Rifiuti ai privati, rischio dissesto: cosa accade se Messinambiente fallisce

Rifiuti ai privati, rischio dissesto: cosa accade se Messinambiente fallisce

Francesca Stornante

Rifiuti ai privati, rischio dissesto: cosa accade se Messinambiente fallisce

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sabato 27 Ottobre 2018 - 06:35

Si dovrà aspettare il 7 novembre per sapere quale sarà la fine di Messinambiente, ma il fallimento sembra ormai davvero ad un passo. Si apriranno scenari difficili, il debito supera i 100 milioni. Cosa potrà accadere a MessinaServizi, al settore rifiuti, ma soprattutto al Comune

Messinambiente è ad un passo dal fallimento. Il 7 novembre la società dovrà presentarsi in Tribunale per l’ultima udienza di una procedura fallimentare iniziata nel novembre 2016 e adesso praticamente giunta agli sgoccioli. I creditori non hanno approvato il concordato costruito per scongiurare il crac, a questo punto la legge fallimentare prevede che il debitore, cioè Messinambiente, venga convocato in udienza per essere ascolta in camera di consiglio. L’ultimo atto prima di quella che sembra ormai una fine già scritta e che si traduce in una sola parola: fallimento.

Un’ipotesi che potrebbe diventare realtà dopo il 7 novembre e che apre scenari difficilissimi e preoccupanti per la gestione rifiuti e ancor di più per Palazzo Zanca. Due binari che camminano paralleli, che sono legati a doppia mandata e che rischiano di far tremare pesantemente le fondamenta di Palazzo Zanca.

Partiamo da cosa potrebbe succedere a MessinaServizi e alla gestione rifiuti. Su questo fronte la Legge Madia del 2016 sulle partecipate parla chiaro: «Nei 5 anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società in controllo pubblico titolare di affidamenti diretti, le Amministrazioni pubbliche controllanti non potranno costituire nuove società, né acquisire partecipazioni in società già costituite o mantenere partecipazioni in società qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita». Quindi il Comune di Messina, socio al 100% di MessinaServizi, non potrà mantenere queste partecipazioni, visto che MessinaServizi gestisce gli stessi servizi di cui si occupava Messinambiente. E questo significherebbe che il Comune dovrebbe procedere ad un affidamento ai privati del settore rifiuti. Un’ipotesi che in realtà non sposta molto i progetti dell’amministrazione De Luca che proprio sui rifiuti ha sempre ribadito l’intenzione di privatizzare il servizio, prevedendo già nello scorso mese di giugno la messa in liquidazione di MessinaServizi per optare all’affidamento privato (VEDI QUI).

Appare però opportuno rammentare che la legge fallimentare, per quanto riguarda la crisi delle imprese pubbliche, prevede eccezionalmente la possibilità di un esercizio provvisorio, in toto o limitatamente a singoli rami dell’impresa, allo scopo di salvaguardare l’avviamento aziendale e sempre che non arrechi pregiudizio ai creditori. Questo per evitare un’interruzione di servizi che potrebbe essere pregiudizievole per la collettività, come in questo caso un’eventuale stop dei servizi di igiene ambientale. Un dettaglio da non sottovalutare perché bisogna ricordare che MessinaServizi opera in virtù di un contratto di usufrutto di ramo aziendale firmato con Messinambiente lo scorso 27 febbraio (VEDI QUI) e quindi di fatto rappresenta quel ramo d’azienda che potrebbe rientrare nella possibilità di un esercizio provvisorio. Almeno per salvaguardare nell’immediato servizi e lavoratori e avere il tempo necessario per individuare quale potrà essere la strada da percorrere.

Bisogna però capire quali conseguenze avrà un possibile fallimento di Messinambiente sulla casa madre: il Comune. In ballo c’è un debito che supera i 100 milioni di euro e inevitabilmente Palazzo Zanca sarà coinvolto in tutto ciò che scaturirà dalla dichiarazione di fallimento di una delle sue partecipate. Una mannaia che potrebbe abbattersi in questa delicatissima fase di rimodulazione del Piano di riequilibrio da parte dell’amministrazione De Luca. Anche perché nell’ultima versione del piano targato Accorinti, erano stati cancellati ben 40 milioni di euro inizialmente previsti per coprire le perdite di Messinambiente, visto che la società era in procedura concordataria. E dunque probabilmente si dovrà aprire una discussione anche su questo fronte.

Ovviamente il rischio peggiore è che il fallimento di Messinambiente trascini il Comune al dissesto. Un’ipotesi neanche troppo lontana e che si è già verificata in un comune della Lombardia, dove la Sezione regionale della Corte dei Conti ha avviato la procedura di dichiarazione di dissesto di un Comune proprio perché l’ente, già indebitato e in condizione di pre-dissesto, non avrebbe potuto assorbire l’ingente perdita causata dal fallimento di una sua partecipata con le ordinarie procedure contabili.

Al momento però ci si muove solo nel campo delle ipotesi. Per sapere cosa accadrà bisogna aspettare il 7 novembre. Ciò che è certo è che il quadro è davvero preoccupante.

Francesca Stornante

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