prevenzione soprattutto nelle scuole, con obiettivi che mirano anche a ridurre l’alto tasso di abbandono scolastico (che supera il 30%) e la lotta alle nuove dipendenze.

La sinergia è quindi la parola chiave. Non a caso al convegno erano presenti medici, psicologi, avvocati, assistenti sociali, magistrati.

Il grido che nessuno ascolta

La strada è lunga, ma, per percorrerla si possono usare le stesse parole di Lucia Natoli (morta nel rifugio del Falco 10 anni fa), ex direttrice del Servizio minori e ricordata tra emozione e applausi al Palacultura: “ Il nostro lavoro è fatto di impegno e di fatica per cui non si richiede né riconoscenza né ricompensa. Non chiediamo né il successo né quell’effimera visibilità oggi tanto di moda. Anzi, dichiariamo sempre i fallimenti che sono più numerosi dei successi, e stiamo vicini alla sofferenza ed al dolore di madri, padri e figli, un dolore che spesso somiglia al grido e che la società non ascolta o, forse, ha paura di ascoltare”

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