64 anni fa il più pesante bombardamento anglo-americano su Messina

Il 13 giugno di 64 anni fa si compiva per Messina una delle pagine più nere della seconda guerra mondiale. Nella notte tra il 12 ed 13 giugno 1943 veniva effettuato, dalle cosìdette -fortezze volanti- anglo-americane, uno dei più pesanti bombardamenti aerei sulla città peloritana. Nella furia delle bombe, scanciate dai bombardieri Alleati, veniva anche colpito gravemente la maggiore chiesa cittadina. Le bombe incediarie centrarono in pieno la Basilica Cattedrale tanto da ipotizzare che furono proprio un -regalo- degli Alleati all’arcivescovo del tempo mons. Angelo Paino, considerato filo-fascista da inglesi ed americani. La Cattedrale messinese era stata da pochi anni riaperta al culto dopo il terremoto del 28 dicembre 1908. Ma proprio questo micidiale bombardamento fu più distruttivo dello stesso cataclisma. In poche ore le fiamme, provocate dagli spezzoni incendiari, distrussero secoli di arte, di storia e di devozione messinese. Ben poco si riuscì a salvare di quell’immenso patrimonio conservato fra quelle mura. Andò totalmente distrutto il cinquecentesco apostolato progettato dal celebre scultore toscano Giovan Angelo Montorsoli, il marmoreo pulpito di Andrea Calameck, il grande moisaco medievale del Pantocratore, i grandi affreschi seicenteschi di Giovan Battista Quagliata, i lignei stalli dei canonici eseguiti da Giorgio veneziano, per non parlare, infine, dell’antica e venerata icona della Madonna della Lettera andata in fumo insieme al celebre baldacchino bronzeo di Simone Gulli e all’arca argentea, opera di Artale Patti, che raccoglieva i resti mortali del Santo martire messinese Placido. Miracolosamente si riuscì a salvare, dalle alte temperature del grande incendio, il -sancta santorum- della Basilica: la cappella del SS. Sacramento. La cappella, posta all’interno dell’abside sinistra, dopo lo spegnimento dell’incendio risultò intatta. Era al suo posto il medievale mosaico raffigurante la Madonna della Ciambretta, così le decorazioni marmoree di Jacopo del Duca e la piccola cappellina delle reliquie, che conserva ancora oggi la celebre reliquia del capello di Maria.

Nonostante le gravi perdite Messina, come la mitica Fenice, seppe risorgere dalle ceneri del grande conflitto mondiale ed in pochi anni i suoi cittadini ricostruirono ciò che gli eventi bellici avevano distrutto, prima fra tutte la sua Cattedrale.