La profezia di Marx si è avverata a livello planetario. Dialogo tra un filosofo e un giurista

La profezia di Marx si è avverata a livello planetario. Dialogo tra un filosofo e un giurista

Rosaria Brancato

La profezia di Marx si è avverata a livello planetario. Dialogo tra un filosofo e un giurista

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domenica 21 Giugno 2015 - 07:37

La crisi vista attraverso due punti di vista diversi, quella del filosofo Salvatore Natoli e quella del Costituzionalista Gaetano Silvestri

La profezia di Marx alla fine si è avverata: una società nella quale i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, con l’aggravante di una distanza sempre più profonda tra le due classi e una differenza numerica sempre più profonda con pochi ricchi sempre più ricchi e un’immensa prateria di poveri.

Le ragioni e le analisi di una crisi che è diventata una fase di passaggio tra un’epoca e un’altra sono state al centro del “Dialogo tra un filosofo e un giurista”, dibattito organizzato dal Meic-Messina (Movimento ecclesiale d’impegno culturale) nell’Aula magna Pugliatti del Dipartimento di giurisprudenza.

L’incontro, coordinato e moderato dal professor Luigi D’Andrea, presidente del Meic-Messina, ha visto intrecciarsi l’analisi della crisi attraverso due punti di vista, quello del filosofo Salvatore Natoli e quello del costituzionalista Gaetano Silvestri, ex presidente della Corte Costituzionale, un intreccio che ha consentito ai presenti di guardare la complessità e nel contempo la “linearità” di un processo che caratterizza tutte le fasi di cambiamento.

“La crisi evoca una fase di passaggio da una condizione di equilibrio ad un’altra- ha premesso il costituzionalista D’Andrea- La crisi infatti mescola continuità e discontinuità. In questo momento ci troviamo ad affrontare una fase che è principalmente caratterizzata dalla crisi economico-finanziaria ma che diventa crisi delle istituzioni, con un dibattito infinito sulle riforme Costituzionali, iniziato negli anni ’80, crisi etica, crisi della politica”.

Da queste considerazioni è nata l’esigenza di affrontare nel corso di un unico dibattito le diverse sfaccettature della fase di transizione che stiamo attraversando, con l’obiettivo di comprendere che,come ha chiarito il noto filosofo Salvatore Natoli: “la crisi è una lacerazione, un punto di passaggio che esige un giudizio e se usiamo come unica categoria il definitivo non riusciamo a leggerla, non comprendiamo il divenire, diventiamo catastrofisti”.

Il primo passo da fare è quindi quello di accettare il “transitorio”, il comprendere che i germi di una crisi sono già insiti nel momento iniziale, pertanto non possiamo fermare le fasi di cambiamento, ma prenderne atto, “giudicarle” e quindi governarle senza subirle. Partendo da questi presupposti Natoli ha analizzato le origini del periodo attuale ed è risalito alla seconda parte del ‘900 che ha visto, soprattutto nell’ultimo ventennio del secolo, una corsa al benessere, un’accettazione passiva alla logica “dell’indebitamento per consumare”, un viaggio verso la deregulation.

“L’imperativo era: fare soldi- ha spiegato- ed il consumatore è diventato l’unico modello che ha spinto ad un edonismo di massa, alla creazione di un diritto incondizionato al piacere ed ha comportato una mutazione antropologica. Dagli ideali del ’68 si è arrivati al libertinismo e ad una polarità alto-basso che ha portato chi sta in basso a desiderare sempre di più fino ad arrivare ad una patologia del desiderio”.

L’aspetto più inquietante è che questa “patologia del desiderio” riguarda i beni di consumo e non i valori, i principi o ciò che serve per vivere, ma si tratta di “desideri indotti” come ben simboleggia il famoso spot della “Milano da bere”. Secondo Natoli tutto questo ha comportato la perdita del valore della memoria, obbligandoci a vivere solo nell’istante presente e per l’istante presente.

“In un simile quadro- ha concluso- chi fa politica lo fa solo per il potere e gli altri, la collettività, abdica anche alla critica. Per uscirne possiamo solo iniziare dal dolore del mondo, è quello il punto di partenza, ricominciare riuscendo a riconoscere il dolore del mondo, ma l’attuale società o lo rende patetico o lo nasconde”.

E se il punto di vista del filosofo ha tratteggiato un quadro di una società immobilizzata in un eterno presente senza anima, senza ricordi e senza spinte per il futuro, il giurista ha contestualizzato la crisi etica tenendo conto delle regole che la società dovrebbe darsi. Gaetano Silvestri ha quindi brevemente tracciato le diverse fasi di crisi dello Stato, da quella dello Stato liberale a quella dello Stato sociale, ricordando come, ogni epoca, abbia sempre avuto la “paura del salto nel buio, l’angoscia del domani” quando si appalesano i primi cambiamenti. Da Costituzionalista appassionato e profondo conoscitore, ha sottolineato come appunto le prime avvisaglie delle crisi erano già chiare dal ’48.

“Lo stesso Calamandrei disse a proposito della Costituzione appena redatta: gli italiani hanno rinunciato ad una rivoluzione oggi per una rivoluzione promessa. In un certo senso la Costituzione ha scatenato una condizione di crisi permanente perché c’è il Libro dei diritti ma non la realtà. Il sistema vive quindi in uno stato di stress permanente. La profezia di Marx si è avverata sul piano planetario con una povertà sempre più ampia, con i ricchi sempre più ricchi ed un’Europa sempre più impotente nell’affrontare queste problematiche”.

Quel che maggiormente preoccupa l’ex Rettore ed ex presidente della Corte Costituzionale è un paradosso: “un tempo si parlava di potere senza responsabilità, oggi si profila la responsabilità senza potere. Oggi infatti ce la prendiamo con chi detiene il potere, con il politico di turno, senza renderci conto che le responsabilità della situazione sono in mano ad altri. C’è un potere finanziario che sovrintende a livello planetario. Le strutture che hanno responsabilità non detengono il potere politico”.

La situazione attuale ha quindi comportato la disaffezione nei confronti della politica ed anche la spoliticizzazione della politica, testimoniata anche dal fatto che non c’è più un’alternativa e che ormai siamo di fronte all’indifferenza tra destra e sinistra, sia nei programmi che nella vita quotidiana dell’amministrare, nonché negli scandali e nelle inchieste. E’ il trionfo del “sono tutti uguali”. Una riflessione amara che ha portato Silvestri a concludere: “La politica oggi si sta riducendo a farci scegliere tra due persone che faranno le stesse cose o non faranno le stesse cose. Da qui l’astensionismo. I partiti sono morti, continuare ad attaccarli, a prendercela con loro è quasi vilipendio di cadavere”.

Rosaria Brancato

10 commenti

  1. ” La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. L’unico pericolo della crisi è la tragedia che può conseguire al non voler lottare per superarla.”

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  2. ” La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. L’unico pericolo della crisi è la tragedia che può conseguire al non voler lottare per superarla.”

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  3. Cara ROSARIA sulla CRISI preferisco le parole di Albert Einstein. “Non pretendiamo che le cose cambino,se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella
    crisi che sorge l’inventiva,le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi,inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. “

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  4. Cara ROSARIA sulla CRISI preferisco le parole di Albert Einstein. “Non pretendiamo che le cose cambino,se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella
    crisi che sorge l’inventiva,le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi,inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. “

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  5. Prego, consultare i report di Credit Suisse (http://economics.uwo.ca/people/davies_docs/credit-suisse-global-wealth-report-2014.pdf) o i lavori della Banca Mondiale o, ancora, qualche paper di Xavier Sala-i-Martin in merito alla castroneria delle disuguaglianze aumentate a livello mondiale.

    Sul discorso della deregulation, stendiamo un velo pietoso: http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2015-04-17/-ogni-giorno-italia-vengono-scritte-21-pagine-nuove-leggi–225659.shtml?uuid=ABpQJUQD

    Ormai siamo davvero arrivati al punto di ripetere tante volte una bugia per farla sembrare vera?

    Se queste sono le menti eccelse messinesi, capisco perché non ci salveremo mai dal baratro nel quale stiamo sprofondando…

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  6. Prego, consultare i report di Credit Suisse (http://economics.uwo.ca/people/davies_docs/credit-suisse-global-wealth-report-2014.pdf) o i lavori della Banca Mondiale o, ancora, qualche paper di Xavier Sala-i-Martin in merito alla castroneria delle disuguaglianze aumentate a livello mondiale.

    Sul discorso della deregulation, stendiamo un velo pietoso: http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2015-04-17/-ogni-giorno-italia-vengono-scritte-21-pagine-nuove-leggi–225659.shtml?uuid=ABpQJUQD

    Ormai siamo davvero arrivati al punto di ripetere tante volte una bugia per farla sembrare vera?

    Se queste sono le menti eccelse messinesi, capisco perché non ci salveremo mai dal baratro nel quale stiamo sprofondando…

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  7. Benedetto XVII 21 Giugno 2015 19:46

    Nuovo, mi hai preceduto. Concordo in pieno. Evidentemente, questo è il massimo livello dell’intellighentia messinese, ahimé

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  8. Benedetto XVII 21 Giugno 2015 19:46

    Nuovo, mi hai preceduto. Concordo in pieno. Evidentemente, questo è il massimo livello dell’intellighentia messinese, ahimé

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  9. Benedetto XVII 21 Giugno 2015 19:52

    Eclips3, mi hai preceduto. Concordo in pieno. Evidentemente, questo è il massimo livello dell’intellighentia messinese, ahimé, siamo alla frutta. Evidentemente, a tutti i livelli, impera la convinzione che Messina (o l’Italia) siano al centro del mondo. Che ci siano milioni e milioni di bambini che non muoiono più di fame è un fatto trascurabile rispetto al desiderio di dimostrare che certe teorie ampiamente smentite dalla Storia sono esatte

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  10. Benedetto XVII 21 Giugno 2015 19:52

    Eclips3, mi hai preceduto. Concordo in pieno. Evidentemente, questo è il massimo livello dell’intellighentia messinese, ahimé, siamo alla frutta. Evidentemente, a tutti i livelli, impera la convinzione che Messina (o l’Italia) siano al centro del mondo. Che ci siano milioni e milioni di bambini che non muoiono più di fame è un fatto trascurabile rispetto al desiderio di dimostrare che certe teorie ampiamente smentite dalla Storia sono esatte

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