Il caso giudiziario di una ragazzina delle Eolie che ha rischiato il suicidio
PALERMO – Una relazione tossica, in gran parte a distanza e condotta attraverso diverse piattaforme social e sistemi di messaggistica, ha portato una ragazzina delle Eolie ad un passo dal suicidio. Un caso di blue whale, il gioco di ruolo che diventa male sottile e pericolosissimo che cristallizza uno dei “nuovi disagi” patologici diagnosticati alla generazione Z, al centro di un caso giudiziario chiuso qualche giorno fa con la decisione del giudice per le indagini preliminari di Palermo Maria Pino.
Il verdetto
La giudice che ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di un adolescente del palermitano. Contro di lui, le accuse legate alla storia della quasi coetanea eoliana, che ha rischiato grossissimo per una relazione durata qualche mese. Il giudice ha ritenuto che la messa alla prova, richiesta ed effettuata dal giovane, avesse dato buon esito, ed ha chiuso il procedimento giudiziario. Intanto la vittima e la sua famiglia, assistiti nel procedimento dall’avvocato Francesco Rizzo, tornano alla vita normale, in un lungo cammino di recupero. Il legale aveva ottenuto un approfondimento degli accertamenti, dopo una prima richiesta di archiviazione cui la famiglia si era opposta. Da qui l’imputazione coatta per il giovane palermitano, accusato di diffamazione, minacce e accesso abusivo al sistema informatico. Poi la messa alla prova.
La depressione e l’autolesionismo
A dare il via all’inchiesta è stata la denuncia dei genitori della ragazza, alla fine del 2018. In particolare della madre che, trasferitasi in centro Italia con la figlia, si è accorta che la ragazza era precipitata in un incubo. “Non usciva più, non si curava, era sempre triste. Ho trovato dei pezzi di cotone sporchi, mi ha detto di essere caduta. Ma io ho trovato le lamette, si è tagliata. E ho scoperto una lettera d’addio, insieme a un appunto con una lista di numeri di telefono”, racconta la madre ai carabinieri. Lo spettro del tentativo di suicidio stringe la gola alla madre, convinta che la figlia non abbia digerito il trasferimento. Così le due si rivolgono ad una terapeuta e, tempo dopo, la madre riporta la figlia in Sicilia, per reinserirla nel contesto d’origine.
Il blue whale
La speranza dei genitori che la figlia torni a fiorire si spegne subito: l’adolescente è sempre più depressa, e dopo l’ennesima spiegazione fumosa, si scioglie in un pianto a dirotto e racconta tutto: l’estate precedente ha conosciuto un ragazzo poco più grande, sui social, ed hanno cominciato una relazione a distanza, un paio di volte si sono anche incontrati dal vivo. E’ stato l’allontanamento a spegnere la ragazza? Purtroppo per i genitori le scoperte più brutte dovevano ancora arrivare. Continuando a tenerla d’occhio, infatti, la madre ha scoperto che il ragazzino l’aveva completamente soggiogata, spingendola nel tunnel di quello che è definito il blu whale: dopo essersi scambiati immagini hot, la giovane era stata indotta a giochi di ruolo su una piattaforma specifica, spingendosi sempre più in là, nei gesti di autolesionismo, arrivando al tentativo di suicidio. In più lui si era impossessato di tutte le password e gli accessi ai profili social di lei. Troppo, per i genitori, che a quel punto si sono immediatamente rivolti alle forze dell’Ordine.
