Reggio. 'Ndrangheta, confiscati beni per 160 milioni di euro a imprenditore edile

Reggio. ‘Ndrangheta, confiscati beni per 160 milioni di euro a imprenditore edile

Dario Rondinella

Reggio. ‘Ndrangheta, confiscati beni per 160 milioni di euro a imprenditore edile

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giovedì 11 Agosto 2022 - 10:05

L'imprenditore avrebbe consolidato il suo ruolo, facendo leva sul sostegno di storiche locali di ‘ndrangheta, dai Latella ai De Stefano

REGGIO CALABRIA – Beni per 160 milioni di euro, riconducibili ad un imprenditore reggino operante nel settore edile, sono stati confiscati dalla Guardia di Finanza, dai Carabinieri di Reggio Calabria, insieme a personale della Dia e dello Scico (Servizio centrale d’investigazione sulla criminalità organizzata). Secondo quanto sostenuto da chi ha compiuto le indagini, l’imprenditore, dalla metà degli anni ’80 al 2017, avrebbe avviato e consolidato nel territorio reggino il suo ruolo di imprenditore nel settore edile, facendo leva sul sostegno di storiche locali di ‘ndrangheta, dapprima su quella dei Latella e dagli anni 2000 in avanti su quella dei De Stefano. Il tutto sarebbe emerso nell’ambito delle operazioni “Monopoli” e “Martingala”.

La prima, eseguita dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, avrebbe fatto luce su un sistema di cointeressenze criminali coltivate da imprenditori reggini che, sfruttando l’appoggio di cosche cittadine, sarebbero riusciti ad accumulare, in modo del tutto illecito, enormi profitti prontamente riciclati in fiorenti e diversificate attività commerciali. Le indagini sono culminate, nel 2018, con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 4 soggetti per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, auto riciclaggio, aggravati dall’agevolazione mafiosa, nonché reali su compendi aziendali di imprese/società, beni mobili e immobili, per un valore complessivo stimato in 50 milioni di euro.

In questo ambito, l’imprenditore è stato condannato in primo grado alla pena di anni 12 di reclusione e alla misura di sicurezza della libertà vigilata per anni 3, in ordine al reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Tra l’altro, l’attività investigativa avrebbe consentito di appurare come lo stesso imprenditore avesse stretto un patto sinallagmatico con l’organizzazione criminale e, in particolare, con la cosca De Stefano, in base al quale egli aveva espanso le sue attività economiche a carattere speculativo immobiliare, imponendosi come uno dei principali imprenditori cittadini in tale settore e consentendone l’infiltrazione alla ‘ndrangheta.

La seconda è stata, invece, condotta dal locale Centro Operativo della Dia. e dal Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) del nucleo di Polizia economico finanziaria di Reggio Calabria nei confronti di un articolato sodalizio criminale dedito alla commissione di gravi delitti tra cui, a vario titolo, quelli di associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio e associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, con l’aggravante, per alcuni di essi, del metodo mafioso. L’attività è stata conclusa nel 2018 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 27 persone, nonché di provvedimenti cautelari reali nei confronti di 51 società, anche estere, partecipazioni sociali, beni mobili e immobili e disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo stimato in circa € 119.000.000.

In questo caso, nei confronti dell’imprenditore, sarebbero emersi indizi in ordine alla commissione di reati tributari posti in essere mediante un indebito risparmio d’imposta che avrebbe consentito all’imprenditore di produrre illeciti profitti da reinvestire anche nelle proprie attività aziendali.

Inoltre, una apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti del citato imprenditore, di misure di prevenzione personali e patrimoniali, ha consentito di ricostruire le acquisizioni patrimoniali effettuate dall’anno 1985 all’anno 2017 e di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, anche documentale, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dell’imprenditore, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Nel mese di ottobre 2019 la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, ha disposto, di conseguenza, il sequestro del patrimonio riconducibile al citato imprenditore e, successivamente, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, con il provvedimento in esecuzione ha decretato – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca dell’intero compendio aziendale di 7 tra imprese e società commerciali attive nel settore edile/immobiliare – comprensivo, altresì, di 99 immobili e 16 veicoli – quote di partecipazione al capitale di 2 società attive nei settori edile e turistico, 234 tra terreni e fabbricati, beni mobili, nonché disponibilità finanziarie per un valore complessivamente stimato in oltre 160 milioni di euro.

Con lo stesso provvedimento, l’imprenditore è stato sottoposto alla misura personale della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza per la durata di anni 3, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale.

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