Da Omahyma a Flora e Tiziana, quando il coraggio di essere donne libere costa caro

Da Omahyma a Flora e Tiziana, quando il coraggio di essere donne libere costa caro

Alessandra Serio

Da Omahyma a Flora e Tiziana, quando il coraggio di essere donne libere costa caro

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lunedì 07 Marzo 2016 - 19:50

Donne che lasciano il proprio paese per costruirsi una vita migliore, donne che partono per poi tornare a casa, perché è qui che vogliono costruire; donne che lottano per restare ma accarezzano l'idea di fuggire. Come Omayhma, anche un'imprenditrice e un'operatrice internazionale si sono scontrate con una terra che non ama le donne, soprattutto se brave e libere.

Omahyma era una donna libera. Proveniente da una società che non incoraggia le scelte individuali femminili, aveva costruito una propria visione del mondo, una elaborazione culturale e valorialepersonale,e aveva scelto di vivere e lavorare in un paese diversi dal suo, dove voleva crescessero le sue quattro figlie. Una donna libera incontra spesso difficoltà, sia che venga dall'Islam che cresca in Sicilia. Anzi, in questa terra ancora oggi di contrasti, una donna libera incontra maggiori difficoltà. Per questo, pensando ad Omayhma, vengono in mente altre due storie.

Quella di Flora, una imprenditrice donna e madre che si èsempre battuta per far crescere anche il proprio territorio ma che oggi, stanca ed esasperata, accarezza la tentazione di andarsene. Quella di Tiziana, cooperante che dopo aver lavorato nei paesi più lontani, a sostegno di popolazioni in difficoltà, ha deciso di tornare a casa e si scontra con le storture della società siciliana. Una laurea in tasca in scienze internazionali e diplomatiche, Tiziana a 24 anni ha cominciato a girare il mondo per conto divarie organizzazione non governative. In Africa e in America Latina portato avanti progetti che mirano a ridurre le perdite di vite umane e a mitigare l’impatto di disastri originati da terremoti, inondazioni, maremoti e siccità, raccogliendo e rispondendo ai bisogni delle popolazioni vulnerabili.

Dopo oltre 10 anni di questa vita ha deciso di tornare a casa, per amore del proprio compagno e della propria terra. "C'è tanto da fare qua, ci sono tante potenzialità e bisogni inespressi, potremmo tutti vivere di quello che offre la nostra terra mettendo in valore le risorse incredibili che la natura e la storia hanno messo a nostra disposizione", spiega. Oggi Tiziana lavora come consulente per le ong e tra i suoi client ci sono anche le Nazioni Unite. Ma lavorare per la sua terra le sta riuscendo più difficile: "il dialogo con le organizzazioni, le amministrazioni e gli enti siciliani non risponde a logiche di sviluppo sostenibile o che vadano verso la soddisfazione dei bisogno del cittadino".

Fuor di diplomazia, Tiziana donna e professionista libera ha difficoltà a mettere a disposizione della propria terra le sue competenze perché burocrazia, clientelismo, corporativismo e scarsa efficienza del pubblico sono più forti. L'8 marzo è una festa che nel 2016 ha ancora significato, per lei?: "In Italia le stanze del potere sono strette e ancora zeppe di uomini che non si fidano delle donne, neppure in America Latina era così". Flora si è laureata giovanissima, mentre dava alla luce Giulia. Mentre prendeva le redini dell'azienda ereditata dal nonno e passata in mano alla madre, separata. Mentre anche lei si separava. Che fosse un osso duro, insomma, una imprenditrice nata, si è visto prestissimo. Messasi a lavoro, Flora ha convertito l'azienda edile del nonno in una impresa agricola e vinicola, e attraverso i suoi vini, anche a partire dai loro nomi e le etichette, esporta in Giappone, Russia, nord Europa, il suo territorio e una storia di donne: "Ogni vino porta il nome di una donna della mitologia della mia zona, e quando vado all'estero racconto le bellezze del mio mare e delle mie colline d'origine. L'impresa di famiglia, che vorrei tornasse alla terra in tutti i suoi rami produttivi, è passata da mia madre a me e andrà a mia figlia".

Flora, donna libera che si è formata attraverso il lavoro e le difficoltà anche personali, rifiuta i corporativismi, le seduzioni della politica dei compromessi, le adesioni ai club service per interesse personale. E ha scelto la legalità: "Non sono riusciti neppure a convincerci a mettere in piedi un falso incidente per gonfiare il risarcimento quando mia madre ne ha avuto uno vero", racconta, adoperando la parola "neppure" perché in provincia di Messina il fenomeno dei falsi sinistri è così ampio da costituire quasi una regola, così diffuso da aver spinto le compagnie assicurative a scappare. Per questo, davanti alle difficoltà delle luci grigie che adombrano la Sicilia, si trova sola. Dieci anni fa il primo scontro: chiede un finanziamento per trasformare uno splendido podere affacciato sulle isole Eolie in una struttura ricettiva. Ma le pastoie burocratiche e i concorrenti locali ammanigliati col potere le sbarrano la strada.

"Difficoltà di ogni genere dalle banche – racconta – senza contare le pressioni che in un'occasione hanno sfiorato le minacce fisiche". Ancora oggi i sabotaggi all'azienda sono all'ordine del giorno, e le piovono contro le denunce di vicini potenti. Personaggi potenti a livello locsle, che annoverano fior di incarichi, malgrado parenti ritenuti contigui alla criminalitá. Flora combatte tenacemente per la propria azienda, per i suoi dipendenti, per crescere sua figlia dove è nata, pagando tutti i giorno il costo umano ed economico della battaglia.

"Oggi come oggi sogno di vincere il concorso a scuola e vendere tutto quello che ho costruito con fatica", confessa. L'8 marzo per lei? "Oggi come oggi – continua- malgrado ho poco più di 30 anni non riesco a dedicarmi alla mia nuova famiglia come merita"

Alessandra Serio

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