Dove ricerco il mio valore? L’importanza di coltivare i propri talenti

Dove ricerco il mio valore? L’importanza di coltivare i propri talenti

Dove ricerco il mio valore? L’importanza di coltivare i propri talenti

lunedì 10 Giugno 2013 - 09:04

Quanto più felici saremmo se ci decidessimo ad inventarci un lavoro a noi più congeniale? Chiedi alla psicologa: invia una mail all’indirizzo psicologica@tempostretto.it.

Tutti noi siamo dotati di tutte e otto le forme di intelligenza individuate da Gardner. Chi più, chi meno. E’ importante svilupparle tutte per essere capaci di muoverci nel mondo, in grado di intrecciare relazioni interpersonali soddisfacenti e intraprendere attività professionali e sociali gratificanti.
Tutti noi siamo felici se abbiamo l’opportunità di fare una bella vacanza rilassante, di non fare niente in santa pace per un po’. Ma prima o poi, inevitabilmente, sopraggiunge la noia. Cos’è la noia? E’ quel sentimento di vuoto che ci spinge all’azione, a fare qualcosa che ci stimoli per tornare a provare piacere. Il piacere non è dato solo dal dolce far nulla, ma soprattutto dal fare qualcosa che ci coinvolga, facendoci sentire capaci di farla e, contemporaneamente, desiderosi di farla bene, di ottenere un risultato gradito.
Perché troviamo noiose alcune attività, piacevoli altre ed altre ancora impossibili per noi? Tutto dipende da quanto e come quelle attività stimolano i nostri talenti: quelle noiose non ci stimolano affatto, quelle piacevoli ci stimolano perché ci sfidano, ma ci danno buone probabilità di successo, le attività difficili ci richiedono molto più di quanto noi ci sentiamo all’altezza di dare.
I nostri talenti possono essere stimolati dagli hobby, ma anche dal lavoro che ci scegliamo. Se scegliamo un lavoro che stimola il talento verso il quale ci sentiamo più inclini, riceveremo da esso maggiori gratificazioni perché ci sentiamo capaci di svolgerlo, ma anche perché ci intrigano le sfide che ci dà, siamo motivati a dedicargli molto tempo ed energie, siamo disposti ad impegnarci per imparare a fare cose che ci appaiono difficili, fuori portata. Perché ci dà piacere sentirci stimolati in quella direzione e perché pregustiamo il risultato che otterremo, lo valutiamo importante, utile, bello.
Facciamo un esempio: Giuseppe fa il commercialista, oramai conosce talmente bene il suo lavoro che inserisce il pilota automatico, da quando inizia a quando finisce la giornata lavorativa. Trova il suo lavoro dignitosissimo perché gli consente di sbarcare il lunario, ma si annoia a morte. Da poco ha iniziato a costruire da sé i mobili della cameretta di suo figlio che sta per nascere. Non ha mai preso un martello in mano prima, eppure ha scoperto che gli piace sentire l’odore del legno, toccarlo, studiarne il verso, disegnare mobiletti che lo esaltino, immaginare cosa verrà fuori da una semplice asse. Deve imparare molte cose, ma non gli pesa perdere un po’ di sonno e rimettersi a studiare. Lui e la sua compagna passano ore ad immaginare il loro bambino che crescerà in quella stanza che stanno preparando apposta per lui.
Perché Giuseppe trova noioso il suo lavoro ed invece si è buttato a capofitto e felicemente in un’impresa che a molti può sembrare troppo difficile e faticosa? Il suo lavoro non lo stimola, non è una cosa che gli piace fare e non lo porta a migliorarsi. Costruire la cameretta per il suo bambino, invece, gli ha fatto scoprire il suo talento, lo ha spinto ad avere la necessità di apprendere nuove nozioni e lui è ben felice di faticare e studiare di nuovo, perché mettere in pratica il proprio talento è una cosa che dà piacere in sé. E questo piacere è ancora aumentato dall’obiettivo che si rappresenta: suo figlio che cresce felice in un ambiente fatto per lui con amore. Quando pensa al futuro di suo figlio e si rende conto che il suo lavoro gli garantisce la necessaria stabilità economica, anche le ore passate in ufficio gli appaiono meno pesanti, questo perché avere in mente un vivido obiettivo che si vuole raggiungere dà la spinta giusta a fare anche cose noiose ma necessarie. Ciò è tanto più vero quanto più queste cose necessarie sono all’interno di un progetto che per noi è fonte di piacere perché stimola il nostro talento in ogni sua fase e non solo perché ci garantisce un obiettivo che vogliamo raggiungere.
Giuseppe deriva felicità del suo hobby, ma passa quasi tutta la sua vita annoiandosi in un lavoro che non fa per lui, perché è cresciuto coltivando un talento non suo, dedicando al suo talento solo poche ore di tempo libero. Quanto più felice sarebbe Giuseppe se si decidesse a inventarsi un lavoro a lui più congeniale? E noi? Abbiamo fatto la scelta di Giuseppe o siamo in un percorso lavorativo e personale che sa valorizzare le qualità di cui siamo dotati?

“Psicologica” è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana di via Ugo Bassi, 145, Messina. Per informazioni telefonare al: 345.2238168.
Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

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