In primavera il secondo round per pusher e rampolli del clan del Longano arrestati nel 2020 dai Carabinieri
MESSINA – Si apre il “secondo round” tra Accusa e difese al processo Dinastia sulle nuove leve dello spaccio nei dintorni di Barcellona all’ombra dei rampolli del clan del Longano. E’ stata fissata per il prossimo 25 marzo la prima udienza d’appello per gli imputati che aveva scelto il rito ordinario. La sentenza di primo grado risale a qualche giorno prima di Natale del 2022.
L’inchiesta dei Carabinieri ha svelato l’ascesa dei rampolli del clan del Longano e il mercato della droga tra il barcellonese e Milazzo. In questo processo ci sono soprattutto i componenti della rete di pusher da loro controllati, mentre i presunti capi hanno scelto di definire la partita in abbreviato: il processo di primo grado si è chiuso con 42 condanne.
La sentenza dell’operazione Dinastia
Ecco invece la sentenza di primo grado del Tribunale di Barcellona (presidente Orifici) per gli imputati che avevano scelto il rito ordinario: 17 anni e mezzo per Alessio Catalfamo, 22 anni per Francesco Duilio Doddo, 10 anni per Tindaro Giardina, 8 anni e mezzo per Antonino Iacono, 30 anni (in continuazione con precedenti condanne) per Simone Mirabito, 12 anni per Edmond Ndoj, 4 anni per Vincenzo Nucera, 6 anni e 8 mesi per Vincenzo Rosano, 1 anno e mezzo ( in continuazione) per Andrea Sgroi, 16 anni e 8 mesi per Filippo Torre e Francesco Turiano, 6 anni per Salvatore Torre. Assolti del tutto: Antonino Chiofalo, Mauro Di Bella, Marco Formica, Lucia Di Bella, Bella, Marco Formica, Luciano Fugazzotto, Sebastiano Salicola, Giuseppe Torre, Roberto Torre, prescrizione per Cristina Di Salvo. L’Accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Fabrizio Monaco e Francesco Massara, aveva invocato condanne anche più severe. Hanno difeso gli avvocati Antonio Spiccia, Fabrizio Formica, Giuseppe Tortora, Tommaso Autru Ryolo, Salvatore Silvestro, Diego Lanza e Giuseppe Donato. La Procura ha fatto appello per 14 degli imputati.
La retata anti droga dei Carabinieri
La retata dei Carabinieri è scattata nel 2020 ed ha documentato l’intenso giro di droga, ma anche le estorsioni a tappetto, gestite dalle nuove leve della “dinastia” mafiosa di Barcellona, che aveva rapporti anche gli spacciatori di Giostra, a Messina e che utilizzava anche i canali dei social per piazzare le dosi e raggiungere giovanissimi clienti (leggi qui LO SPACCIO 2.0)
