Il verdetto del campo è l’epilogo di una crisi profonda. Gestioni fallimentari, un male che affligge il Messina da 17 anni
A una vittoria dalla salvezza. E’ già un miracolo, in certe condizioni, che il Messina sia arrivato a questo punto. Considerato il finale di campionato e la vittoria a Foggia alla penultima giornata, la speranza era che ci si potesse ripetere.
Non è andata così. La squadra non ha fornito le stesse prestazioni all’altezza ma sarebbe ingeneroso dare responsabilità ai giocatori che, anzi, sono riusciti a restare a galla fino all’ultimo. La retrocessione è arrivata a Foggia solo sul campo ma è frutto di una stagione nata sotto una stella nera.
Una rosa palesemente inadeguata, allestita a inizio stagione, poi rivoluzionata in meglio a gennaio. Un copione già visto negli anni scorsi ma non sempre il miracolo riesce. Una società incompetente e un passaggio di proprietà che ha portato al timone figure ancora più evanescenti e anche inadempienti.
Stipendi non pagati, contributi non versati, silenzio assordante e un’incertezza sul futuro che paralizza ogni iniziativa. Il Messina è ostaggio di persone che hanno dimostrato di non avere le possibilità di gestire una società.
La maglia giallorossa calpestata da gestioni indecorose
La retrocessione non è il peggiore dei mali. Il problema è che la maglia giallorossa è da tempo calpestata da gestioni indecorose. Si potrebbe anche ripartire dalla D se ci fossero basi solide ma non ci sono. La migliore notizia in questo momento sarebbe la sparizione di chi ha in mano le sorti del Messina, in qualunque percentuale. Meglio niente piuttosto che continuare ad essere ostaggi di figure inadeguate.
Era meglio restare in serie C, ovvio. Ma la categoria passa in secondo piano rispetto alla necessità di una società forte, solida e presentabile. Se non c’è, non si va da nessuna parte, in qualsiasi categoria.
Da 17 anni il nulla
Dal lontano 2008 la città non è stata in grado di attrarre o generare un’ombra, nemmeno lontana, di chi possa o voglia creare una società forte e con una visione a lungo termine. Nonostante si riesca a fare calcio dignitoso in Serie C in tantissime altre piazze italiane, a Messina si è sempre navigato a vista, tra fallimenti sfiorati e gestioni allegre, culminate negli ultimi otto anni con l’era Sciotto.
I tifosi sono giustamente stanchi di tirare a campare tra umiliazioni continue, nella speranza di trovare qualcuno che faccia un cambio di passo.
Ripartire dalla D o dall’Eccellenza?
Le difficoltà immediate sono enormi: per iscriversi in Serie D è necessario saldare stipendi e contributi pregressi, una somma che supera il milione di euro, senza dimenticare che sulla società c’è un’indagine in corso.
Se già in serie C era difficile trovare acquirenti, lo è ancor di più in serie D, sempre che la società dei lussemburghesi sia disposta a cedere come ha annunciato. Ecco perché l’obiettivo prioritario deve essere quello di allontanare da Messina persone che fanno solo i loro interessi.
Più realistico pensare di ripartire dall’Eccellenza. E’ vero che vincere un campionato, anzi due (per ritornare nella categoria persa oggi), comporta investimenti significativi. Ma il problema è sempre lo stesso: serve una società seria. Meglio una categoria inferiore con dignità che la serie C in condizioni indegne, come di recente.
La politica e la questione stadio
Se ci sono imprenditori seri e capaci di investire si può ripartire. Viceversa, perché il Messina non diventi di nuovo ostaggio, è meglio chiudere. Messina, con i suoi tanti tifosi nonostante l’ultimo posto e con uno stadio da 40mila posti, ha dimostrato di meritare la serie B o, almeno, una serie C dignitosa. E anche la politica deve fare la sua parte per vendere il prodotto Messina, a partire dalla concessione degli stadi. Una vicenda mai affrontata e risolta nel modo giusto.

Mi sembra inverosimile sostenere che lo stretto di Messina non sia una zona sismica in cui non possa verificarsi un terremoto superiore a 7,1.Costui esprime la onnipotenza più di Dio. Scusate per questa mia espressione. Questo dimostra quanto Ciucci manifestI presunzione e arroganza. Non mi sento da cittadino garantito da una persona senza alcun limite di onnipotenza. Tranne che sia di natura soprannaturale. Il ponte non serve per lo sviluppo sociale ed economico del nostro territorio . È meglio investire sulla città e sulla viabilità ferroviaria e sulle strade. Non ha senso costruire il ponte quando abbiamo autostrade in pessime condizioni e rete ferroviaria ottocentesca che per arrivare a Trapani da Messina occorrono 10 ore. Una sanità pubblica in pessime condizioni e una siccità aggravata da mancanza di invasi e di una rete idrica obsoleta. Il ponte non ci porterà l’acqua e una sanità efficiente e il lavoro. Con il ponte a Messina non si fermerà più nessuno
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…e quei pochi che potrebbero e a cui i messinesi hanno sempre donato il loro sangue, vedi i Franza, sono tra i responsabili di questa deriva calcistica. Diciamo le cose come stanno
Messina è fallita in tutto come città come cittadini come economia come politica governata da un monarca per il semplice fatto che non c’è un opposizione seria, non rimarà neanche come dormitoio, la gente come può scappa da Messina, va dai figli al Nord all’estero.
Nell’articolo il cronista però dimentica di spiegare per quale motivo un imprenditore dovrebbe investire a Messina e nel Messina calcio. Il cronista dimentica di elencare le potenzialità che il territorio ha per indurre un imprenditore a investire. E sempre il cronista dimentica di porre prima a sé stesso la domanda del perché gli imprenditori locali ossia messinesi di città, e Sciotto non era tra questi, si tengano lontani dal calcio.
Meglio ripartire da zero in un campionato minore ma con una società fatta da tifosi e appassionati e libera da qualsivoglia laccio lo del passato sia politico che economico
MESSINA terra amara e strana.
Vedo piccole(Cerignola -Picerno-Giugliano ed alte societa’ di altri gironi serie C) realta affacciarsi ai campionati che contano e grosse societa’ che scompaiono e Messina ha realta imprenditoriali, ma che non vogliono investire adesso, ma aspettano che inizi la costruzione del Ponte perche’ sanno che che arriveranno fiumi di soldi( i grossi imprenditori aspettano questo)
Messina è un fallimento totale, città ( da quando c’è Basile) fondata solo sull estraneo turista!! Nn riconosco più questa Città…nn mi appartiene, è un Bazar!