La presunta tangente all'ex senatore Denis Verdini non è finanziamento illecito ai partiti, secondo la Procura
MESSINA – Alla vigilia dell’apertura del processo d’appello del filone principale sul così detto Sistema Siracusa, cambia di nuovo il quadro per l’avvocato Giuseppe Calafiore, impegnato a definire il patteggiamento della sua posizione, rimbalzato più volte nei vari gradi di giudizio da giudice a giudice. Il legale siracusano è al centro dell’indagine su presunte tangenti per gestire inchieste e processi, insieme al collega Piero Amara ( i due in foto).
Ieri nuova udienza preliminare a Messina, infatti, dopo che Corte di Cassazione, a febbraio scorso, ha annullato il patteggiamento a 10 mesi e 4 giorni definito dal legale in accordo con l’Accusa, e impugnato dalla Procura di Messina. La stessa Procura in precedenza aveva già ottenuto l’annullamento del precedente accordo, proposto a 11 mesi.
Dopo il rinvio della Suprema Corte ieri l’ufficio degli inquirenti è arrivato in aula con la richiesta di riqualificare uno dei capi di imputazione: non più finanziamento illecito ai partiti ma corruzione. Il giudice si è riservato la decisione ed a fissato alla fine del prossimo gennaio la data d’udienza per esprimersi sul punto.
L’accusa riguarda la somma da 300 mila euro che il legale di Siracusa avrebbe corrisposto all’ex senatore Denis Verdini, condannato a 2 anni in primo grado. Proprio il verdetto del settembre scorso va ora al vaglio dei giudici di secondo grado di Messina, a partire appunto da oggi.
