La riflessione - Per tutti noi… che siamo italiani

La riflessione – Per tutti noi… che siamo italiani

La riflessione – Per tutti noi… che siamo italiani

lunedì 27 Dicembre 2010 - 08:59

-Il paese dove i furbi si arricchiscono a spese prossimo-

La convinzione di molti, soprattutto in questi ultimi giorni, è che l’attuale presidente del consiglio sia un poco di buono. Anche nel recente passato e in quello più remoto, ci siamo convinti che i governanti, che si sono avvicendati alla guida del paese, fossero dei poco di buono. E forse lo si dirà anche per chi verrà dopo di loro. Per questo ho cominciato a sospettare che il problema non sta tanto in chi ha governato, governa e continuerà a governare. Il problema forse sta in noi. Si in noi! Come popolo. In noi, come materia prima del paese.

Perché apparteniamo a un paese dove i furbi possono arricchirsi allegramente a spese del prossimo; una magia questa molto più apprezzata della virtù di formare una famiglia con figli, basata sui valori e sul rispetto verso gli altri. Apparteniamo a un paese dove per i libri e la cultura mai si è speso quanto si continua a spendere per giocare al superenalotto e al gratta e vinci. Dove la moneta ha un valore di mercato superiore al tenore di vita medio. Un paese dove i nostri deputati e senatori percepiscono buste paghe, rimborsi spesa e pensioni scandalose. Apparteniamo a un paese dove le imprese private e quelle statali sono diventate dei magazzini di approvvigionamento, dove impiegati disonesti possono tranquillamente fare razzie. Un paese dove la gente si realizza quando riesce a rubare il segnale tv, la fornitura elettrica, il gas e addirittura l’acqua del vicino. Apparteniamo a un paese dove si mente sistematicamente al momento di presentare la dichiarazione dei redditi, per non pagare o per pagare meno tasse. Dove l’impunità e l’illegalità sono ormai un costume, dove gli organi direttivi delle imprese non generano nessun capitale umano, dove non c’è interesse per l’ecologia, dove le persone buttano la spazzatura per strada per poi reclamare al governo la manutenzione dei tombini e delle strade.

Apparteniamo a un paese dove la coscienza è una chimera e la memoria storica, la morale e l’etica vengono molto spesso cancellate dalla speculazione. Dove le morti sono più delle nascite. Dove c’è un sostegno precario per chi soffre e vive solo, perché è più divertente interessarsi di calcio in generale e della nazionale azzurra in particolare. Apparteniamo a un paese dove i certificati medici si possono comprare o rilasciare in cambio di un favore. Dove si possono ottenere buoni benzina barattandoli con un voto. Apparteniamo a un paese dove in qualunque luogo pubblico si rischia di litigare o di subire un pestaggio. Dove l’aggressività ormai è sinonimo di buona educazione. Dove le parole tolleranze e accoglienza significano permesso di soggiorno. Apparteniamo a un paese dove la precedenza ce l’hanno i mezzi gommati e non i pedoni. Dove a molta gente manca il necessario e, più di cercare una soluzione ai loro disagi, se la passa criticando governanti, politici e amministratori di condominio. Dove la stessa gente è abituata ad addossare agli altri la colpa di tutto quello che accade. E se qualcuno prova a fare del bene viene giudicato con pregiudizio, perché crediamo che chiunque faccia del bene lo faccia per un secondo fine.

Così mentre continuiamo a gridare ladro e farabutto al Berlusconi di turno ci sentiamo riscattati noi come persone; senza considerare che proprio ieri abbiamo comprato o scaricato musica e film pirata, riuscendo anche a conseguire tutte le risposte necessarie per superare, senza merito, l’esame di stato che avremo domani. Più continuiamo a gridare falso e lestofante a Berlusconi, o a qualunque altro governante, meglio ci sentiamo noi come italiani; senza pensare che proprio questa mattina abbiamo dato una bella fregatura ad un amico e siamo riusciti pure a frodare i nostri impiegati non pagandogli lo straordinario, o a eludere il nostro datore di lavoro, spassandocela al bar, piuttosto che fare il nostro dovere.

Come materia prima di un paese abbiamo molte cose buone, però ci manca ancora tanto per diventare gli uomini e le donne di cui l’Italia ha veramente bisogno in questo nuovo millennio. Perché questi difetti, questa sagacità congenita, questa disonestà, questa mancanza di qualità umana, più di Berlusconi o di qualunque altro, è quello che continua a fregarci inesorabilmente come persone e nell’insieme come paese. Mi duole ammetterlo… perché anche se Berlusconi si fosse dimesso o fosse stato sconfitto, chi si sarebbe accomodato su quella poltrona avrebbe dovuto comunque lavorare con la stessa materia prima difettosa. Proprio per questo motivo non ho nessuna certezza che altri avrebbero potuto fare meglio di lui o di altri che in passato lo hanno preceduto. Mi accorgo che come popolo siamo prigionieri dell’inerzia, dimostrando di non avere ne la forza, ne la volontà per affrontare il destino con le nostre mani. Erroneamente speriamo che siano gli altri a doverci indicare il cammino verso la soluzione dei problemi. Non abbiamo alcuna intenzione di sradicare i vizi che abbiamo come popolo e cambiare ognuno di noi come singoli cittadini, non riuscendo a comprendere che, così facendo, nessuno di quelli che andrà al governo potrà servire alla causa e dare una risposta ai nostri bisogni. Quello che ci manca è qualcosa di più intelligente. Non certo una ribellione fatta di litigi, polemiche, proteste strumentalizzate e trasmissioni televisive a senso unico. Ci manca fortemente qualcosa di nuovo che cominci a salire dal basso verso l’alto, che rompa gli argini della passività e dell’indifferenza, altrimenti seguiremo condannati al nostro tragico destino. Sarà pur bello essere italiani e vivere all’italiana, però quando questa italianità autoctona continua a recare danno al futuro dei nostri figli, la cosa cambia, perché anche un nuovo governo, con una popolazione schiava del suo malcostume, potrà fare poco o nulla.

Ricordiamoci che quando ci va bene i nostri eroi nazionali sono calciatori, o atleti in genere che vincono una medaglia. Questo accade perché noi stessi crediamo di essere poca cosa e che mai riusciremo a vincere qualcosa, sentendo così il bisogno di vivere il successo attraverso le vittorie degli altri. Ammiriamo la mediocrità attraverso i programmi televisivi, francamente troppo tolleranti con il triste andazzo del paese… troppo tolleranti soprattutto con l’industria della stupidità.

Intanto, distratti come siamo dal nulla, non ci siamo accorti che al posto di cercare nuovi mercati e sostenere le risorse interne del paese, stiamo attendendo immobili che la Cina ci mangi in meno di un ventennio, con la conseguenza che in Italia ci saranno sempre meno prospettive e meno lavoro per i nostri figli.

Dopo questa riflessione francamente ho creduto giusto, durante queste feste, cercare il responsabile di questo sfracello, non per castigarlo ma per esigerli… si esigergli che migliori il suo comportamento. Ho deciso di cercare il responsabile e sono sicuro di incontrarlo questa sera, quando tornerò a casa, quando finalmente avrò il tempo per ammirarmi allo specchio. Sono sicuro che li lo troverò… di fronte a me! A niente serviranno questa volta le sue scuse, la sua insistenza nel voler addossare le colpe agli altri. Questa volta gli voglio esigere, gli voglio supplicare se sarà necessario, che mi aiuti finalmente a costruire una Italia migliore.

Buone Feste a tutti.

Giacomo Chillé

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