Pubblichiamo la riflessione di un lettore di Tempostretto, Fabio Costantino e legata ad una frase scritta da qualcuno a Piazza Duomo e che spinge a dare spazio al bisogno di solidarietà e amore che c'è dentro ognuno di noi.
Ho bisogno che tu hai bisogno di me” è il messaggio di amore in cui mi sono imbattuto stamattina; un angolo qualsiasi della città imbrattato con una perla di cuore; il grido di un adolescente al cielo perché Dio ascolti la sua supplica.
Mi fermo a pensare, a guardare, attratto da un riflesso di vita che non mi appartiene più; ritorno velocemente al passato, alla mia adolescenza, che da tanto sento ormai lontana, irraggiungibile.
L’adolescenza, quel ponte che unisce l’infanzia al futuro, è l’inizio di un viaggio verso un mondo confuso, un paese sognato abitato da uomini grandi , orfano spesso di grandi uomini.
Rimango attratto da questo graffito, scolpito con una vernice indelebile sul pavimento di marmo di una piazza ai piedi del Duomo.
Perché un adolescente arriva a deturpare il bene pubblico scrivendo una frase di una profondità infinita? Penso e ripenso, poi mi fermo e mi accorgo che seppur non condivido il mezzo, le sue parole mi inteneriscono, mi commuovono. Mi guardo intorno e mi accorgo che il contesto è brutto seppur mi trovo nel cuore della città: il Duomo.
Cartacce, bottiglie di birra vuote, erbacce, panchine rotte, escrementi di uccelli; segno inequivocabile di scarso senso civico di cittadini e amministratori.
Il contesto in cui mi trovo mi appare come un grande cassonetto pieno di sogni buttati da una intera generazione sfortunata e perduta.
In quel deserto di umanità le parole di quell’ adolescente mi spezzano il cuore; “ ho bisogno che tu hai bisogno di me” è il manifesto sgualcito di una Messina che ancora vive, soffocata da mille maledizioni e nessuna fortuna.
Basterebbe, davvero, poco affinchè questa terra da ragazza bruttina e immatura prendesse consapevolezza del suo fascino ormai sepolto, della sua bellezza infinita.
Messina è donna, dominata da una mascolinità prepotente che non le lascia respiro.
“Ho bisogno che tu hai bisogno di me” è una speranza; il desiderio di non sentirmi più estraneo in casa mia, di sentirmi parte di una memoria e di un progetto. E’ il grido di chi spera di essere ascoltato, di chi non trova un lavoro, di chi vorrebbe studiare ma non ha i soldi per farlo, di chi passa davanti alle vetrine ma non può comprare, di chi crede ma ha smesso di pregare.
Per i ragazzi, “ ho bisogno che tu hai bisogno di me”, significa “dateci una possibilità”, “concedeteci un pezzo di mondo in cui anche noi possiamo diventare protagonisti”; “ascoltate le nostre richieste perché parlano dei nostri bisogni”; “accogliete le nostre paure perché nel loro centro c’è il nostro coraggio”; “raccontatemi il bello perché noi non lo lasceremo più”.
Per i grandi; “ ho bisogno che tu hai bisogno di me”, significa “ sei troppo giovane per camminare da solo”; “penso a tutto io per te”; “ho visto cose che tu non hai ancora visto”; “non fare il passo più lungo della gamba”; ”tutto a suo tempo”; “rimani in debito con chi ti ha dato”;” i giovani sono irresponsabili”; “ senza di me cosa avresti fatto”.
I ragazzi hanno bisogni semplici, essenziali; sono come giardini fioriti che si nutrono di terra, acqua e sole. Diventiamo per loro “terra” perché trovino il giusto nutrimento per i loro sogni; diventiamo per loro “acqua” perché possano lavare le ferite delle loro delusioni; diventiamo per loro “sole” perché possano scaldarsi con la luce infinita del nostro Amore.
Grazie a chi ha scritto quella frase ; ti prego corri a cancellarla perché ormai è fotografata nel nostro cuore.
“ Ho bisogno che tu hai bisogno di me “ è il pianto della nostra Messina che spera ancora di essere salvata.
Messina, io “ho bisogno che tu hai bisogno di me” perchè ti sogno città modello per l’infanzia e l’adolescenza; faro della cultura e delle opportunità, madre amorevole ed accogliente di sogni bambini e progetti ambiziosi.
Grazie Dott. Costantino Fabio Psicologo-Psicoterapeuta

“il desiderio di non sentirmi più estraneo in casa mia”
messina ci mette alla porta.
commovente…complimenti dottore..
Non posso esimermi dal commentare quest’articolo.
Intanto voglio complimentarmi con l’autore per la sua abilità nel romanzare una frase scritta, ovviamente, non per i propositi idilliaci che ci descrive, bensì per fini molto meno nobili. Magari per un amore appena finito tra i banchi di un qualche liceo cittadino.
Probabilmente, la sua formazione l’ha spinta a vedere, in quello sfregio (che nulla ha a che fare con l’arte dei grafiti), un modo profondo per esprimere il malcontento adolescenziale, un grido di aiuto per liberarsi dall’immobilismo tipico di una piccola città dell’estremo sud europeo.
Io che per formazione, di contro, sono portato al razionalismo, che mi impedisce, ahimè, questi straordinari voli pindarici, ci vedo solo una frase tratta da uno di quei film per adolescenti che deturpa la cosa pubblica.
So bene che lei ha voluto trarre spunto per portare a galla problematiche purtroppo radicate a queste latitudini, però io, ripeto, ci vedo solo un gesto sconsiderato che va condannato e perseguito. Nessun grido di dolore o di aiuto, dunque, bensì solo superficialità e maleducazione che portano a certe azioni sconsiderate.
Chiedo scusa per la mia spietata considerzione che tarpa le ali a concetti così belli e profondi ma, sfortunatamente, altrettanto distanti dalla realtà.
La trovo una frase sconclusa, scritta da uno sconcluso lurido imbrattamuri.
Magari se l’avesse scritta sul muro di casa sua non ci avrebbe trovato un significato recondito, forse avrebbe anelato speranzosamente a trovarlo, il lurido imbrattamuri, per tagliargli le manine.