Cittadinanzattiva chiede la restituzione delle aree militari e ferroviarie dimesse

Cittadinanzattiva chiede la restituzione delle aree militari e ferroviarie dimesse

Cittadinanzattiva chiede la restituzione delle aree militari e ferroviarie dimesse

lunedì 19 Aprile 2010 - 09:01

L’associazione ha redatto un documento da consegnare alla Regione

“Cittadinanzattiva chiede al Governo Regionale di attivarsi, secondo le previste procedure, per vedersi restituire le aree militari e ferroviarie dismesse: ex Marisicilia, ex ospedale Militare, ex direzione di artiglieria, le tratte ferroviarie Villafranca-Gesso-Camaro-Gazzi, Barcellona-Milazzo-Spadafora, la circumetnea etc”.

La richiesta è stata messa nera su bianco in un documento da recapitare a Mario Centorrino, assessore regionale alla P.I e momentaneamente consegnato a Piero David in occasione del convegno sullo Statuto siciliano.

“Continuano– si legge in un comunicato- le battaglie in favore dei cittadini e del territorio portate avanti dall’assemblea territoriale di Cittadinanzattiva di Messina. L’ultimo impegno è stato il convegno che si è tenuto a Rocccalumera, presso il Parco letterario Salvatore Quasimodo, su “ Lo Statuto tradito : l’art. 32 dello Statuto Speciale della Sicilia.”

Giuseppe Pracanica ha introdotto l’argomento sottolineando che sempre più raramente, nell’azione politico-amministrativa, sia la Regione che gli Enti locali siciliani fanno riferimento allo Statuto. Dopo l’intervento di Giuseppe Greco, segretario regionale di Cittadinanzattiva, che ha confermato la volontà dell’Associazione di battersi per l’attuazione dell’Autonomia, il prof. Andrea Romano, preside della Facoltà di Scienze Politiche ha ricordato, utilizzando documenti coevi, tutti i passaggi più importanti nel processo di stesura del testo dello Statuto Speciale.

Ballistreri, docente della Facoltà di Economia, ha parlato dei rischi che lo statuto autonomista attualmente corre, richiamandosi a due sentenze della corte costituzionale, la 115 e la 116,con cui è stata decretata la fine di una delle peculiarità più importanti che dovevano assicurare l’attuazione del dettato autonomistico della nostra regione. Il diritto ad incassare i tributi delle imprese che risiedono in Sicilia ma che hanno sede legale altrove. Ballistreri ha affermato che “La corte costituzionale ha preso come riferimento l’ordinamento di fatto in materia tributaria per cui le imprese che inquinano in Sicilia possono continuare a pagare le imposte oltre i confini della nostra isola.”. Secondo Ballistreri il patto politico tra la Sicilia e il resto del paese è stato violato. Quando lo statuto fu approvato nel 1946 esso aveva, dal punto di vista politico, una natura pattizia. Si diceva due nazioni in un unico stato (quella siciliana e quella italiana).Questo patto è andato in frantumi.

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