In attesa del contratto di servizio l’Atm propone il Piano delle linee bus, ma non mancano i dubbi

Rimodulare il servizio, razionalizzare linee e percorrenze, creare un nuovo sistema che porti alla città maggiore efficienza. E’ questo uno dei principali temi su cui l’amministrazione comunale e la dirigenza Atm intendono puntare in prospettiva futura. Lo ha puntualizzato pochi giorni fa anche il vicesindaco Guido Signorino, durante la presentazione del piano decennale di riequilibrio, spiegando anche quale sarebbe il percorso, sulla carta, per trasformare l’azienda da pozzo inesauribile di debiti a realtà produttiva. Per questo è in dirittura d’arrivo il contratto di servizio che sarà il primo strumento utile a regolare i rapporti tra Comune e Atm, a definire la tipologia di servizi che l’azienda di via La Farina dovrà garantire e il relativo budget che il Comune intende spendere per quei servizi. La redazione del contratto di servizio è toccata al Dirigente del Dipartimento mobilità Mario Pizzino che dovrà inserire anche tutti quei correttivi che riguardano più da vicino l’organizzazione del trasporto pubblico.

Per andare incontro alle esigenze dell’amministrazione e del dipartimento, dai cassetti dell’Atm è stato tirato fuori il Piano delle linee dei bus strong> approntato già la scorsa estate da un pool di tecnici ATM, sotto la guida del Commissario Manna e dei suoi collaboratori, i funzionari comunali Giuseppe Sorbello per la parte tecnica e Salvatore Cuscinà, oggi direttore faccente funzioni, per la parte amministrativa. Si tratta di un documento in cui i dirigenti hanno ridisegnato i percorsi in modo da coprire più zone ma migliorando i tempi di percorrenza. Si parte dai 40-45 bus oggi in circolazione più un’altra ventina di mezzi per i quali l’amministrazione pare aver già individuato le somme. Un impegno di spesa che oscilla tra i 500 e i 600 mila euro per una ventina di bus Iveco di media lunghezza eco3. Una volta acquistati i bus, secondo il piano Atm se ne dovrebbero mettere subito 56 in servizio per riuscire così a portare il chilometraggio percorso in un anno dagli attuali 2,5 milioni a circa 6 milioni. Aumentando il chilometraggio aumenteranno i contributi che la Regione destina al trasporto pubblico locale, risorse che produrrebbero risparmio per le casse del Comune, anche se in realtà i finanziamenti regionali non vengono inseriti nel contratto di servizio e dunque in teoria non dovrebbero essere tenuti in considerazione in questa fase.

Se quindi il piano delle linee potrebbe rappresentare un primo passo verso il rilancio del servizio, è anche vero che adesso bisognerà capire se il Comune recepirà le indicazioni fornite. Al momento le uniche indiscrezioni trapelate sul futuro dell’Atm sono le dichiarazioni del vice sindaco Signorino che, presentando il piano di riequilibrio, ha parlato di un’Atm che produrrebbe entrate per 55 milioni di euro in dieci anni, tanto da riuscire ad abbassare il contributo comunale dagli attuali 17 milioni a 11. Resta da capire su quale piano o studio siano stati fatti questi conteggi che, anche in casa Atm, appaiono poco calati sulla realtà aziendale.

C’è poi un altro passaggio da considerare. C’è un altro piano sulla mobilità che da settimane circola sui tavoli dell’amministrazione comunale. E’ stato prodotto da Reset che ha così offerto la sua collaborazione portando un progetto chiavi in mano che però bisognerebbe capire se è davvero alternativo o se verrà integrato a quello Atm.

Qualche perplessità è stata sollevata dal segretario Orsa trasporti Michele Barresi che non ritiene possibile abbassare i contributi comunali da 17 a 11 milioni se prima non ci sono almeno 80 bus e non viene risanata l'azienda. “Solo il personale impegna una spesa di 21 milioni e arrivare a 11 è un azzardo che nessuna azienda di trasporto italiana, neanche la più virtuosa può permettersi. L’amministrazione sta considerando trasferimenti per meno del 50% del costo del lavoro, una previsione che anche in prospettiva di 10 anni non ha uguali in Italia, considerato che partiamo da un'azienda che non incassa da mercato neppure il 15% dei costi contro un minimo richiesto dalla legge del 35%. Va bene ragionare nella logica di maggiori chilometri che portano soldi ma non si possono ridurre i trasferimento comunali neppure progressivamente fino a quando non ci saranno mezzi sufficienti e una revisione complessiva della politica dei costi e riorganizzazione della forza lavoro mirata a fare cassa”. Il sindacalista contesta dunque le scelte che l’amministrazione sta pensando di mettere in campo e che, guardando al piano di riequilibrio, pare mirino più a far quadrare i conti che al rilancio. Barresi pone poi una domanda: “Si è pensato a cercare autisti, addetti alla vendita e controllori o si vuol fare filosofia spicciola?”.

Non resta che aspettare di conoscere quel contratto di servizio e le scelte che l’amministrazione farà. Da lì passa una buona fetta del futuro dell’Atm e del trasporto pubblico messinese.

Francesca Stornante

Giovedì, 20 marzo, 2014 – 01:55