Si chiama stratwarming e potrebbe portare il gelo a marzo

Si chiama stratwarming e potrebbe portare il gelo a marzo

Daniele Ingemi

Si chiama stratwarming e potrebbe portare il gelo a marzo

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domenica 19 Febbraio 2023 - 12:45

A causa di questo fenomeno, dalla Siberia, ecco cosa potrebbe accadere qui nelle prossime settimane

METEO MESSINA – Dopo un primo modesto riscaldamento, avvenuto a inizio gennaio, la stratosfera polare in questi giorni ci sta riprovando, con un evento di “stratwarming major” che sta iniziando a prendere piede sopra la Siberia orientale.

Con il termine “stratwarming” ci si riferisce a un anomalo riscaldamento della stratosfera terrestre sopra la regione artica, indotto da un insieme di fattori dinamici. Fra questi vi potrebbero rientrare l’attività solare e soprattutto l’intensità delle onde planetarie che attraversano l’emisfero. Lo stratwarming si presenta quasi sempre nel periodo invernale, in più sembra interessare in misura maggiore l’emisfero settentrionale, ed in misura minore quello meridionale, dove il fenomeno è ben più raro.

Tale anomalo riscaldamento della bassa stratosfera, una volta attivo, tende gradualmente ad espandersi verso l’alta troposfera, causando un importante aumento termico che ha delle conseguenze importanti sull’evoluzione meteorologica al suolo. Con molta probabilità questi intensi e repentini riscaldamenti della stratosfera polare sono generati dal trasporto di calore, dal basso verso l’alto, dalle “onde di Rossby”, quando quest’ultime tendono a dissiparsi nell’alta troposfera. In questi casi il trasporto di calore, dalla troposfera alla stratosfera, oltre a scaldare notevolmente la stratosfera, provoca una instabilizzazione della struttura del vortice polare, favorendo un cambio di circolazione dei venti in stratosfera, con ripercussioni a cascata sulla circolazione sinottica, a livello emisferico.

L’imponente stratwarming in atto fra la Siberia orientale e l’Arcipelago Artico canadese

Cosa accade in caso di “major stratwarming”?

L’aumento delle temperature in stratosfera generalmente causa un indebolimento del vortice polare e l’apertura dei primi “canali di aria fredda” verso le medie latitudini. Nei casi più estremi un intenso riscaldamento della stratosfera polare è in grado di produrre una rottura o separazione (detto “split”) in due o più vortici del cosiddetto vortice polare, denominati lobi. Spezzandosi in più “lobi”, che tendono a muoversi verso le latitudini più meridionali (in genere quelli principali si collocano tra l’Artico canadese, la Scandinavia e la Siberia orientale), si verrebbero a realizzare condizioni di maltempo, con nevicate e un consistente calo termico, possono interessare l’Europa, nord-America e Asia centro-settentrionale.

Va pero detto che lo stratwarming non porta sempre episodi di freddo intenso e ondate di maltempo. Questo dipende dal tipo di configurazione barica che si va a generare su scala continentale. Ad esempio, se il “lobo europeo” del vortice polare scivolerà verso la Spagna e la Francia, con lo scivolamento di aria fredda fino al Marocco, da noi si avrebbe una risposta di aria estremamente mite, in risalita dal Sahara algerino, fino all’Italia e all’area balcanica, con un conseguente intenso rialzo termico.

L’andamento del vortice polare stratosferico a fine mese

Gli effetti a distanza di settimane

Gli eventi di stratwarming, specie quelli intensi, possono favorire la discesa di importanti ondate di freddo verso le latitudini temperate, diverse settimane dopo la loro comparsa. In un evento di “major stratwarming”, abbastanza forte, le temperature nella bassa stratosfera artica possono crescere in modo drastico, anche di +50°C +60°C rispetto ai valori standard. Una anomalia termica positiva veramente impressionante che può produrre (non capita in tutti i casi) un vero e proprio sconvolgimento barico sulla troposfera sottostante. Il meccanismo è sempre lo stesso.

L’intenso surriscaldamento, che interessa la parte bassa della stratosfera, tende inevitabilmente ad estendersi verso il basso, interessando pure l’alta troposfera, e quindi quel pezzo di atmosfera terrestre che influenza più direttamente il clima. Qui il sensibile aumento termico, che scivola dalla stratosfera, produce un forte aumento dei valori di geopotenziale.

Si vengono così a creare dei massimi di geopotenziale, fra bassa stratosfera e alta troposfera, i quali tendono a collaudare una imponente area anticiclonica, ben strutturata nell’alta troposfera, che si estende ulteriormente verso il basso, andando così a destabilizzare la figura del vortice polare, la quale, di tutta risposta all’attacco anticiclonico e all’improvviso aumento dei geopotenziali in quota, andrà a spaccarsi in due o più “lobi” (“split”) in movimento verso le medie latitudini, fra l’Asia settentrionale, il nord America e l’Europa. I vari “lobi” secondari del vortice polare, scivolando verso le medie latitudini, vengono alimentati dal costante afflusso di masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, spinte dal robusto anticiclone artico che si va a collocare, temporaneamente, al di sopra del mar Glaciale Artico, con massimi barici che spesso possono oltrepassare i 1040-1050 hPa.

Gelo e neve sull’Italia a marzo?

Nei prossimi giorni inizieremo a vedere le prime conseguenze di questo importante riscaldamento della stratosfera polare, sopra l’est della Siberia, con un vortice polare stratosferico pronto a coricarsi fuori asse, in direzione del vecchio continente, favorendo nuove discese di aria fredda verso l’Europa, da qui alle prime due decadi di marzo. Prima di concludere bisogna sottolineare come senza la complicità delle due importanti figure anticicloniche oceaniche dell’emisfero boreale, l’alta pressione delle Aleutine sul nord Pacifico e quello delle Azzorre sull’Atlantico settentrionale, lo stratwarming sopra l’Artico alle volte non basta per produrre importanti ondate di gelo verso le basse latitudini.

Anzi, se l’intenso riscaldamento della stratosfera non riuscirà a propagarsi in maniera omogenea agli strati inferiori, fino a penetrare nell’alta troposfera, favorendo un significativo aumento dei geopotenziali, i risultati, sulla circolazione generale dell’atmosfera, saranno scarsi, senza alcun tipo di conseguenza.

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