La Raffineria non è solo "fumo". Impiega 596 lavoratori e altrettanti nell'indotto

La Raffineria non è solo “fumo”. Impiega 596 lavoratori e altrettanti nell’indotto

La Raffineria non è solo “fumo”. Impiega 596 lavoratori e altrettanti nell’indotto

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martedì 14 Ottobre 2014 - 06:29

Riceviamo e pubblichiamo l'opinione di uno studente di Economia, Giuseppe Saporita, che tralascia l'aspetto ambientale per focalizzarsi sull'impatto socio-economico dell'azienda

L’evento dello scorso 27 settembre ha destato scalpore ed accentuato ancora di più preoccupazione e sgomento tra gli abitanti di Milazzo e Comuni limitrofi verso quella che oggi può essere definita ‘’The Biggest Company’’ della Provincia di Messina.

Tralasciando ogni aspetto demagogico e prescindendo da quelle che possono essere le ripercussioni a livello ambientale (ambito non di mia competenza), quello su cui vorrei porre l’attenzione, essendo uno studente di economia, è l’impatto socio-economico che questa azienda genera sul territorio.

Non si può non essere d’accordo sul fatto che questa realtà crei ricchezza. L’importante è cercare di capire Come e Chi ne usufruisce. Prima di rendere noti alcuni dei dati socio-economici, mi sembra opportuno delineare un quadro d’insieme: la RAM (Raffineria di Milazzo) è una società consortile per azoni, il cui capitale è per metà posseduto da Eni S.p.A. e metà da Kuwait Petroleum Italia S.p.A.

La natura consortile di RAM porta la stessa a non avere come principale obiettivo la realizzazione di un utile, ma semplicemente l’ottenimento di un Valore economico aggiunto (Valore della produzione-Costi operativi) da distribuire tra i differenti stakeholders aziendali (dipendenti, finanziatori, pubblica amministrazione, ecc).

Sulla base dei dati del 2013, 42 milioni 98mila euro sono serviti per il pagamento di salari e stipendi, 4 milioni 958mila euro sono stati pagati alla Pubblica Amministrazione, 228mila euro sono stati erogati alla comunità.

A sottolineare l’attenzione di RAM verso le imprese del territorio, sono i 48 milioni 800mila di euro di fatturato realizzato dai fornitori RAM della Provincia di Messina.

Sul fronte occupazionale essa impiega oggi 596 unità dirette (altrettante nell’indotto), distribuite tra dirigenti, quadri, impiegati ed operai, di queste il 97% proviene dalla Provincia di Messina di cui il 50,8% sono di origine milazzese ed il 27,7% proviene dai Comuni limitrofi; solo il 2% degli occupati non ha origini siciliane. Quanto detto dimostra coma la RAM punti a valorizzare la forza lavoro locale. I contratti a tempo indeterminato sono pari al 97,5% del totale.

Nonostante il 2013 abbia visto un calo di materie prime lavorate, frutto della crisi in atto, la RAM non ha affatto diminuito il personale diretto e né i rapporti con le ditte terze dell’indotto.

Per evidenziare quanto detto sopra è utile, a mio parere, effettuare un confronto con un’altra realtà operante nello stesso settore, ad esempio la Raffineria di Gela.

Nonostante quest’ultima abbia una capacità di raffinazione superiore, presenta oggi alcuni gap rispetto a RAM. Sulla base dei dati riferiti all’anno 2012, la Raffineria di Gela ha ridotto la forza lavoro di 113 unità, diminuito i rapporti con le ditte dell’indotto e sono stati rilevati incidenti gravi sul lavoro pari a sei contro i tre anni festeggiati quest’anno da RAM senza infortuni.

Nonostante le numerose critiche mosse in materia di impatto ambientale e sicurezza, è indubbio che RAM svolge un ruolo di motore di sviluppo economico sul territorio, potendosi definire ciò che al giorno d’oggi viene comunemente detta ‘’Anchor firm’’.

Con quanto detto non intendo cancellare o sminuire l’accaduto: è chiaro che ci sono state o probabilmente ci saranno ripercussioni a livello ambientale, ma prima di trarre conclusioni azzardate, sarebbe opportuno considerare, prescindendo dal singolo evento, che RAM oggi genera per molti nostri concittadini la fonte principale di reddito un dato questo da non sottovalutare considerato il periodo di crisi che viviamo.

A mio avviso, tutto ciò che è stato detto in questi giorni da più parti attraverso i vari mass-media, su quanto accaduto, non deve ridursi a sterili critiche: non si può dire no a RAM senza avere progetti alternativi concreti.

2 commenti

  1. Questa “lettera” è l’esempio di come il sistema universitario non riesca a rinnovarsi e stare al passo con i tempi. L’analisi sopara descritta appartiene alla cultura indistriale degli anni 60, la stessa che ha creato in una delle più belle aree del Mediterrraneo il mostro “Raffineria”, deturpando risorse naturali ma sopratutto quelle umane.

    Avere 600 occupati non è una giustificazione economica se si considera che l’incidenza nella Valle del Mela dei tumori legati a fattori ambientali ampiamente riscontrabili è al di sopra non solo della media italiana ma anche della media nelle 44 aree SIN (siti di interesse nazionale). Questo dato è possibile trasformarlo in un dato economico se si considerano soltando le spese per il Sistema Sanitario Nazionale, il sistema pensionistico e della previdenza sociale, lascio a te dedurre il perchè…

    Inoltre con l’esaurimento del risorse di idrocarburi, la raffineria pian piano, come successo per Gela, andrà verso una lenta ma inesorabile chiusura, tanto vale accelerare il processo e intervenire fin da subito responsabilizzando chi ha causato l’inquinamento dell’area traendo profitti a discapito del territorio.

    La chiusura della raffineria, sarebbe uno dei migliori investimenti di politica pubblica che potrebbe essere attuata.

    Difatti il sito dismesso sarebbe oggetto di bonifica ambientale, il che manterebbe più o meno alterata l’occupabilità dell’area ma generando maggiori benefici economici se consideri l’indotto per lo smaltimento dei rifiuti.

    Inoltre la piana dove è attualmenta sita la raffineria verrebbe restituita alla collettività e con la buona politica valorizzata in funzione di Milazzo e zone limitrofe. Certo forse non si potrebbe da subito restituire l’area all’agricoltura, ma certamente al Turismo con un piano di sviluppo ad hoc.

    Considerato i tuoi studi di economia ti consiglio vivamente di approfondire l’economia legata alla “decrescita felice”, alla “Felicità Interna Lorda”, o più semplicemente al BES,La misurazione del Benessere Equo e Sostenibile, quest’ultima “sviluppata” dalla fondazione Enrico Mattei.

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  2. Questa “lettera” è l’esempio di come il sistema universitario non riesca a rinnovarsi e stare al passo con i tempi. L’analisi sopara descritta appartiene alla cultura indistriale degli anni 60, la stessa che ha creato in una delle più belle aree del Mediterrraneo il mostro “Raffineria”, deturpando risorse naturali ma sopratutto quelle umane.

    Avere 600 occupati non è una giustificazione economica se si considera che l’incidenza nella Valle del Mela dei tumori legati a fattori ambientali ampiamente riscontrabili è al di sopra non solo della media italiana ma anche della media nelle 44 aree SIN (siti di interesse nazionale). Questo dato è possibile trasformarlo in un dato economico se si considerano soltando le spese per il Sistema Sanitario Nazionale, il sistema pensionistico e della previdenza sociale, lascio a te dedurre il perchè…

    Inoltre con l’esaurimento del risorse di idrocarburi, la raffineria pian piano, come successo per Gela, andrà verso una lenta ma inesorabile chiusura, tanto vale accelerare il processo e intervenire fin da subito responsabilizzando chi ha causato l’inquinamento dell’area traendo profitti a discapito del territorio.

    La chiusura della raffineria, sarebbe uno dei migliori investimenti di politica pubblica che potrebbe essere attuata.

    Difatti il sito dismesso sarebbe oggetto di bonifica ambientale, il che manterebbe più o meno alterata l’occupabilità dell’area ma generando maggiori benefici economici se consideri l’indotto per lo smaltimento dei rifiuti.

    Inoltre la piana dove è attualmenta sita la raffineria verrebbe restituita alla collettività e con la buona politica valorizzata in funzione di Milazzo e zone limitrofe. Certo forse non si potrebbe da subito restituire l’area all’agricoltura, ma certamente al Turismo con un piano di sviluppo ad hoc.

    Considerato i tuoi studi di economia ti consiglio vivamente di approfondire l’economia legata alla “decrescita felice”, alla “Felicità Interna Lorda”, o più semplicemente al BES,La misurazione del Benessere Equo e Sostenibile, quest’ultima “sviluppata” dalla fondazione Enrico Mattei.

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