I graffiti sono arte da preservare, parola di chi li caccia

I graffiti sono arte da preservare, parola di chi li caccia

Pierluigi Siclari

I graffiti sono arte da preservare, parola di chi li caccia

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martedì 18 Dicembre 2018 - 06:19
Street Art

Nato a Filadelfia negli anni ’60, arrivato a New York nel decennio successivo e diffusosi su larga scala a partire dai primi anni ’80, il graffitismo compare oggi sui muri di ogni città dividendo le opinioni degli abitanti. Per alcuni si tratta di opere di grande valore artistico e col merito di spezzare la noia dell’aspetto urbano, altri liquidano il genere considerandolo spazzatura, e sul punto anche Messina ha visto in passato diverse polemiche.

Appartiene decisamente al gruppo di chi apprezza la Street Art Augusto De Luca, sessantatreenne napoletano, fotografo e performer con una lunga carriera alle spalle e al momento alle prese con un progetto riguardante una raccolta di ritratti di personaggi famosi: “Mi sono formato durante gli anni ’70 seguendo la scuola del famoso gallerista Lucio Amelio” ci racconta De Luca, “e proprio frequentando l’ambiente culturale napoletano ho avuto la possibilità di incontrare Keith Haring nel 1983. L’artista era all’epoca famoso solo in certe nicchie, e acquisì notorietà planetaria qualche anno dopo, nel 1986, con la collaborazione con l’azienda di orologi “Swatch” che lo fece conoscere al grande pubblico. Rimasi subito colpito dalla sua arte, dalle sue figure, dai suoi colori.

L’apprezzamento immediato per Keith Haring non fece, però, avvicinare subito Augusto De Luca alla Street Art: “Come dicevo, rimasi affascinato dalle sue opere, ma la cosa finì lì. In seguito, nel 2005, dopo un periodo trascorso a Roma, ero di nuovo a Napoli, e notai sui muri della città tanti disegni colorati su carta che ricordavano le opere appunto di Haring, e di Rauschenberg e altri artisti. Mi colpivano molto questi disegni, e spesso mi ripetevo che dovevo prenderne qualcuno, finché finalmente un giorno ne ho staccati due e li ho portati a casa. È stato un gesto istintivo, all’epoca non sapevo nulla di Street Art; sapevo solo che i disegni mi affascinavano, che non volevo venissero rovinati dalla pioggia o da altre persone, e mi piaceva l’idea di usarli per decorare la camera di mia figlia. Dopo aver raccolto i primi, è nato il me lo stimolo del collezionista, e sono andato avanti”.

Bisogna sottolineare che l’attività di raccolta dei graffiti portata avanti da Augusto De Luca non era spinta solo da un piacere egoista: “Sono entrato in contatto con Luca Borriello dell’Osservatorio Nazionale sul Writing che, venendo a casa mia, è rimasto sorpreso dalla collezione che avevo messo insieme. Borriello parlò della mia attività con una giornalista da “Il Mattino”, che, inaspettatamente, dedicò un lungo articolo alla mia attività”.

La pubblicazione sul giornale napoletano diede grande risalto alla raccolta portata avanti da “il cacciatore di graffiti”, come venne ribattezzato Augusto De Luca e, anche in questo, le reazioni seguenti, soprattutto dei writer, furono contrastanti: “Iabo, un artista che è sempre stato molto avanti, ha apprezzato la mia iniziativa, e insieme abbiamo realizzato il video “Iabo cattura il cacciatore di graffiti”. Altri artisti, invece, da principio furono infastiditi, vedevano il mio agire come un furto. Ricordiamoci che quello della Street art è un mondo particolare, in cui spesso i protagonisti rischiano sanzioni, e c’è una certa diffidenza. Fortunatamente, in breve tutti si sono resi conto della bontà delle mie intenzioni”.

A riprova del suo impegno a favore del genere, Augusto De Luca si è impegnato anche usando il mezzo informatico: “Nel 2007, prima di Facebook e dei social che oggi tutti conosciamo, iniziai a usare Myspace per dare sempre più risalto alla Street art. Creai una pagina con le immagini dei graffiti che avevo raccolto e cercai di coinvolgere un pubblico quanto più eterogeneo possibile, rivolgendomi alla massaia come allo studente, all’artista e all’avvocato. Il riscontro ottenuto fu molto positivo, riuscii a creare un contatto con circa trentamila utenti, e moltissimi mi mandarono dei messaggi per ringraziarmi di aver fatto conoscere loro una corrente che ignoravano e che li aveva entusiasmati. Ho raccolto tutti questi messaggi in un libro diventato corposo quanto Guerra e pace”.

Diventato ormai chiaro il suo ruolo di difensore e diffusore della Street Art, Augusto De Luca è ormai spesso protagonista di mostre e eventi: “Naturalmente sono contento che oggi la Street Art sia considerata a tutti gli effetti una vera e propria arte, e infatti molti importanti musei internazionali dedicano mostre a questo genere. Voglio sottolineare che la mia collezione è sempre a disposizione delle istituzioni e degli enti che desiderano impegnarsi per aumentare sempre di più la diffusione del genere”.

Prima di salutarci, ci confrontiamo con Augusto De Luca su una questione sempre attuale: come capire quando un graffito è davvero un’opera d’arte e quando invece non lo è? “A questo è difficile rispondere” spiega il fotografo, “Come si fa a dire questo è buono e questo no? Chiaramente gli addetti ai lavori, coloro che si nutrono di arte, capiscono immediatamente se un pezzo ha valore. Possiamo dire, però, che ciò che conta è il contenuto. I grandi esponenti della Street Art portano avanti delle provocazioni non gratuite, ma che al contrario spingono alla riflessione e al dibattito, ed è questo che l’arte deve fare. Per esempio, la recente spettacolare mossa di Bansky, che con un meccanismo posto alla base della cornice ha distrutto l’opera “Girl with Balloon” battuta all’asta da Sotheby’s, è un gesto che porta con sé diversi significati, oltre a essere una vincente operazione mediatica. Un vero colpo di genio di quello che può essere considerato un contemporaneo Leonardo Da Vinci”.

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