"La Stu Tirone è stata affossata, non può restare tutto abbandonato"

“La Stu Tirone è stata affossata, non può restare tutto abbandonato”

Redazione

“La Stu Tirone è stata affossata, non può restare tutto abbandonato”

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mercoledì 15 Febbraio 2023 - 07:30

L'ingegnere Sergio Bruno racconta le sue "verità" sulla Società di trasformazione urbana. Anni persi e territorio sempre più nel degrado

“Nel 2018, con la messa in liquidazione della Società Il Tirone S.p.A., partecipata dal Comune, si è allontanata la prospettiva di rigenerare l’area attorno al borgo, senza peraltro esserci all’orizzonte nessun progetto alternativo. Ma l’aspetto più sconfortante scaturisce dalla incapacità del sistema politico-istituzionale di comprendere come si possa e si debba attuare la tanto auspicata e decantata rigenerazione urbana”. L’ingegnere Sergio Bruno torna sulle vicende del Tirone, zona centrale di Messina potenzialmente tra le più belle, dietro il Tribunale e la chiesa del Carmine. Ma la realtà è di completo abbandono.

“Le città sono composte per l’80/90% di aree private e l’impegno delle pubbliche amministrazioni può essere quello di svolgere un ruolo strategico e di ispirazione ma non maggioritario – dice -. La necessità quindi di sperimentare strumenti quali le società veicolo in cui gli enti pubblici svolgono una funzione di guida anche se non partecipano con componenti maggioritarie del capitale è fuori discussione, e lo dimostrano tutte le esperienze europee di successo”. Secondo l’ingegnere Bruno “è stata affossata una esperienza, pur prima in Sicilia, che l’Inu (Istituto Nazionale Urbanistica) aveva premiato e poteva essere un modello di sperimentazione innovativo e inclusivo. Tanto più le tanto auspicate operazioni di rigenerazione pubblica e senza gli “speculatori privati”, quali la cittadella della cultura all’ex Ospedale Margherita, annegata nella burocrazia dell’appalto pubblico, non sembrano produrre grandi risultati”.

Aggiunge l’ingegnere: “La verità è che, nonostante tanti presunti conoscitori, nessun’altra seria proposta è stata avanzata per la rigenerazione del Tirone. Chi ha denigrato il progetto della Stu (Società di trasformazione urbana, premio Urbanpromo 2012), non è stato capace di proporre nulla: solo chiacchiere. E la politica negli ultimi anni ha scelto un’altra strategia: il nulla”.

Il tentativo della giunta De Luca

La giunta De Luca aveva fatto un tentativo, a novembre 2021. L’ex sindaco aveva annunciato che entro fine di quell’anno il Comune di Messina avrebbe acquisito il fondo dell’Ordine Francescano, 15mila metri quadri su un totale di 22mila. E’ trascorso più di un anno ma l’obiettivo non è stato raggiunto e ora anche la nuova amministrazione tenta di perseguirlo.

Le dieci presunte “bugie” e le dieci “verità” dell’ingegnere Bruno

In relazione anche al contenzioso che la società ha avviato contro il suo socio pubblico, l’ingegnere Bruno esamina e contesta le tesi “utilizzate da chi si è opposto al piano di trasformazione urbana riuscendo ad influenzare le scelte dell’amministrazione comunale, che rischiano di comportare risarcimenti milionari. Oltre alla demonizzazione per un procedimento penale promosso ed enfatizzato mediaticamente e presto archiviato nel silenzio”.

  1. Falso: L’area interessata non è adatta a essere trasformata perché è di grande interesse storico-ambientale

“L’area era stata oggetto di uno studio approfondito da Franco Chillemi, noto scrittore e cultore di storia locale, il quale afferma che “l’esigenza di tutela è stata eccessivamente enfatizzata”, e tale tesi è stata confermata da una pluralità di pareri della Soprintendenza. Il piano comunque prevedeva la valorizzazione dei residui frammenti testimoniali esistenti. Resta l’interesse storico dell’area, oggi brutalizzato e non messo in discussione dal progetto”.

  1. Falso: La realizzazione del piano creerà un immenso dissesto geomorfologico

“Dopo la tragedia di Giampilieri e Scaletta del 2009, che nell’immediatezza viene addebitata alla speculazione edilizia, sono state diffuse notizie prive di fondamento sulla presunta presenza di zone a rischio indicate dal Pai, il piano per prevenire il dissesto idrogeologico della regione. Le aree a rischio sono distanti come chiarito da illustri geologi, compreso quello del Comune di Messina”.

3. Falso: Il piano introduce “troppe nuove volumetrie” in deroga al Piano Regolatore

“A differenza di quanto prevedeva il piano casa, le volumetrie dal piano erano quelle consentite dal piano regolatore vigente e la variante che la Regione ha approvato non aumentava di un metro cubo la volumetria che il Prg esprime per l’area. Gli interventi, oltre alle volumetrie residenziali, che chiunque avrebbe potuto realizzare essendo conformi al Prg, che sono stati oggetto di variante, consistevano in strutture pubbliche quasi senza consumo di suolo (parcheggi, uffici, e commercio). Strutture che avrebbero permesso la riorganizzazione urbana del centro, rendendo poco appetibile l’espansione in aree periurbane”.

  1. Falso: I singoli interventi sono scollegati tra di loro e il piano è di scarsa qualità tecnica

“Il piano di rigenerazione ha ricevuto il premio Urbanistica 2012, istituito nel 2006 dalla storica rivista scientifica dell’Inu (Istituto Nazionale di Urbanistica), come corretto esempio di “riempimento” di un vuoto urbano nel centro della città di Messina con un delicato equilibrio tra funzioni pubbliche e private. Ricordiamo che gli interventi si articolavano su tre assi tra di loro integrati: a) la variante attuativa del Prg per la valorizzazione delle effettive preesistenze storiche e l’attuale sottoutilizzo dell’area senza alcun incremento di carico urbanistico del Piano Vigente; b) il miglioramento della mobilità interna e di attraversamento, e il sistema dei parcheggi con la realizzazione del parcheggio pubblico previsto dal Programma della Legge Tognoli con 640 posti auto pubblici; c) l’integrazione tra gli spazi pubblici e privati”.

5. Falso: Il piano non è sostenibile per la mobilità urbana

Il piano è stato oggetto di una valutazione indipendente da parte del professore ordinario di Teoria e Tecnica della Circolazione dell’Università di Palermo che conclude il suo studio affermando che ”lo studio di fattibilità del Programma in argomento e la sua impostazione generale sono sorretti da una chiara correttezza metodologica nella valutazione dell’incidenza urbanistica/edilizia degli interventi previsti, anche in relazione ai flussi di traffico e, in generale, al nuovo assetto della mobilità che scaturiranno dalla realizzazione degli stessi”.

6. Falso: Il piano non ha concretezza

“Il piano sarebbe stato attuato da una società veicolo prevista dal codice delle autonomie locali che aveva predisposto un piano industriale, le cui linee guida erano state approvate dal Consiglio comunale e il cui Mol (Margine operativo lordo) indicativo era stato individuato nel 15% circa (questa sarebbe la speculazione…). In esso erano definiti i prodotti immobiliari da mettere sul mercato, le opere di utilità pubblica da consegnare al Comune e le fonti di approvvigionamento finanziario pubblico e privato. Il socio comune di Messina all’epoca disponeva del finanziamento del contratto di quartiere 8 milioni e mezzo), dei fondi inutilizzati della legge Tognoli (20 milioni) e del finanziamento accordato dal fondo Jessica per il parcheggio (9 milioni), tutti fondi o persi o distratti”.

7. Falso: E’ la più grande speculazione mai effettuata in città, perché dietro ci sono i “poteri forti”

“Oltre alla leggenda metropolitana girata inizialmente su alcuni media locali che individuavano di volta in volta famosi gruppi imprenditoriali messinesi come gli ispiratori della iniziativa, va fatta la considerazione che ogni passaggio burocratico per la Stu è durato sempre di più che per altri, affermando continuamente la necessità di “equilibrare” gli interessi pubblici e privati mentre contemporaneamente venivano autorizzati interventi di privati in cui non vi era alcuna traccia di interesse pubblico. Sembrerebbe più che altro che dietro vi siano stati i “poteri deboli”, tanto che il socio Pizzarotti, resosi conto della “non forza” di questi poteri, abbia deciso prima di vendere e andare via, e poi di far mettere in liquidazione la società”.

8. Falso: La città è tutta contraria alla sua realizzazione

“Altra affermazione basata su quanto i media e i giornali hanno diffuso dando forte risalto ai pochi ma potenti oppositori e mettendo in cattiva luce chi esprimeva pareri discordanti e generando una sorta di linciaggio mediatico. Va chiarito che il progetto e le proposte sono sconosciute alla città intera, trattandosi di attività tecniche e amministrative, notoriamente poco interessanti per l’opinione pubblica. In alcuni sondaggi informali, la risposta dei cittadini è stata favorevole al progetto proposto”.

9. Falso: Il piano è stato elaborato tenendo all’oscuro i cittadini

“Secondo gli oppositori il piano è stato elaborato dai soci privati con delega totale da parte del Comune. Invece in realtà non c’è traccia nella storia cittadina di altri progetti così discussi e oggetto di innumerevoli riunioni della Commissione urbanistica del Consiglio Comunale di tre consiliature diverse. Semmai si tratta di soggetti che hanno deciso successivamente alla fase del dibattito di cambiare idea o opporsi a quanto in passato si era deciso: un esempio è il caso del quartiere che rappresenta i cittadini localmente e che in sede di elaborazione aveva espresso un parere positivo, salvo poi, cambiando i soggetti politici, dichiarare una guerra totale. Il piano, nella fase di definizione, oltre a essere stato pubblicato con manifesti e sui quotidiani e a disposizione delle osservazioni dei cittadini, è stato oggetto di concertazione con le rappresentanze sindacali e associative, che non hanno avuto una larga partecipazione nonostante inviti e pubblicità”.

10. Falso: Il piano accrescerà i debiti del Comune

Conclude Bruno: “Il piano in linea di principio non avrebbe accresciuto i debiti del Comune perché il Comune è in società con altri soci privati, per cui nessun debito sarà contratto se non a fronte di un possibile ricavo. Al contrario l’utile che come socio il Comune avrebbe ottenuto si aggirava intorno ai 6 milioni. “Il Tirone Spa” è stata l’unica società partecipata dal Comune di Messina a non avere perdite nell’ultimo bilancio approvato. Ovviamente il contenzioso potrebbe cambiare questa prospettiva”.

Questo è il punto di vista dell’ingegnere e siamo pronti a ospitare anche altri contributi, nell’ottica del confronto fra le idee, auspicando che sia dedicata al Tirone la giusta attenzione.

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