Una spettacolare "supercella" all'origine del nubifragio di giovedì. VIDEO

Una spettacolare “supercella” all’origine del nubifragio di giovedì. VIDEO

Daniele Ingemi

Una spettacolare “supercella” all’origine del nubifragio di giovedì. VIDEO

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sabato 06 Ottobre 2018 - 06:11

Un temporale di natura "supercellulare", con tanto di grosso moto rotatorio, nella serata di giovedì 4 ottobre ha attraversato lo Stretto causando nubifragi e forti rovesci, con colpi di vento e chicchi di grandine

Il breve ma violento temporale che lo scorso giovedì sera ha duramente colpito il catanese, il messinese ionico e lo Stretto di Messina era a tutti gli effetti una vera e propria “supercella”. Ossia un grosso temporale roteante che dà luogo a fenomeni particolarmente intensi, come grandinate e forti colpi di vento. Come quelli che solitamente si sviluppano lungo le grandi praterie statunitensi, fra l’autunno e la primavera, generando i tanti temuti tornado. Il forte nubifragio e la breve grandinata che nella serata di giovedì ha colpito la città e parte della provincia è stato provocato proprio dal passaggio di questa “supercella”, nata nel pomeriggio precedente a seguito dell’invorticamento delle nubi temporalesche, alte fino a 12-13 km. Differentemente dai normali temporali le “supercelle” si caratterizzano per la presenza, all’interno della nuvola temporalesca, di un intenso moto rotatorio definito “mesociclone”. Quella che ha attraversato lo Stretto, da sponda a sponda, presentava uno spettacolare “mesociclone”, con un immenso invorticamento di nubi, che nonostante l’ambiente un po' ostile, è riuscito a resistere fino all’area di Ganzirri e Torre Faro. Una delle caratteristiche di questi temporali sta nell’incredibile quantitativo di fulmini “positivi” (quelli dalla scarica più potente) che precede l’arrivo del muro delle precipitazioni. Mentre il cielo, poi divenuto bianco, indicava la presenza, all’interno del grosso cumulonembo, di un gran quantitativo di grandine che è andata a fondersi ancor prima di raggiungere il terreno.

Tutti i sistemi temporaleschi che presentano uno spiccato moto vorticoso al proprio interno, tale da originare dei “mesocicloni”, si trasformano in una “supercella temporalesca”. In genere questi potenti sistemi convettivi si possono formare solo in determinate situazioni sinottiche, in aree di forte instabilità atmosferica, con una forte convergenza fra venti di opposte direzioni nei bassi strati ed in presenza di un “wind shear verticale” considerevole, esacerbato dal transito nell’alta troposfera del ramo principale del “getto polare” o di un massimo di velocità di questo. In tale contesto la grandine si forma in presenza di correnti ascensionali molto forti in seno ad una nuvola temporalesca, carica di fulminazioni. In questo caso accade che un primo nucleo di ghiaccio, presente lungo la sommità della nube temporalesca (dove le temperature raggiungono i -50°C), viene trasportato in su e in giù nella nube, dove si fonde con altri piccoli aggregati di ghiaccio e gocce d'acqua per poi ricongelarsi nuovamente e diventare sempre più grande.

Quando le correnti non riescono più a sollevare e trattenere i pezzi di ghiaccio, perché divenuti troppo pesanti, questi tendono a ricadere sulla terra, generando la grandinata. Proprio in questi casi, tutti gli aggregati delle particelle ghiacciate che non riescono a fondersi prima di raggiungere il suolo, causano spesso notevoli danni sia nelle campagne che alle abitazioni e alle autovetture posteggiate all’aperto. Inoltre è possibile distinguere anche due tipi di chicchi di grandine. I chicchi di grandine che cadono ad alte temperature sono trasparenti perché privi di bolle d'aria. Quelli che cadono a temperature più basse, nella stagione invernale, sono bianchi perché ne contengono molte.

Daniele Ingemi

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